Golf
Francesco Laporta: “Voglio vincere un trofeo e partecipare a un Major. C’è vita nel golf italiano”
Francesco Laporta, quest’anno, si è preso davvero le luci della ribalta accanto a Matteo Manassero e Guido Migliozzi. Il golfista pugliese, grazie a una splendida seconda parte di stagione, è riuscito a piazzare una grande rimonta nella Race to Dubai, tale da qualificarlo proprio per il torneo finale che a Dubai riunisce i migliori 50 del DP World Tour. Un traguardo reso possibile da tanti fattori, golfistici e mentali. E di cui Laporta ci parla in quest’intervista proprio alla vigilia di un 2025 tutto da vivere fino al prossimo novembre.
Come hai trascorso l’off season?
“Sono a casa da tre settimane, è stata un’off season molto breve. Mi sono allenato il giusto, sono stato anche in vacanza qualche giorno, l’abbiamo trascorsa tanto in famiglia e abbiamo dedicato un po’ più di tempo alla parte fisica e meno a quella tecnica. Anche perché d’inverno, tra il freddo e le brutte giornate, è difficile lavorare sulla tecnica, quindi sono riuscito a concentrarmi di più sulla parte fisica in modo da preparare quest’inizio di stagione al meglio. Sono stato qualche giorno fuori con la mia famiglia, mi sono riposato un po’ dalla pressione della gara, però d’altra parte non vedo l’ora di ritornare a competere“.
Riposo più che dovuto, anche perché parliamo di una stagione particolarmente lunga.
“Sì, ho giocato tanto nel 2024, appena abbiamo finito la stagione abbiamo ripreso poco dopo. Penso di aver fatto 33-34 gare in una stagione, sono tante e avevo sicuramente bisogno di staccare un po’“.
Nel 2024 sei andato fortissimo soprattutto nella seconda parte di stagione. Da dove e come è scattata la scintilla per arrivare a questo finale?
“Ho giocato abbastanza bene tutto l’anno. A inizio stagione il gioco corto veniva un po’ meno in parecchie gare, passavo tanti tagli, ma non riuscivo a fare buoni weekend. Poi c’è stato un piccolo calo nella parte centrale. Dopodiché, con il mio coach, abbiamo deciso di fare qualche cambiamento tecnico sia sul gioco lungo che sul gioco corto, ho iniziato a lavorare con una nuova mental coach che mi ha aiutato molto in questi mesi. E’ stato un mix un po’ di tutto tra cambiamenti tecnici e materiali, ho cambiato anche il putt in sé e per sé. Questo mix mi ha aiutato ad affrontare meglio la seconda parte di stagione“.
Parliamo spesso del tuo finale, ma è un’annata in cui eri già abbastanza costante, perché hai mancato pochissimi tagli.
“Ce ne sono stati veramente pochi, di cui tre volte per un colpo. Il gioco è sempre stato abbastanza regolare. Nelle settimane in cui riuscito a puttare meglio riuscivo anche a portare a casa buoni risultati. La parte del gioco corto fa il 70-75% del risultato, quando sono riuscito ad arrivare a fine stagione con dei cambiamenti tecnici che mi hanno aiutato a migliorare quella parte, lì sono arrivati anche i risultati“.
Seconda parte di stagione in cui sei stato sesto all’Open di Francia e al Genesis, e in cui soprattutto sei arrivato fino a qualificarti per Dubai. Come ti sei sentito quando ce l’hai fatta?
“Bene. Era già la mia seconda finale, l’avevo già giocata nel 2021. Quest’anno però è stato un obiettivo preso all’ultimo. Fino a qualche mese prima lottavo più per mantenere la carta, poi mi sono ritrovato nella posizione in cui puntavo ad arrivare ad Abu Dhabi. Una volta arrivato ad Abu Dhabi, sapevo che stavo giocando bene, che venivo da buoni risultati, e che con un altro buon risultato sarei riuscito ad arrivare a Dubai. Così è stato ed è stato tutto un crescendo, ed è stato emozionante e bello poter giocare sia Abu Dhabi che Dubai. Anche perché c’era la mia famiglia, è stata un’emozione diversa rispetto al 2021. Nel 2021 ci sono arrivato con i risultati che avevo fatto più verso metà stagione, nel 2024 invece un po’ più bello perché me lo sono guadagnato giocando bene negli ultimi tre mesi“.
Eri 52° nella Race to Dubai, poi però Rahm e Aberg non ci sono stati e sei entrato.
“Ogni anno capita che non sono proprio i primi 50, a volte 55, a volte 52. Sono rientrato come ultimo, però è stato un jolly. Rahm era fuori per problemi personali, Aberg era infortunato. Sono stato fortunato, ma ce la prendiamo“.
E ha vinto McIlroy, che ha disputato un signor anno al di là di quanto accaduto allo US Open.
“Assolutamente. Quello è un campo molto adatto lui, un campo lungo e lui è un giocatore che grazie alla sua lunghezza riesce a togliere parecchi ostacoli di gioco. L’ha dichiarato anche più volte nelle interviste. E’ dispiaciuto un po’ quando ha perso lo US Open. Aveva vinto sul PGA, ha vinto la Race, ha fatto un altro grande anno. E ha vinto la Ryder due anni fa. Le sue stagioni senza i Major sembrano stagioni normali, ma se andiamo ad analizzare è sempre tra i primi al mondo e quando è in Europa ogni settimana lotta per vincere. In America ogni anno 2-3 gare le vince. Ha fatto un altro grande anno“.
Ripartirai da Dubai nel 2025: farai tutto lo swing con Emirati Arabi, Bahrein e Qatar?
“Sì. Ripartiamo l’8 gennaio, farò quattro gare negli Emirati, nel deserto, poi tornerò a casa due settimane e riprenderò dal Sudafrica“.
Come ti trovi su quei campi?
“Bene. Io amo il caldo, quindi non vedo l’ora di andare a giocare al caldo. Gli Emirati sono una zona che mi piace particolarmente, in cui si sta bene e i campi sono bellissimi. Spero di partire subito bene per programmare al meglio l’anno“.
Obiettivi per il 2025?
“Puntare a un risultato migliore rispetto al 2024 e qualificarmi di nuovo per Abu Dhabi e Dubai. E poi cercare di mettere un trofeo in bacheca“.
E magari anche qualificarti per un Major.
“Sì, diciamo che ho avuto qualche possibilità in passato, ma giocare un Major quest’anno sarebbe bello. Ho ancora un po’ di possibilità, posso giocar bene e cercare di rientrare al British Open tramite il ranking del DP World Tour e allo US Open tramite le qualifiche. Sarebbe sia coronare un sogno che un obiettivo raggiunto per la stagione“.
Il Francesco Laporta del 2024 e ora 2025 che cos’ha migliorato del Francesco Laporta d’inizio decennio?
“E’ migliorato tanto mentalmente in campo grazie al lavoro fatto dietro le quinte, con quello si migliora tanto in campo. Sono un giocatore diverso anche rispetto a 2-3 anni fa, ho una mentalità diversa e quindi quello mi aiuta a essere più tranquillo e sereno in campo e a performare meglio“.
Hai parlato della tua nuova mental coach: con lei su cos’hai lavorato e dove siete andati a puntare?
“Abbiamo lavorato tanto sul self talk, su come parlarmi nei momenti di difficoltà. Abbiamo lavorato tanto anche sulla respirazione, poi ci sono stati altri lavori fatti insieme dove lei mi faceva scrivere tanto. Abbiamo programmato degli obiettivi da raggiungere e che sono stati raggiunti. E abbiamo lavorato anche su problemi esterni al golf. Abbiamo migliorato quello che ero io fuori dal campo da golf in modo tale che, migliorando quello, sono migliorato anche dentro il campo“.
Hai parlato della scrittura, che è un elemento sottovalutato, che però riesce a sbloccare delle cose che magari a voce non si riescono a dire. Anche per te è stato così?
“Sì, scrivendo uno riesce ad aprirsi e pensare di più. A volte parlando ci sfuggono particolari, invece scrivendo e rileggendo ogni volta aggiungiamo particolari che poi ci aiutano a migliorare. Ha sicuramente aiutato“.
Hai fatto anche due gare negli States. I campi d’Oltreoceano e l’organizzazione in sé come ti sono sembrati?
“Campi molto belli. Ho avuto la fortuna di giocarci l’anno scorso e tre anni fa in due gare del PGA in co-sanction con il DP World Tour. Organizzazione ottima, per esempio alla seconda gara ci hanno dato una macchina per giocatore appena arrivati in aeroporto. Da lì siamo riusciti a muoverci senza nessun tipo di problema. Non ho giocato due gare di grande livello, quindi immagino che negli eventi più ricchi ci sia un’organizzazione superiore, ma in quelle che ho giocato io erano perfette. I campi erano molto belli, molto tecnici. In America si vive il golf in maniera diversa, è molto più popolare, ci sono molti più giocatori e molte più persone con cui poter parlare di golf, cosa che qui in Europa manca un po’. Questo aiuta anche il Tour a trovare campi dove si possano effettuare gare di livello del PGA“.
Qual è la gara del 2024 a cui rimani particolarmente legato per risultati e sensazioni?
“L’Open di Francia, perché ha fatto partire la rimonta nella Race to Dubai ed è dove ho giocato meglio nonostante la partenza particolare. Ero a +6 dopo nove buche, ero qualcosa come 130° e da lì in poi è stato tutto un crescendo. Questo significa che è stato fatto un buon lavoro mentale, quel risultato che stavo avendo in quel momento non mi ha buttato giù mentalmente. Da lì sono riuscito a ripartire e a finire un buon primo giro, fare un grande secondo giro e poi fare un bel weekend in cui ho sfiorato la vittoria“.
Voi italiani di vertice siete andati molto forte nel 2024, come un’onda che è cresciuta a partire dal Challenge Tour 2023. Matteo Manassero è andato sul PGA Tour, Guido Migliozzi quasi, tu sei arrivato ad Abu Dhabi e Dubai con la rimonta spettacolare e anche Andrea Pavan sembra tornato su dei buonissimi livelli. E’ una bella sensazione da parte di tutti quanti?
“Assolutamente. Matteo è stato il punto guida per tutti, vedere quello che è riuscito a fare negli ultimi 2-3 anni è stato bello sia per noi che per il golf italiano. E’ riuscito a tornare a grandi livelli in poco tempo. Se vediamo quello che è successo 5-6 anni fa, in cui perdeva la carta ed era molto in difficoltà, vederlo tornare a questi livelli è stato sicuramente una spinta per tutti noi. Poterlo vivere da vicino lo è ancora di più. Tutti noi, tra italiani, abbiamo un bel rapporto, siamo in pochi, ma ci conosciamo tutti abbastanza bene, passiamo spesso il tempo insieme. Sicuramente trovarmi lì ad Abu Dhabi e Dubai con loro due è stato molto bello. Guido ha fatto un altro grande anno, peccato non sia riuscito a qualificarsi per il PGA Tour, ma anche per lui è stato un anno molto positivo. Pavan sembra essere tornato a buoni livelli, oltretutto è partito bene anche nella nuova stagione con due buoni risultati. L’anno prossimo saremo in 7, perché ne abbiamo persi tre, ma Dodo Molinari ha ripreso la carta e l’ha presa anche Gregorio De Leo, che è un bravo ragazzo che sta crescendo bene. Sarà un anno secondo me abbastanza divertente, dove gli italiani porteranno buoni risultati a casa“.
Anche tu sei partito bene nella nuova stagione, sesto al Nedbank Golf Challenge.
“Sì, sono subito partito bene alla prima gara. Peccato per la seconda dove ho mancato il taglio di uno, però la prima è stata una bella spinta per partire subito bene nella stagione 2025“.
La sensazione generale è che anche da dietro ci sia più di un nome, al di là ovviamente di quelli citati, che sta iniziando a salire bene. In pratica, c’è vita dopo i fratelli Molinari (che, comunque, sono ancora ben più che attivi).
“Sì, c’è vita eccome. Ci sono ragazzi che stanno arrivando. Noi speriamo sempre in qualcosa di più. Purtroppo sul Challenge quest’anno saranno in pochi, in 3, però c’è una buona gioventù che sta crescendo. Poi competere ad alti livelli è diverso dall’essere buoni amateur. Bisogna avere un po’ di pazienza e sperare che arrivino altri giocatori. Già averne 7 sul tour maggiore per l’Italia è un risultato ottimo. Eravamo 9 l’anno scorso, siamo in 7 quest’anno, eravamo in 7 qualche anno fa. In rapporto ai golfisti che giocano, 7 è un ottimo numero. C’è un buon movimento dietro, speriamo sempre in meglio“.
Anche perché a ripartire dal Challenge Tour 2023 per proseguire sul Tour europeo 2024, con il Challenge che ha un po’ meno gente, è nell’ordine naturale delle cose.
“Si spera sempre in qualcosa di grande dai propri atleti. L’obiettivo per tutti è sempre quello di migliorarsi, poi quello che arriva arriva. Io sono sicuro che sia io che tutti gli altri italiani diamo sempre il massimo per portare il nome dell’Italia sempre in alto. Speriamo sempre che arrivino forze fresche dal basso che ci aiutino a sollevare trofei sul Tour. Vedremo come andrà quest’anno, ma sono fiducioso che noi italiani riusciremo a far bene“.
Fuori dal campo cosa ti piace fare?
“Sono un grande appassionato di calcio, grande tifoso dell’Inter. Quando sono fuori dal golf la maggior parte del tempo la dedico alla famiglia. Sono appassionato di scarpe e di calcio, colleziono snickers, scarpe abbastanza sportive, seguo il calcio, ma per il resto del tempo sono spesso con la mia famiglia. Anche perché giocando tante gare ed essendo spesso fuori quando sono a casa il tempo che ho lo dedico a loro“.
Avrai una stanza separata solo per le scarpe…
“Esatto! Ne ho una in cui ci sono solo scarpe. La mia compagna è felice ma non troppo, ecco“.