Tennis
Matteo Berrettini torna agli Australian Open dopo due anni: la mina vagante che tutti vorrebbero evitare
A due anni dall’ultima partecipazione, Matteo Berrettini si ripresenta al via a Melbourne Park. Per la verità, anche l’anno scorso avrebbe dovuto essere agli Australian Open. E si sarebbe ripresentata la sfida con Stefanos Tsitsipas, una costante strana Down Under per lui, ma arrivò il forfait a tabellone già compilato: il rientro sarebbe arrivato solo dopo, negli States.
Una storia, quella tra l’ex numero 6 del mondo e il primo Slam dell’anno, che ha sempre avuto dei connotati un po’ particolari. Qui entrò in tabellone nel 2018 da lucky loser, ma pescò il francese Adrian Mannarino, nel pieno di quella seconda parte di carriera che lo ha messo sotto le luci dei riflettori. Ugualmente, l’anno successivo, già diventato un giocatore da tenere sotto osservazione, dovette cedere a Tsitsipas, ma non senza battaglia, visto che la sfida durò quattro set. E fu uno tra i primi turni di spicco.
Ancora poca fortuna nel 2020, che poi si rivelò per lui un anno di soddisfazioni minime per lui col passare del tempo. Al secondo turno non gli riuscì una rimonta spettacolo contro Tennys Sandgren, l’americano che poi mancò non meno di sette match point contro Roger Federer nei quarti di finale, all’ultima apparizione della leggenda svizzera in quel di Melbourne Park. E ancora nel 2021, dopo tre turni superati bene, gli ottavi erano di nuovo previsti con Tsitsipas. Ma non li giocò mai: infortunio nel finale di terzo turno con il russo Karen Khachanov e, a quel punto, uno dei tanti (troppi) stop fisici della carriera.
Il 2022 resta a tutt’oggi il suo miglior anno a Melbourne. Nakashima in quattro, Kozlov in quattro, poi un match da brividi contro Carlos Alcaraz al terzo turno, quindi una performance monumentale contro Pablo Carreno Busta agli ottavi, a sfiorare i 30 ace, e poi la sagacia tattica contro Gael Monfils, con il francese portato a spendere nel quarto set e sorpreso fatalmente nel quinto. Poi venne un Rafael Nadal quasi in missione, e ci mancò poco che si potesse arrivare al quinto set. Ma non fu tale.
E infine, il 2023. Quello in cui le sfortune iniziarono già da lì, da quel match point mancato contro Andy Murray in un altro primo turno maledetto, considerando sorteggio, avversario e chi più ne ha più ne metta. Da lì i problemi di Berrettini sarebbero aumentati considerevolmente, e di fatto fino a marzo 2024 tutto sarebbe stato un calvario. Poi il ritorno, la risalita e le belle performance con i tre tornei vinti e le varie performance di livello.
Certo, ora il romano è fuori dalle teste di serie, ma proprio per questo è qualcuno che nessuno vorrebbe incontrare subito. Non Jannik Sinner, non Carlos Alcaraz, non Novak Djokovic, non Alexander Zverev. Nessuno. Basti ricordare come gli ultimi due che lo hanno battuto negli Slam siano proprio due che poi hanno fatto strada. Uno, Sinner, a Wimbledon giunse fino ai quarti e ormai tutti sanno vita, morte e miracoli mancati delle vicende legate a quella sfida con il russo Daniil Medvedev. L’altro, Taylor Fritz, ha poi riportato un americano in finale agli US Open per la prima volta dallo Slam di Andy Roddick nel 2003.
Vero è che, dopo gli Slam (e Davis a parte), per Berrettini non ci sono più stati risultati di spicco elevatissimo, però rimane la realtà di un giocatore che ben pochi vorrebbero al primo turno. Questo perché il martello è tornato a colpire. E a farlo fin dall’inizio. Dal suo rientro negli Slam finora la fortuna non è stata troppo dalla parte del romano, ma questa tendenza la si spera in via di inversione nel luogo dove, per la prima volta da svariati lustri, quest’anno non andrà ad assistere alle partite Rod Laver. Cosa che sarà un po’ strana, ma niente è immutabile.