Sci Alpino

Giuliano Razzoli: “Dopo l’infortunio ho guardato ai giovani per l’evoluzione dello sci. A Vancouver mi dissero…”

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Razzoli / Lapresse

Giuliano Razzoli è stato uno dei grandi ospiti intervenuti nel corso della sesta puntata di Salotto Bianco, trasmissione di approfondimento sulle discipline olimpiche invernali visibile sul canale Youtube di OA Sport, condotta da Dario Puppo e Massimiliano Ambesi. Il campione olimpico di Vancouver 2010, ritiratosi al termine della scorsa stagione, farà da apripista allo slalom odierno di Coppa del Mondo a Madonna di Campiglio.

Il quarantenne emiliano ha raccontato un curioso aneddoto legato alla vigilia della vittoria olimpica del 2010, giunta all’ultimo giorno di un’edizione negativa dei Giochi per i colori azzurri: “C’erano alcuni giornalisti che mettevano una certa pressione nei giorni precedenti alla mia gara. Ricorderò per sempre la conferenza stampa pre-gara, con qualcuno non propriamente del settore che fu abbastanza scortese con me insistendo sul fatto che rappresentavo l’ultima chance di quella spedizione italiana alle Olimpiadi. Sono l’ultimo azzurro ad aver vinto l’oro olimpico nello sci alpino maschile? Non sono contento di questo record, speriamo cambi presto (ride, ndr)…“.

La neve era salata quel giorno. Devo dire che comunque la pista era preparata benissimo. Negli ultimi anni a volte si sono viste gare in situazioni di caldo dove non sono riusciti a mantenere il manto, mentre lì avevo il pettorale 13 nella prima manche e ho fatto il miglior tempo. Probabilmente ero in forma e avevo qualcosina in più degli altri, però se fosse stata una delle gare che abbiamo visto ultimamente sarebbe stata più dura. Bravi loro in Canada, erano pronti ad avere anche condizioni di umidità“, prosegue Razzoli.

Sul suo rapporto con lo slalom di Madonna di Campiglio: “La mia prima edizione della 3-Tre fu nel 2012 e me la ricorderò per sempre, per la bellezza della pista e per il fatto di aver inforcato sull’ultimo dosso quando ero secondo (ride, ndr), giocandomi sul più bello una delle chance di salire sul podio a Campiglio. È andata così. Poi da quel momento avevo promesso all’organizzazione che sarei riuscito a vincerla… Ci ho provato in ogni modo ma non l’ho mantenuta la promessa“.

Sull’evoluzione dello slalom dal suo debutto in Coppa del Mondo a oggi:È cambiato tantissimo. Ho visto 18 anni di slalom e diciamo che c’è stata un’evoluzione della tecnica, che segue poi sempre l’evoluzione dei materiali. L’adattamento è difficile, perché tu cresci in un modo e fai fatica a stravolgere tutto. Bisogna anche stare attenti nello sci, perché a volte salta fuori il campione del momento che porta qualcosa di nuovo e tutti tendono a copiarlo, dimenticando certi atleti non si copiano perché hanno un loro talento non replicabile. Si rischia anche di andare fuori strada perché non bisogna mai dimenticare le proprie capacità, poi stravolgere dopo una certa età è difficile. A me è successo di rientrare da un infortunio dopo che ero uno dei migliori, poi per tre anni ho faticato e lo sci è andato avanti, ritrovandomi in una situazione in cui ero un po’ indietro anche tecnicamente. In quel momento sono riuscito a copiare un po’ dai ragazzi giovani, invece che dai campioni, ripartendo da gare minori e rinnovandomi un po’ grazie alla visione di una tecnica più fresca e giovane. Non mi sono stravolto, ma mi sono un po’ rinnovato“.

Sulla sua grande classica preferita, oltre a Campiglio:Kitzbuehel. Tre anni fa ci ho quasi vinto, ed era dal 2016 che lavoravo per quella gara. Lì ho fatto la mia prima qualifica in Coppa del Mondo, uno dei primi podi, e nel 2016 ci ho lasciato il ginocchio quando partivo nella prima manche con l’1 e mi sentivo di vincere. Per sei anni ho provato a tornare con quelle stesse sensazioni e ce l’ho fatta nel 2022, con una delle seconde manche più belle che abbia mai fatto, ma sono uscito a quattro porte dal traguardo dove avevo il miglior tempo. Non c’è stato il lieto fine, ma tutto questo mi ha lasciato grandi stimoli. Non ho raggiunto l’obiettivo, ma posso dire di esserci arrivato vicinissimo“.

Sulle prospettive per il futuro:Sono ancora nel Centro Sportivo dell’Esercito e abbiamo un po’ di idee. Quest’anno ci metteremo lì a capire cosa poter sviluppare, con un’ottica anche sui giovani. Vedremo cosa mi riserverà il futuro nel Centro Sportivo. Io comunque sono sempre legato al mondo dello sci e mi chiedono spesso di un mio possibile futuro da allenatore. Da un lato mi piacerebbe perché è bello trasmettere qualcosa con la tua esperienza, dall’altro però sono impegni che ti portano a lungo via da casa soprattutto nel nostro sport ed in questo momento con il bimbo piccolo preferisco non avere un impegno così importante

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