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Jannik Sinner, da eroe nazionale a ‘disertore’ in tre giorni? Ingiusto farlo passare per un Grinch

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Jannik Sinner
Sinner / LaPresse

Sono tante le reazioni sulla rinuncia di Jannik Sinner a prendere parte alla celebrazione della stagione fantastica del tennis italiano al Quirinale. Il pusterese non ha dato la sua disponibilità a presenziare dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell’occasione in cui si volevano rimarcare le grandi gesta dei rappresentanti dello sport con racchetta e pallina tricolori.

E così, nel giro di tre giorni, Sinner è stato rappresentato da indiscusso eroe nazionale, capace di imprese impensabili fino a qualche stagione fa, a una specie di disertore, irrispettoso delle Istituzioni. Possibile che quel ragazzo così educato ed empatico anche nei confronti dei suoi avversari sul campo da gioco e fuori si trasformi in un Grinch, che odia i festeggiamenti?

Probabilmente, la ‘narrazione’ è diversa e si basa su un concetto chiaro: il ragazzo di Sesto Pusteria, in quanto n.1 del mondo, non è solo nostro. Essere n.1 del ranking significa avere la capacità di gestire al meglio le proprie risorse fisiche e mentali per rimanere in vetta. Jannik, da questo punto di vista, può essere visto come una sorta di asceta del tennis, nella consapevolezza che ogni occasione di pausa è utile per il recupero e l’allenamento.

Certo, agli occhi di chi guarda, appare un’esagerazione anche perché non è che con Mattarella dovesse affrontare una partita…Ma chiaramente, vanno messe sul conto due settimane molto impegnative, uno status fisico provato da quanto è accaduto prima degli ottavi di finale degli Australian Open contro Holger Rune e il desiderio di staccare la spina dopo essersi prestato a mille situazioni diverse nell’immediato, perché lui è il n.1 ATP.

Gioco per fare la mia storia, per le persone che amo e per l’Italia“, questo il concetto espresso nel corso delle giornate di Melbourne e così vuol fare al meglio delle proprie possibilità. “L’anno scorso non ho trovato un buon bilanciamento a volte, quest’anno voglio migliorare questo“, aveva aggiunto l’altoatesino, probabilmente anche in relazione alle questioni extra campo e agli spazi da dedicare.

Ecco che dire giusto o sbagliato rispetto alla sua defezione al Quirinale diventa un esercizio di stile, senza tener conto di quello che solo Sinner sa, sempre molto restio a rivelare le sue problematiche e costretto anche a non potersi aprire lungamente nel 2024 per la vicenda “Clostebol”, ancora pendente sopra la sua testa. Di conseguenza, è lecito essere dispiaciuti di non vederlo con i suoi compagni ed esprimere una propria opinione a riguardo, ma complicato dire cosa sia meglio o peggio per lui viste le sue priorità.

Punti di riferimento in cui, comunque, il colore azzurro è rientrato, vedi i successi in Coppa Davis in successione, nonostante le incombenze di un calendario fitto, e la sua presenza l’anno passato proprio al Quirinale, di ritorno dall’Australia. Ingiusto, quindi, parlare di scarsa affezione, ma più aderente al vero riconoscere che la propria programmazione avrà al centro sempre più il suo status, quello del n.1 del mondo, il n.1 di tutti e un campione internazionale.