Sci di fondo
Sci di fondo, le Millennials resistono alle Zoomers. Fra le donne, il Tour de Ski viene dominato dalle trentacinquenni d’assalto!
Quando si parla di Therese Johaug, si disquisisce di un fenomeno della natura. È fisiologico, dunque, che possa primeggiare in età avanzata. Fa parte dei connotati di chi è biologicamente superiore alla media. Cionondimeno, è indiscutibile come vi sia una situazione anomala nello sci di fondo femminile. Infatti, balza all’occhio un dato eclatante legato al Tour de Ski appena terminato. Quello dell’età media delle protagoniste.
La già citata fuoriclasse norvegese è venuta al mondo il 25 giugno del 1988. Dunque, a spanne, parliamo di una donna di 36 anni e mezzo. La finlandese Kerttu Niskanen, quarta classificata, è sostanzialmente nata negli stessi giorni (13/6/1988). Come se non bastasse, Astrid Øyre Slind, attestatasi alla piazza d’onore, è un’altra figlia del 1988. Più anziana di qualche mese delle altre due, poiché festeggerà il 37° compleanno già il prossimo 9 febbraio.
Il podio del Tour de Ski, nonché due vittorie di tappa, sono state appannaggio della statunitense Jessica Diggins, sul cui passaporto capeggia un 26/08/1991 come birthday. L’americana è coetanea di Heidi Weng, la cui festa è il 20/07/1991. Insomma, se prendiamo le prime cinque e calcoliamo l’età media, siamo ben oltre i 35 anni!
C’è un “però”. Un gargantuesco “però”. Un conto è Johaug, un altro è Slind. Costei ha cominciato a salire sul podio nel gennaio 2023 e sta vivendo ora, prossima alle 37 primavere, il momento migliore della sua carriera! Per merito suo, oppure per demerito delle nuove leve? Francamente, è difficile dare una risposta.
Di certo c’è che le tanto decantate svedesi, secondo alcuni destinate a succedere alle norvegesi nel ruolo di dominatrici del circuito, tardano a ereditare il testimone da chi le ha precedute. Sempre che siano in grado di raccoglierlo, perché a questo punto sorge il dubbio di trovarsi di fronte a un abbassamento qualitativo generazionale.
Ebba Andersson e Frida Karlsson si sono fregiate di allori prestigiosi (più la prima della seconda), ma hanno sempre difettato di continuità. Peraltro, può ancora essere definite “giovane” chi – in questo 2025 – compirà rispettivamente 28 e 26 anni? Per gli standard attuali forse sì, per quelli del passato no. Neppure per quelli contemporanei maschili, però.
Harald Østberg Amundsen, l’unica vera alternativa allo straripante Johannes Høsflot Klæbo, è un figlio del 1998. La stessa età di Hugo Lapalus, terzo nella classifica finale di un Tour de Ski durante il quale si sono fatti valere anche Mika Vermeulen (nato nel 1999), Friedrich Moch (classe 2000) ed è arrivato il primo podio del chiacchierato Edvin Anger (prodotto del 2002).
Ricapitolando, è evidente come nello sci di fondo femminile vi sia uno scenario eterodosso. Passi per Johaug, un portento assoluto, ma che la coetanea Slind possa emergere ora e che l’altra coetanea Niskanen vinca il 75% delle sue gare dopo i 33 anni.
Non è che questo accade perché vi è una diretta correlazione tra l’innalzamento dell’età media e l’abbassamento della qualità dei ricambi? Dopotutto, salvo rare eccezioni, le Zoomers prendono ancora la targa delle Millennials più navigate. Il tema è lanciato e meriterebbe un approfondimento accademico riguardo le dinamiche del settore e l’anagrafica delle protagoniste.