Atletica
Andrada Lavinia Lacatus: “Sono italiana, ma non ho il passaporto”. Un talento che rischia di perdersi per colpa della burocrazia
Sentirsi italiana italiana nel cuore, ma non essere considerata tale dallo Stato. E’ la storia di Andrada Lavinia Lacatus, ragazzina di 19 anni timida, educata e dal sorriso spontaneo e gioioso. Una grande promessa dell’atletica tricolore, talento naturale della marcia che non può spiccare il volo per colpa della “solita” burocrazia che tante, troppe volte attanaglia il nostro Paese.
Andrada (o Lavinia, perché “a volte mi chiamano Andrada, a volte Lavinia, per me è uguale“) nacque in Romania il 23 febbraio del 2000. All’età di 10 anni giunse in Italia con la mamma, che aveva già divorziato con il marito e che poi iniziò una nuova vita con Davide Castaldo, l’attuale padre adottivo di Lavinia.
Dopo aver praticato la pallamano da piccolissima (disciplina di grande tradizione in Romania), Lacatus scoprì l’atletica a 15 anni quasi per caso: “Voleva fare questo sport la mia sorella maggiore, così decisi di provare. Non sapevo neanche cosa fosse la marcia. Mi è piaciuta sin da subito e nel giro di un paio d’anni ho capito di poter diventare forte, perché i risultati arrivavano“.
Nelle ultime stagioni Andrada ha dimostrato di non avere rivali in Italia nelle competizioni giovanili. Il palmares della giovane atleta della P.B.M. Bovisio Masciago, squadra in cui in passato hanno militato anche la maratoneta Ornella Ferrara e la saltatrice in alto Alessandra Fossati, parla chiaro: nel 2018 conquistò i titoli italiani juniores sia su pista (10 km) sia su strada (20 km), bissando quest’ultimo trionfo ad inizio 2019 con il crono di 1h41’48”.
“Lavinia ha delle qualità innate. E’ un’agonista pura, in gara riesce sempre a dare qualcosa in più“, spiega il nonno-allenatore Michele Castaldo, il quale racconta come il rapporto con una parente presenti dei pro e contro in ambito sportivo: “E’ molto difficile, perché sono sia suo nonno sia il suo allenatore. A volte abbiamo degli screzi, perché io mi aspetto e pretendo tanto da lei, che invece vorrebbe prendersi più libertà. Come allenatore devo essere anche padre, amico e psicologo“.
Di recente la giovane marciatrice residente a Limbiate (MB) ha preso parte alla prestigiosa competizione internazionale di Podebrady (Repubblica Ceca), giungendo seconda nella 10 km alle spalle della messicana Karla Serrano. In quella circostanza Lavinia, prima delle europee al traguardo, gareggiò con i colori della Lombardia e non dell’Italia. Motivo? Nonostante viva nel Bel Paese da 9 anni, sia maggiorenne, si senta italiana al 100% e parli la nostra lingua in maniera impeccabile (con tanto di cadenza brianzola), per le Istituzioni resta ancora una straniera.
Ci ha raccontato la situazione Umberto Filippi, presidente della P.B.M. Bovisio Masciago: “Partiamo da un presupposto: Andrada Lavinia è un talento naturale polivalente, che eccelle dai 3000 metri ai 20 km. Ai Campionati nazionali vince sempre con diversi minuti di vantaggio su tutte le avversarie. Sicuramente è il miglior prospetto italiano per il futuro, alla sua età Eleonora Giorgi ed Antonella Palmisano ottenevano più o meno gli stessi tempi. La questione della cittadinanza va avanti da anni. Prima abbiamo provato a farla prendere a sua mamma, ma non ci siamo riusciti. Dopodiché Lavinia è diventata maggiorenne. Parlai direttamente con il presidente della Fidal, Alfio Giomi, che si mosse e mi disse di stare tranquillo. Un anno dopo il direttore tecnico La Torre mi fece sapere che era tutto bloccato. Allora Giomi mi disse che mancava solo una firma per completare l’iter. A quel punto minacciai di parlare direttamente con Salvini e Giorgetti. Poi, quasi per caso, scoprii che il Senatore Corbetta aveva vinto una gara regionale di marcia a 14 anni quando faceva parte proprio della squadra di Bovisio Masciago. Quindi lo contattai e, a sua volta, parlò direttamente con il Prefetto che si sta occupando della pratica. A giugno 2018 Stefano Baldini, allora allenatore della Nazionale italiana giovanile ed Under23, ci disse che, da prassi, sarebbero serviti tra i 9 ed i 10 mesi, che ora sono trascorsi…Noi abbiamo fissato una scadenza: o entro giugno arriva la cittadinanza oppure saremo costretti a valutare altre strade“.
Il pericolo è che l’Italia possa perdere una grande promessa della marcia, come spiega ancora il presidente Filippi: “La nonna e la zia materna spingono per farla gareggiare per la Romania. Negli ultimi anni ha già visto sfumare tante occasioni per partecipare ad Europei o Mondiali giovanili, le manca proprio un confronto ai massimi livelli, perché in Italia è tutto troppo facile per lei, vince senza fare fatica. Io vorrei far capire alle Istituzioni che non devono fare un favore a noi, ma allo sport italiano. A livello juniores abbiamo poco, lei è l’unica che può ottenere grandi risultati in futuro“.
Se la nonna di Lavinia fa sapere che “non vuole assolutamente gareggiare per la Romania“, il padre Davide ci fa comprendere come mai si stia prendendo in considerazione anche questa ipotesi: “Allenarsi senza certezze è difficile, non dà stimoli. Prepari un appuntamento e non sai se potrai parteciparvi. Mentalmente sta patendo molto questa situazione, con diversi alti e bassi in allenamento. Già ora, con gli stimoli giusti, varrebbe un minuto in meno. Agli Europei Under19 sarebbe da medaglia, non ci sono dubbi. Ma, al di là di questo, è importante fare queste esperienze per crescere: vincere facilmente in Italia non dà più stimoli e non fa migliorare. A volte mi confida che, quasi quasi, vorrebbe anche smettere se non si risolverà la situazione“.
Chi allontana i brutti pensieri è la nonna, come ha rivelato la stessa Andrada: “Mi sprona e mi dà sempre coraggio. Io mi sento sia italiana sia rumena, però più italiana. Se devo scegliere per quale Nazione gareggiare, non ho dubbi: voglio l’Italia“.
La giovane azzurra, che ha spiegato di ispirarsi ad Eleonora Giorgi (“Mi piace il suo stile di marcia“), si è poi emozionata nel rispondere alla domanda sul sogno nel cassetto da realizzare: “Vorrei partecipare agli Europei ed ai Mondiali ed onorare l’Italia“. C’è bisogno di aggiungere altro?
Non resta dunque che attendere buone novelle nelle prossime settimane. Con l’auspicio che un talento di questo calibro venga valorizzato e non distrutto dall’immobilismo della burocrazia italiana.
federico.militello@oasport.it
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cavabara
16 Aprile 2019 at 19:45
Anche nell’atletica vale lo stesso discorso della lotta….perdiamo talenti perché non vogliamo utilizzare la carta “cittadinanza per meriti sportivi”
Questa ragazza si sente italiana, vive studia e si allena in Italia da 9 anni e non riusciamo a farle avere la cittadinanza?? Ridicoli….
Federico Militello
17 Aprile 2019 at 09:39
Con il Governo attuale, cosa ci aspettiamo? La cittadinanza non verrà data più a nessuno…
ghost
17 Aprile 2019 at 10:04
probabilmente è vero, ma questo riguarda solo alcune categorie di richiedenti.
Ci sono casi in cui la concessione, a seguito di regolare domanda e a patto di avere la fedina penale “pulita”, è praticamente automatica: 10 anni di residenza continuativa per cittadini non UE, che si riducono a 5 per i cittadini di Stati membri della UE.
e anche la concessione della cittadinanza “per meriti sportivi” (che, siamo tutti d’accordo, è un cavillo che può diventare un Cavallo di Troia per situazioni come questa o quelle di Ana Ciuchitu nel taekwondo e le numerose altre che troviamo in giro per il nostro Paese) è una prerogativa individuale del Presidente della Repubblica, che può agire sua sponte senza che nessun governo o burocrate possa far nulla per contrastarlo.
Io penso che, vista la situazione, Malagò in persona, in assenza di “attributi” da parte di altri che potrebbero sostenere tali cause, potrebbe anche fare un po’ di lobbying, per non dire di pressione vera e propria, per arrivare all’agognato scopo.