Nuoto artistico
La nuova vita di Giorgio Minisini: “Le offerte sono arrivate dall’estero. Col nuovo sistema di punteggio serve coraggio”

Abbattere i muri del pregiudizio. Giorgio Minisini nella sua carriera di atleta di nuoto artistico di altissimo livello ha avuto anzitutto questo obiettivo, rappresentando un simbolo di inclusione, innovazione e perseveranza nella pratica. A sette mesi circa dal suo addio alla vasca, nel corso dell’ultima puntata di OA Focus condotta da Alice Verani e col supporto di Giandomenico Tiseo (OA Sport), in onda sul canale Youtube di OA Sport, Minisini si è un po’ raccontato, svelando anche degli aspetti importanti legati alla Nazionale italiana di cui ha fatto parte.
Si è partiti dal suo addio agonistico, vissuto nel corso dei campionati italiani del luglio scorso: “Non ci poteva essere miglior modo per chiudere la mia carriera. C’era tutto quello che avrei desiderato. Erano presenti anche le mie compagne di Nazionale e soprattutto c’era un calore infinito. L’aver vinto il titolo non era scontato, in quanto la competizione era di alto profilo. La crescita del nostro sport è stata impressionante e ho interpretato la versione di ‘My Way’ in maniera particolare, un po’ alternativa, come ho sempre fatto nel mio percorso“.
Una nuova avventura all’orizzonte. Giorgio, infatti, curerà un progetto di sviluppo della nazionale australiana, che sarà in essere dal 24 marzo al 20 aprile. Un modo per rimettersi in gioco in una nuova veste: “Ho sempre dichiarato che il mio obiettivo più grande, sia quanto ero atleta che subito dopo, sarebbe stato promuovere la partecipazione maschile in questa disciplina, intesa di certo non in opposizione a quella femminile, ma come un’integrazione. Un’idea secondo cui entrambi i generi possano ottenere qualcosa, per produrre di più. Le offerte di lavoro, in questo senso, sono arrivate da fuori, non è stata una mia scelta improvvisa. Vado dove c’è la voglia di lavorare. Certo, il presidente della FIN ci ha tenuto a dirmi che le porte sarebbero state sempre aperte quando ho smesso. Il legame con la mia terra ce l’ho, ma per aprire una porta ci deve essere una stanza dietro“.
Tema dell’inclusione di genere ricorrente nel corso della puntata, soprattutto pensando al fatto che nel programma olimpico non si stato dato spazio al doppio misto, specialità nella quale Minisini, con varie partner, è stato un riferimento: “Credo che il tema della partecipazione potesse essere un problema a Tokyo, mentre a Parigi e ancor più a Los Angeles non sussista. La crescita è esponenziale e quello che dà un’Olimpiade è immenso sotto tutti i punti di vista. Secondo me una problematica è che solo pochi allenatori hanno effettivamente lavorato con gli uomini. La maggior non conosce l’atleta di sesso maschile, ovvero non sa come trattarlo e valorizzarlo. In Spagna, infatti, l’hanno capito benissimo e non a caso hanno fatto un collegiale con decine di ragazzi a confrontarsi. Quella è la direzione per vincere“.
Sulle differenze di allenamento tra uomo e donna, Minisini ha precisato: “Ci sono delle differenze di base. L’uomo tende ad affaticarsi prima perché ha più massa muscolare. Le donne in media riescono a supportare un volume di lavoro maggiore, mentre gli uomini riescono a esprimere una potenza istantanea maggiore. Ad esempio questa cosa l’ha capito molto bene la mia ultima allenatrice e si è regolata di conseguenza, come tempi di lavoro. Ci sono anche differenze artistiche, poi dipende dalla fisicità della persona. Io non ero molto vicino al fisico delle mie compagne, ma allineato a quello tipico del genere maschile. Era un valore da usare. Dire che l’uomo è tutto diverso significa che non sfrutti questo fattore”.
Minisini ha rivissuto, poi, le proprie emozioni nelle varie competizioni a cui ha preso parte: “Io ho vissuto ogni Campionato del mondo come fosse il primo. Ogni gara ha avuto una sua caratteristica. A Kazan è arrivata la prima medaglia ed è stato il primo Mondiale in cui l’Italia salì più di una volta sul podio (2015). A Budapest c’è stata la prima medaglia d’oro (2017); a Gwangju abbiamo fatto il punteggio più alto di sempre (2019); il Mondiale dopo è stato il primo con due ori (2022). Ogni campionato ha avuto una sua peculiarità e io ricordo anche quelli che potrebbero sembrare negativi. Le cose che si imparano sono importanti, alla fine si tratta sempre di migliorarsi“.
In chiusura, una riflessione sul nuovo sistema di punteggio e anche i motivi per cui la Nazionale italiana ha fatto fatica: “Il nuovo sistema di punteggio rappresenta un’opportunità infinita per tutti. Prima di questo cambio, a vincere nel doppio misto erano la Russia o l’Italia per fare un esempio. Col nuovo regolamento è diventato uno sport competitivo. Io la prima cosa che pensai, in corrispondenza di questa novità, che dovevamo vincere l’oro, ovvero allenarci per puntare al meglio possibile. Devo dire che probabilmente ho dato troppo per scontato che tutto il movimento italiano avesse questa mentalità dal momento che in realtà c’era la paura di non qualificarsi ai Giochi piuttosto che la voglia di puntare al massimo. Secondo me questa paura ci ha fatto perdere tante opportunità e chi non l’ha avuta ha ottenuto i risultati. Gli USA a Tokyo non si erano qualificati, per dire, mentre a Parigi hanno ottenuto un argento e potrei fare altri esempi. Ci sono state una quantità di medaglie inedite e il coraggio è stato premiato. Davanti a dei cambiamenti è necessario avere la forza di affrontarli. Sperare che il mondo rimanga uguale non funziona e questo è quello a cui ambisco nella mia nuova attività. Cioè provare a fare è meglio di un risultato mediocre, rinunciando“.