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Sci alpino, Sölden -7: le azzurre per il riscatto

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Ripartiamo dal sorriso di Nadia Fanchini e dal suo scintillante argento iridato per presentare la stagione femminile di Coppa del Mondo in chiave azzurra: perché quella medaglia di Schladming è stato il momento più bello di una stagione che lo sci femminile azzurro, per il resto, non può certo annoverare tra quelle indimenticabili.

Ma è da lì che si riparte, appunto, dalla certezza del talento di questa campionessa bresciana troppe volte fermata dalla sfortuna, senza però mai perdere la tenacia, la grinta e la passione. Si riparte da lei, si riparte dal ritorno di Federica Brignone, un ritorno dal quale non dobbiamo aspettarci sfracelli immediati perché la convalescenza è stata più fastidiosa del previsto: tuttavia, rimanendo in tema di talento, la milanese trapiantata in Valle d’Aosta sa di poter essere una delle tre migliori gigantiste al mondo e quando sarà al 100% difficilmente la vedremo scivolare lontano dal podio.

Si riparte poi da uno staff tecnico profondamente rinnovato, con Livio Magoni e Alberto Ghezze nuovi responsabili settoriali, che ha cercato di recuperare le ragazze anzitutto fisicamente (quanti infortuni e quante cadute nell’ultima stagione!) e poi psicologicamente, per restituire a tutte la convinzione nei propri mezzi, la voglia di attaccare, di prendersi dei rischi: di fare, esattamente, quanto fatto a Schladming da Nadia Fanchini e Sofia Goggia, una ragazza giovanissima pronta a vivere la sua prima stagione completa in Coppa del Mondo e a fare esperienza lontana da ogni genere di pressione e di aspettativa.

C’è poi un gruppo nutrito di atlete che in un recente passato ha dimostrato ripetutamente le proprie doti, cogliendo vittorie e podi, ma poi per un motivo o per un altro (in primis problemi fisici) sono state parecchio limitate: pensiamo a Irene Curtoni, a Denise Karbon, a Manuela Moelgg, a Elena Fanchini, a Chiara Costazza, ad Hanna Schnarf, a Daniela Merighetti. Ovvero le veterane del gruppo, che se da un lato dovranno trasmettere la loro esperienza alle varie Goggia, Azzola, Agerer, dall’altro sanno che questa potrebbe essere la loro ultima chiamata olimpica. Sanno che, qualora riuscissero veramente ad accantonare problemi fisici e blocchi psicologici, potrebbero ripetere quei risultati che hanno dimostrato di valere in passato.

Insomma, fare meglio dell’anno scorso, come rendimento complessivo in Coppa del Mondo, è quasi d’obbligo.  Le potenzialità ci sono, anche se chiaramente quella italiana non è la nazionale più forte in assoluto e sarebbe assurdo ipotizzare valanghe di podi o di medaglie: tuttavia, l’importante sarà vederle al cancelletto di partenza nelle giuste condizioni, fisiche e mentali. Perché solo in quel caso le nostre azzurre potranno farci sognare.

foto di Gerwig Löffelholz

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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