Seguici su

Biathlon

Biathlon, i fratelli Bø e il coraggio di scegliere la felicità. Il loro addio improvviso è un inno alla vita

Pubblicato

il

Johannes Tarjei Bø
Johannes Boe - LaPresse

Improvviso e spiazzante, questi sono i connotati del ritiro di Johannes Bø, annunciato a sorpresa nel sabato della tappa di Ruhpolding. Ormai, è passata una decina di giorni da quel momento e in diversi non credevano che il norvegese facesse sul serio. Forse talmente colti in contropiede da quanto comunicato dallo scandinavo, da non capacitarsene e negarne l’addio.

C’è chi, proprio, non era convinto del fatto che il fuoriclasse proveniente dai fiordi possa realmente appendere la carabina al chiodo a neppure 32 anni, soprattutto alla vigilia di una stagione olimpica. Si parla di semplici appassionati, ma anche di qualche addetto ai lavori. “Come è possibile che smetta proprio ora?” dicevano. Talmente anomalo ed ex abrupto, questo congedo, da generare un mare perplessità.

Eppure, perché non bisognava credere alle parole di Johannes? In fin dei conti, se ha deciso durante le vacanze natalizie, significa che ha avuto parecchio tempo per ripensarci. Avrebbe potuto discuterne e ridiscuterne in famiglia (forse lo ha fatto), sino a tornare – eventualmente – sui propri passi. Insomma, sono trascorse settimane tra il momento della scelta privata e quello della comunicazione al pubblico.

Dunque, se Bø è arrivato a questo passo, è indice di come si sia deciso per davvero. Peraltro, i precedenti di fulmini a ciel sereno non avrebbero dovuto lasciare presupporre bluff oppure mosse atte ad attirare l’attenzione mediatica. Se si vuole restare nell’ambito delle discipline nordiche e della Norvegia, non può non venire in mente il caso di Bente Skari-Martinsen.

La dominatrice dello sci di fondo a cavallo del XX e XXI secolo colse tutti di sorpresa annunciando l’addio alle competizioni durante i Mondiali della Val di Fiemme 2003. Aveva 30 anni, la fuoriclasse di Oslo, e nessuna rivale concreta. Eppure, disse “basta” all’apogeo delle sue fortune e a stagione in corso, spiazzando chiunque ed uscendo di scena come Cenerentola a Mezzanotte in punto.

A chi dubitava di Johannes, è sufficiente ricordare quanto patì l’inverno olimpico 2021-22, addirittura chiuso in anticipo per ricaricare batterie logorate dalla tensione e dalle aspettative. Evidentemente, un giorno si è chiesto “chi me lo fa fare?”. Si è guardato allo specchio e, quella che per anni è stata la risposta, aveva cambiato sguardo e prospettive. Così, ha trovato il coraggio di scegliere la felicità, senza farsi incatenare da doveri e sacrifici. Che hanno un senso, sia chiaro, ma solo se gratificanti.

Dopodiché, sei giorni dopo, il fratello Tarjei ha comunicato a sua volta tra le lacrime (di gioia) il suo addio. Subito dopo aver vinto la sprint di Anterselva… Quasi chiamato dal lillerbror (come dicono in Norvegia). Quasi come se avesse a sua volta scelto la vita, rendendosi conto di come Johannes abbia avuto un’influenza tale da cambiare anche le prospettive altrui.

Dovremmo fermarci tutti per (più di) un attimo e riflettere sulla forza che Johannes Bø ha necessitato per avere il coraggio di ascoltare il “volere” con la lucidità di rendersi conto di “potere”, voltando le spalle a un “dovere” solo apparente, ma in realtà imposto da convenzioni date per scontate (il ciclo olimpico) o interessi (sponsor). Forse, questa decisione, è la sua medaglia più importante. Se poi ha avuto un ascendente anche sulle decisioni altrui, non è d’oro, bensì di platino.