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Omar Camporese: “C’è una cosa di Sinner che spaventa gli avversari. Alcune esibizioni sono inammissibili”

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Jannik Sinner e Carlos Alcaraz
Sinner-Alcaraz / IPA Sport

Una palla di vetro farebbe comodo. Prevedere il futuro è sempre complicato, a maggior ragione in una disciplina come il tennis dove, spesso, le partite si decidono su pochi punti. La stagione agonistica si è conclusa e si pensa già a quel che sarà. L’Italia si è messa alle spalle un’annata fantastica, condita da tantissimi successi e ci si chiede se e quanto sarà possibile da replicare. Per analizzare i vari aspetti dell’attualità tennistica ci siamo rivolti a Omar Camporese, ex giocatore di grande livello e attualmente impegnato nella costruzione di nuovi talenti in questo ambito.

Camporese, partiamo da una domanda di carattere generale: l’Italia è una potenza del tennis?
Assolutamente sì, lo dicono i risultati e non penso che quelli di quest’anno siano un caso. Si è vinto un po’ ovunque e soprattutto a livello maschile la giovane età dei nostri giocatori fa pensare che ci possa essere un seguito. Certo, uno come Jannik Sinner fa la differenza“.

Lei ha avuto il piacere di averlo visto a Malaga: in che cosa è cresciuto maggiormente rispetto al 2023 a suo avviso?
Francamente io lo vedo decisamente migliore in tutto. Ora come ora non so davvero chi possa contrastarlo perché ha una capacità di concentrazione allucinante. Tutto quello che fa ha un senso ed è a livello top; ha fatto un miglioramento in termini di manualità… E poi il servizio gli ha fatto fare un salto di qualità altrettanto evidente. È il n.1 del mondo e con margine, non a caso“.

In passato però lei stesso aveva dichiarato che Alcaraz fosse superiore, le cose sono cambiate?
Io avevo detto che lo spagnolo fosse più completo, mentre Jannik più forte mentalmente. Ma le cose evolvono, voglio dire…Indubbiamente Sinner è cresciuto in tutti gli aspetti del gioco, mentre Alcaraz è sempre fortissimo, ma per quanto mi riguarda non ha trovato le soluzioni ad alcuni problemi che ha. Fa strano dirlo, visto che parliamo di uno che ha vinto Roland Garros e Wimbledon nello stesso anno, ma io penso che ci sia una differenza sostanziale tra i due e in favore dell’italiano“.

Ci può precisare meglio questo concetto?
Penso che dopo le vittorie a Parigi e a Londra di Alcaraz, Sinner si sia messo ancora più sotto negli allenamenti, motivato tantissimo da quello che ha fatto lo spagnolo e non è un caso che abbia sciorinato una seconda parte di stagione allucinante. Lo spagnolo, invece, non è stato in grado di tenere quella costanza, pur avendo battuto in un match Jannik a Pechino e forse anche soffrendo da un certo punto di vista il percorso fatto dal rivale. La differenza è proprio nella capacità di tenere alto il livello. Magari l’iberico può avere delle punte straordinarie, ma non è in grado di avere una continuità incredibile come quella del nostro giocatore, almeno questa è la mia visione delle cose“.

Per lei Sinner può ancora crescere rispetto a quello che ha già fatto?
Sinceramente sì. La cosa che dovrebbe spaventare gli avversari è che lui può ancora evolversi tecnicamente e fisicamente, secondo me. So che sto per dire una cosa molto difficile da realizzare, ma per me lui può davvero ambire al Grande Slam. Del resto quest’anno non è che ci sia andato così lontano: ha vinto due Slam, semifinale a Parigi e quarti di finale a Wimbledon e in quelle due sconfitte c’è da dire…Ricordo i dubbi sulla sua presenza al Roland Garros e poi quella partita contro Medvedev a Londra, dove non stava bene. Se dovesse avere una presenza in campo ottimale, per me ci può provare. Bisogna vedere quale sarà il suo rendimento sulla terra, ma sono convinto che anche lì dimostrerà di essere al top“.

Se dovesse fare un confronto con il passato, tecnicamente, chi le ricorda Sinner?
Andre Agassi, avendo una capacità d’anticipo fuori dal comune, rispondendo sempre benissimo e togliendo il tempo. In più serve meglio di Andre per cui…

Parlando degli altri italiani, lei si è un po’ commosso quando ha parlato di Matteo Berrettini a Malaga. Come mai è stato così coinvolto?
Mi sono un po’ rivisto in lui, per i problemi fisici che ho avuto. Le mie problematiche al braccio mi hanno costretto al ritiro e lui anche è stato spesso fermato dagli infortuni. Vederlo trionfare in Coppa Davis mi ha permesso quasi di provare le emozioni di Matteo“.

Che cosa si aspetta da lui nel 2025?
La speranza è che stia bene. Se ha continuità, ha il livello di gioco per stare nei primi 20 abbastanza comodamente, poi bisogna vedere. Credo che sull’erba soprattutto sia un tennista molto forte e l’ha dimostrato contro Sinner quest’anno a Wimbledon. Mi auguro che il suo fisico tenga, perché è uno che può dare ancora tanto“.

Approfondendo invece il 2024 di Lorenzo Musetti, non possiamo non sottolineare la bella stagione che ha fatto, soprattutto nel periodo di fine primavera-estate. Lei si è espresso sempre positivamente sul suo gioco. Cosa ci può dire?
Lui ha un tennis fantastico e per uno come me, che apprezza il modo di portare i colpi, è veramente un bel vedere. Lorenzo ha fatto una parte di stagione pazzesca, arrivando in finale al Queen’s, semifinale a Wimbledon, finale a Umago e poi il bronzo olimpico. Ha concluso nei primi 20 (n.17, ndr) e per me ha ancora tanto da migliorare, per cui anche lui è un altro da tenere sott’occhio“.

Miglioramenti più tecnici o mentali?
Direi mentali. Quest’anno, all’inizio, è diventato padre e per un ragazzo così giovane non è assolutamente semplice. E poi deve abituarsi a vincere le partite anche quando non è al meglio. Da questo punto di vista fa fatica perché quando non è ispirato può perdere, come è accaduto in Davis contro Cerundolo“.

Da dire forse che la partecipazione alle Olimpiadi, alla lunga, possa aver inciso sulle sue prestazioni?
Sì, certo. Lo stesso Alcaraz ha fatto fatica e anche altri giocatori hanno faticato. È sicuramente un fattore da considerare, ma complessivamente io ritengo che Musetti debba fare uno step mentale proprio nella maniera di gestire certe partite che potrebbe vincere e invece perde“.

Un’ultima domanda che le faccio riguarda il calendario. Abbiamo citato i Giochi di Parigi, ma pensa davvero che il problema siano i troppi match o i giocatori che fanno anche troppe esibizioni nel corso dell’anno?
Ci sono troppi soldi e interessi, di conseguenza i giocatori sono attirati da questi montepremi faraonici, come è accaduto in Arabia Saudita con quell’esibizione che ha visto coinvolto anche Sinner. È chiaro che facendo continui spostamenti e partite, il rischio di infortuni aumenti. Per me è inammissibile che nel corso dell’annata ci siano questi eventi. In passato, erano sul finire dell’annata agonistica, ora invece ci sono anche nel corso del normale calendario. Non va bene“.

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