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Ciclismo: Italia, dove sono finiti i velocisti?

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Mario Cipollini e Alessandro Petacchi, nello scorso decennio, hanno quasi monopolizzato le volate in giro per il Globo. La carriera del Re Leone si è ormai conclusa da tempo dopo essere culminata con il successo Mondiale di Zolder, in cui l’Italia recitò un ruolo da assoluta protagonista per tutta la corsa. Il secondo, invece, è ancora in sella, ma sembra solo un parente di Ale-Jet, come viene soprannominato.

Dopo le loro imprese qualcosa sembra essersi inceppato nel movimento italiano, dato che di velocisti, ad altissimi livelli, non ce ne sono più stati. Lo stesso Daniele Bennati, che nel 2008 lottava testa a testa con Cavendish, sembra aver subito un’involuzione per quel che riguarda il picco di velocità puro, trasformandosi in un corridore più completo ma meno vincente alla Saxo-Tinkoff, in cui è spesso chiamato a lavorare per i capitani. Francesco Chicchi e Sacha Modolo hanno preso strade diverse, ma entrambi non sono all’altezza dei vari Kittel e Cavendish, che dominano gli sprint nelle frazioni meno impegnative dei grandi giri e le corse dedicate ai corridori veloci.

Tra i giovanissimi c’è stata grandissima attesa, al passaggio tra i professionisti, per Andrea Guardini. Da sempre il suo limite è stata la resistenza sulle salite e nelle corse più lunghe, risultando molto svantaggiato rispetto a tutti gli avversari diretti. L’unico successo di un certo rilievo è arrivato al Giro d’Italia 2012 a Vedelago, ma in quell’occasione il percorso era quasi da corsa dilettantistica. Il talento del corridore, ora all’Astana, non può essere messo in discussione, ma fino ad ora non è riuscito ad esprimersi se non in competizioni di secondo piano. L’augurio è che durante l’inverno possa risolvere questi ormai annosi problemi per tornare a giocarsi, e vincere, le volate che gli competono.

Una delle poche note positive è rappresentata da Elia Viviani, ma anche lui non è ancora al livello dei più forti al mondo, pur arrivando vicino e a ridosso negli ordini d’arrivo. Lo testimonia il Giro d’Italia, in cui fu sicuramente tra i migliori nelle volate, ma senza riuscire a conquistare alcun successo parziale, l’obiettivo principale di ogni velocista in gruppo. Qualcosa, anche per lui, deve cambiare, ma sorge l’esigenza di un treno che lo possa condurre nelle fasi finali delle corse, in cui spesso fatica a trovare i varchi giusti per lanciarsi.

Giacomo Nizzolo, nell’ultima stagione, ha dimostrato di poter competere in diverse situazioni di corsa, arrivando anche vicino alla vittoria in una Classica importante come il GP Plouay, nel quale fu bruciato da Filippo Pozzato solo negli ultimi metri del rettilineo finale. Un velocista potente che però non disdegna qualche difficoltà altimetrica prima del finale. Caratteristiche che potranno portarlo, nei prossimi anni, a togliersi soddisfazioni importanti.

Per quanto talentuosi, stanno faticando ad emergere tra i grandi anche Roberto Ferrari (Lampre) e Danilo Napolitano, costretto a correre all’estero. Tanti piazzamenti, per entrambi, ma la sensazione di un gap difficilmente colmabile con i big della specialità. Come loro, faticano anche Francesco Lasca, Davide Appollonio e Manuel Belletti, spesso nella top 10 ma raramente sul podio in corse di spessore.

La colpa, forse, risiede anche nella mancanza di un’attività su pista all’altezza di quella straniera nell’ultima decade. Gli impianti, al momento, sono pochi, ma da quelli si può cercare di ricostruire una scuola che, al momento, sembra latitare più del previsto.

gianluca.santo@olimpiazzurra.com

Foto: bringa.freebase.hu

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