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Iga Swiatek: “Trattata come una bugiarda, per due settimane ho avuto una crisi di rigetto”

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Iga Swiatek
Swiatek / LaPresse

La n.2 del mondo del tennis, Iga Swiatek, ha vissuto settimane molto complicate. La notizia della positività in un test antidoping a una sostanza vietata (la trimetazidina), dovuta alla contaminazione di un farmaco (melatonina), ha avuto non poche reazioni. Come è noto, tra l’ITIA e i legali della tennista polacca si è giunti a un patteggiamento e Iga ha scontato la pena minima, ovvero un mese di sospensione.

Una sanzione che ha fatto storcere il naso di chi, come Nick Kyrgios, avrebbe preteso il pugno di ferro. Un concetto già espresso dal tennista australiano nei confronti del caso di Jannik Sinner. E così, nel corso di un’intervista al podcast Tennis Insider Club, Swiatek si è un po’ raccontata.

In primis, si è parlato di quello che ha suscitato quella notizia: “È stato terribile, sinceramente se mi dovesse accadere una seconda volta una cosa del genere, non so se sarei in grado di trovare le forze per rialzarmi e ripartire. Per due settimane ho avuto un’autentica crisi di rigetto, non sono proprio riuscita nemmeno ad andare in campo e prendere una racchetta in mano perché sentivo che era a causa del tennis che mi trovavo in questa situazione. Più che come atleta, questa intera vicenda mi ha minato più come persona perché ho pensato che tutti mi avrebbero voltato le spalle“, ha svelato.

Non avevo idea di cosa fosse accaduto. All’inizio, non avevo una fonte vicina. Abbiamo dovuto inviare gli integratori ai laboratori e aspettare i risultati. È stato così complicato, non sapevo se ci sarebbero voluti due anni, tre mesi o poche settimane per avere delle risposte. È stato davvero difficile e non voglio più vivere simili situazioni“, ha aggiunto la n.2 WTA.

Una vicenda che, però, ha creato una specie di macchia sul proprio percorso: “Puoi essere in pace con te stessa e pensare di non aver fatto nulla di sbagliato, ma nessuno ti tratta davvero così, soprattutto le persone che ti stanno processando. Anche quando sei consapevole di dire la verità ti senti come se ti trattassero come una bugiarda. All’inizio è stato difficile per me accettare tutto ciò, ma il mio team fin dall’inizio mi ha avvisato dicendomi chiaro e tondo ‘non aspettarti nulla e non pensare troppo a quale potrebbe essere il verdetto, perché letteralmente non hai alcun controllo su questo’. Abbiamo cercato di trovare la fonte della contaminazione e l’abbiamo trovata anche se non era così ovvia“.

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