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Alcaraz e Zverev senza ostacoli in avvio di Australian Open. Passaro saluta con onore

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Carlos Alcaraz
Alcaraz / LaPresse

Con la quarta giornata degli Australian Open si chiude il cerchio legato alla parte bassa del tabellone maschile e alla parte alta di quello femminile, il tutto con la solita, ampia gamma di considerazioni da mettere insieme visto quanto accaduto nella notte di Melbourne. Il tutto, chiaramente, in attesa di un giovedì a tinte fortemente azzurre.

In attesa di tutto il lato di Jannik Sinner, sono tre i giocatori nella parte bassa che non hanno ancora perso un set fino ad ora: Carlos Alcaraz, Alexander Zverev e Ugo Humbert. Il tedesco ha avuto due turni ben diversi tra loro: nel primo il francese Lucas Pouille, pur subendo un triplo 6-4, ha dimostrato di avere ancora qualche carta da giocare a trent’anni superati (e, paradossalmente, in uno Slam dove ha fatto una semifinale e tutti primi turni), nel secondo, invece, si è confermato che lo spagnolo Pedro Martinez non ha armi a livello tennistico per poter dare veramente fastidio in modo costante al tedesco. Che, va detto, sembra aver trovato una sua continuità almeno sui primi due turni Slam fin dallo scorso Roland Garros: risale all’edizione 2024 dello Slam di Melbourne l’ultima volta in cui Zverev aveva dovuto faticare parecchio nei turni iniziali (Koepfer e ancor più Klein). Da allora solo agli ultimi US Open ha ceduto un parziale nei due turni iniziali, contro il connazionale Maximilian Marterer all’esordio.

Per quel che riguarda Alcaraz, invece, situazione ancora più confortante in materia di due turni iniziali. Per il murciano un solo set davvero lottato, quello con l’ormai kazako Alexander Shevchenko al primo turno; il discorso è un po’ simile a quello di Martinez con Zverev, nel senso che il giapponese Yoshihito Nishioka, oltre a non avere più lo status di top 30 che aveva nel 2023, non è quel tipo di giocatore che può davvero dargli problemi. Ancor meno nei primi due set, letteralmente a senso unico. Ora, però, per lui l’asticella si alza: c’è il portoghese Nuno Borges, che non solo qui difende gli ottavi, ma ha appena lasciato solo nove game al pericoloso padrone di casa Jordan Thompson.

C’è da parlare, chiaramente, anche di Humbert, essendo egli riuscito a trovare anche un corridoio piuttosto favorevole. Certo, ha dovuto avere i suoi grattacapi sia con Matteo Gigante che con il bravo libanese Haby Habib, ma ha confermato parecchio di quel che si poteva vedere nel finale di 2024. E adesso ci sarà una vera e propria supersfida transalpina con Arthur Fils, un match nel quale forse una sola cosa è certa: non ci sarà il rumore fatto dai tifosi in Cazaux-Fearnley, tale da spostare il match tra Alejandro Davidovich Fokina e Felix Auger-Aliassime da un campo all’altro.

A proposito di Auger-Aliassime, iniziamo da lui la vera e propria caduta dei big. Fragorosa, quella del canadese, perché era avanti due set a zero, solo che dopo i primi due tie-break ha raccolto appena sette game. E per lui i rimpianti sono grossi, perché non avrebbe avuto Casper Ruud, ma il ceco Jakub Mensik, visto che il norvegese ha confermato di essere totalmente fuori forma in questo inizio di 2025. Tanto di guadagnato per Tommy Paul, con l’americano che potrebbe avere strada quasi libera fino ai quarti (vero è che Mensik o Davidovich Fokina clienti semplici non sono). Chi non cade, ma potrebbe avere più di un problema, è Novak Djokovic. Ha perso due set nei primi due turni, ed è vero che questo è un quasi classico, ma al terzo c’è Tomas Machac, che dopo aver letteralmente effettuato l’operazione sopravvivenza contro il gigante USA Reilly Opelka, sarà davvero un test d’alta importanza per il 10 volte vincitore.

Si è chiusa qui l’avventura di Francesco Passaro. Quattro set con Benjamin Bonzi, francese che pian piano è riuscito a ritagliarsi un buon ruolo sul circuito, e forse anche qualche speranza di allungare il match, ma anche tanta esperienza accumulata in situazioni di questo tipo. Salirà in top 100, ma adesso per lui ci sarà la vera prova: confermarla, spingersi a un livello più alto, non temere una programmazione attiva in termini di tornei. Tutto quello che serve, in breve, per rimanere in zona alta.

Anche al femminile si è visto parecchio, se non altro perché esce di scena la finalista del 2024. Qinwen Zheng non è riuscita a contenere il momento di Laura Siegemund, che a quasi 37 anni sta vivendo momenti tra i più importanti della carriera dopo aver goduto di soddisfazioni importanti soprattutto in doppio. La giocatrice di Stoccarda ha battagliato per lunghissimi anni prima di poter salire all’interno del circuito WTA, poi è salita al 27° posto nel 2016, quindi è scesa, ma adesso sta dando dei colpi di coda decisi.

Il match più significativo di giornata, però, resta quello di Naomi Osaka, con la giapponese che mette in chiaro di esserci: altri tre set, ma soprattutto un’altra vittoria pesantissima contro Karolina Muchova. Per la ceca anche sfortuna nell’incontrare l’ex vincitrice Slam così presto, ma per la nipponica c’è soprattutto da rimarcare che la forma, quella degli anni migliori, forse sta tornando. E adesso un match quasi “all’antica”, contro Belinda Bencic, con una domanda: la vista sarà solo su Coco Gauff o anche altrove?

Sono tante le storie che si potrebbero raccontare dal femminile. Si va da un’Aryna Sabalenka che non è forse la migliore vista in carriera, ma batte comunque l’ostica spagnola Jessica Bouzas Maneiro (una che, quanto a colpi di mano, sa bene come metterli insieme), alla grandissima paura di Mirra Andreeva: per la russa rischio enorme corso contro la giapponese Moyuka Uchijima, che però stavolta non è riuscita a vincere il long tie-break pur trovandosi avanti 8-6. Che non sia (ancora) il momento della classe 2007? Chissà, ma per una giocatrice con difficoltà in questo Slam forse ce n’è una che sta tornando. Clara Tauson sembrava la continuazione di Caroline Wozniacki, e dunque un bel colpo per la Danimarca del tennis. Poi si è un po’ persa: ora due vittorie importanti e la sfida a Sabalenka che dirà a che punto è.