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Sci di fondo

La lunga notte dello sci di fondo femminile italiano. Arriva però una speranza dal tennis…

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Anna Comarella
Anna Comarella / IPA Sport

Dopo il ritorno al successo di Therese Johaug, concretizzatosi a esattamente 1.000 giorni di distanza dall’ultima affermazione in Coppa del Mondo, un appassionato di lungo corso ha inviato a chi scrive il seguente messaggio su whatsapp: “Sono di più i giorni passati tra una vittoria e l’altra di Johaug, oppure le gare senza italiane sul podio?”.

Una domanda atroce, solo apparentemente polemica. In realtà, l’aficionado in questione era solo sfiduciato. Il quesito ha messo la proverbiale pulce nell’orecchio all’autore dell’articolo, andato ad approfondire l’argomento. Ebbene, ne scaturisce una cifra significativa legata all’astinenza dello sci di fondo femminile azzurro dalle prime tre posizioni.

L’ultimo piazzamento sul piedistallo più ambito del panorama sportivo è stata la vittoria conseguita da Arianna Follis il 20 marzo 2011, quando la valdostana fece segnare il miglior tempo nell’inseguimento di 10 km disputato a Falun. Un’affermazione virtuale, poiché si parla di “pursuit time”, ma comunque legittima e foriera di punti valevoli per la Sfera di cristallo.

Con la tappa di Davos andata in archivio, siamo arrivati a quota 444 eventi di primo livello senza un’italiana sul podio, di cui 408 esclusivamente di Coppa del Mondo (nel conteggio sono comprese 12 gare olimpiche e 24 mondiali). Un numero spropositato, ma comunque lontano da quella quadrupla cifra paventata dall’amareggiato fan della disciplina.

La luce dell’alba, in questa tenebrosa notte agonistica, proprio non la si vede. Di tanto in tanto compare qualche meteora da top-ten, ma si tratta di bagliori estemporanei e isolati. Va così. Se ne prende atto e non si può fare nulla di più.

Chi scrive si permette però di chiudere con una nota di speranza. Trent’anni fa, quando Manuela Di Centa e Stefania Belmondo dettavano legge sulla neve, sui campi da tennis non si toccava palla. Se Adriana Serra Zanetti arrivava agli ottavi di finale dell’Australian Open o ai quarti di finale di un Tier I, si viveva l’accaduto come un trionfo e si spalancava la bocca.

Oggi abbiamo Jasmine Paolini numero 4 del mondo, reduce da finale sia al Roland Garros che a Wimbledon, con un oro olimpico al collo e il trionfo nella Billy Jean King cup a curriculum, oltre a essersi imposta nel 1.000 di Dubai. Nel mezzo, tra il 1994 e il 2024, ci sono state tante vittorie pesanti di Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Roberta Vinci e quella Sara Errani ancora oggi in attività. Più molte altre tenniste di grido.

Insomma, lo sport va a cicli. O almeno può andare a fasi favorevoli ed età dell’oro alternate a periodi oscuri. Si ragiona sul lungo periodo, sia chiaro, ma chissà che prima o poi, la situazione non possa cambiare anche nello sci di fondo.

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