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Tuffi, Oscar Bertone: “Bertocchi più solida, Tocci-Marsaglia dal potenziale enorme. E su Cagnotto-Dallapè…”

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I risultati sono stati buoni e potevano essere ottimi, al netto di un paio di errori che hanno cambiato l’esito di alcune gare portandolo da positivo a (parzialmente) negativo. Capita, soprattutto nei tuffi. Ne abbiamo già parlato, ora però è giunto il momento di chiacchierare nel dettaglio con il direttore tecnico della Nazionale italiana di tuffi, ovvero Oscar Bertone, appena tornato dalla lunga trasferta oltre oceano, con cui abbiamo analizzato il recente Grand Prix di Mission Viejo (Stati Uniti), terza tappa stagionale della manifestazione nella quale l‘Italia si è presentata con la formazione migliore, al completo, raccogliendo medaglie e certezze, senza dimenticare che in gara mancavano cinesi e canadesi, in primis. La stagione 2018-2019 entra adesso nella fase più importante. 

 

Oscar, com’è andata in California?

«Va detto che inizialmente il programma era diverso, avremmo dovuto partecipare anche alle gare previste a Calgary, esattamente come un anno fa, per poi spostarci successivamente negli Stati Uniti. Abbiamo poi cambiato il nostra calendario in corso d’opera, vista anche l’esperienza passata, il fatto che qualche atleta, anche straniero, si fosse un po ‘lamentato’ della piscina canadese per il freddo e altre situazioni logistiche. Eccoci dunque con un mini-collegiale di quattro giorni direttamente a Mission Viejo prima delle gare. Allenamenti positivi in un impianto molto bello, non solo per trampolini e piattaforme, ma per quello che c’è dietro, ovvero tappeti elastici, longe, trampolini a secco, palestre, che ci hanno aiutato a preparare poi al meglio le gare. Ambientamento ottimale. E i risultati si sono visti, persino con rammarico per il 4° posto di Batki-Pellacani nel synchro da dieci metri e soprattutto il 5° posto di Tocci-Marsaglia nel synchro da tre metri, in quanto i due ragazzi, assieme per la prima volta quest’anno in una gara internazionale, si trovavano saldamente in testa dopo il 4° giro e una volta superato quello che era il loro ‘scoglio’ più difficile, proprio il quarto tuffo, hanno abbassato inconsciamente la guardia, sbagliando il successivo triplo e mezzo ritornato, errore costato loro il successo. Pazienza, tutto fa esperienza. Complessivamente, ribadisco, siamo più che soddisfatti dei risultati ottenuti». 

Nel dettaglio, partiamo da Elena Bertocchi.

«La milanese sta trovando la sua strada, finalmente, dai tre metri, dopo essere stata sempre al top da 1 metro. Con una buona solidità nell’esecuzione. Quest’anno è andata spesso oltre quota 300 punti e ciò fa ben sperare per i Mondiali e per la qualificazione olimpica, che in linea teorica si potrebbe pure agguantare dopo, agli Europei di agosto, a condizione però di vincere la gara stessa, impresa complicata anche se non impossibile. In ogni caso dai tre metri abbiamo due pedine importanti, perché anche Chiara Pellacani, sia in America che agli Assoluti precedenti, ha dimostrato la consistenza del suo programma, soprattutto adesso che ha completato i tuffi carpiati e parte quindi alla pari con le sue avversarie. Nella finale del trampolino singolo era sicuramente un po’ stanca per aver saltato pochi minuti prima nel synchro 10 metri con Batki; in più durante i primi giorni a Mission Viejo si è persino ‘scottata’, abbiamo dovuto tenerla a riposo senza farla entrare in acqua perché aveva anche un po’ di piaghe. Detto questo, potenzialmente è una che potrebbe fare tutte le gare… Il programma negli Stati Uniti, infine, non ci ha aiutato ed era effettivamente particolare: nella prima giornata hanno inserito subito due prove femminili una dopo l’altra, prima il synchro dalla piattaforma e poi il singolo da tre metri. E anche questa possiamo definirla esperienza da incamerare, per il futuro». 

A proposito, Chiara continuerà a saltare sia dai 3 che dai 10 metri?

«A livello tecnico può fare tutto come Tania Cagnotto alla stessa età. A livello fisico, è più portata per il trampolino e infatti la strada sembra ben avviata verso i 3 tre metri e i tre metri synchro. Poi, gareggia anche dalla piattaforma synchro in quanto con Noemi Batki si trova bene e i risultati ci sono. Diverso il discorso per la gara individuale dai dieci metri. Il futuro dipenderà principalmente dai risultati, vedremo poi dopo i Giochi di Tokyo come proseguire. Potrebbe anche continuare con entrambe le specialità, non escludo nulla. Il potenziale è lì, da vedere…».

Marsaglia-Tocci sono la coppia del futuro nel synchro tre metri?

«Coppia nuova, testata quest’anno, ma già in grado di ottenere grandi prestazioni superando ripetutamente quota 400 punti. Resta un fatto: sono dotati di un potenziale enorme. Con un percorso netto in una singola prova, hanno chance a tutti i livelli, sia continentale che mondiale. Ci stiamo lavorando e ci stanno lavorando. Bisogna però tenere conto del fatto che uno (Giovanni) è di stanza a Cosenza, l’altro (Lorenzo) a Roma, quindi possono allenarsi assieme solo saltuariamente, per il momento, a parte i vari collegiali. Ovvio che in vista dell’appuntamento più importante del quadriennio, cioè i Giochi di Tokyo 2020, faremo in modo di tenerli assieme il più possibile». 

Giovanni Tocci, uscito nei preliminari dai tre metri a Mission Viejo, come sta?

«Giovanni sta bene, con lui stiamo solo facendo dei piccoli ‘test’ per capire quale deve essere il programma migliore da utilizzare nel grande evento, in modo da portarlo al top tra Mondiali e Olimpiadi. Ai trampolinisti ho fatto questo discorso, recentemente: c’è tanta ‘carne al fuoco’ in questo momento, è vero, ma poco ‘filetto’. Fuor di metafora, sono in tanti a portare un super programma, non discuto, ma davvero in pochi in grado di saperlo eseguire al meglio in qualsiasi situazione. Per questo ogni dettaglio fa la differenza. A Mission Viejo c’erano condizioni particolari: intanto, bisognava smaltire il fuso orario, cosa che andrà fatta poi anche ai Mondiali coreani e ai Giochi giapponesi; in più abbiamo trovato 42 atleti in gara, un bene, perché nella rassegna iridata ce ne saranno solo pochi di più. Ci si abitua a preliminari-maratona. Stiamo quindi provando a testare ogni situazione possibile, anche quelle apparentemente meno complicate: riscaldarsi in condizioni climatiche fredde, gestire appunto il fuso orario, alzarsi presto il giorno prima della gara e il giorno di gara, andare in piscina presto ecc ecc. In più, ci sono stati cambiamenti su alcuni tuffi, proprio dal punto di vista tecnico, e ci saranno con lui fino a quando non troveremo la quadratura esatta del cerchio». 

 

Il programma della Nazionale per l’immediata futuro?

«Prevede intanto la partecipazione della coppia Bertocchi-Verzotto all’ultima tappa delle World Series prevista a Londra, dal 17 al 19 maggio, prima degli Assoluti. Quindi parteciperemo al Grand Prix di Bolzano, 14-16 giugno, con la squadra al completo e anzi allargata a diversi giovani, da testare. Per quanto riguarda la tappa precedente di Madrid, il programma resta ancora da definire. Sicuramente ci saranno Tocci-Marsaglia in quanto devono fare esperienza internazionale, perché praticamente non ne hanno, e quindi farsi anche conoscere al meglio, in primis dalle giurie. Ci potrebbe andare pure Elena Bertocchi: il regolamento del Grand Prix FINA è cambiato dallo scorso anno e permette al vincitore della classifica finale di partecipare poi l’anno successivo alle World Series. La milanese, perché no, può essere tra le potenziali vincitrici. Se anche alla fine, per dire, dovesse essere superata da una cinese, con la Nazione asiatica però già titolare del posto alle WS, subentrerebbe comunque l’atleta successiva in classifica. Quindi, vale la pena tentare. E’ anche vero che a quel punto gareggerebbe tanto tra Londra (World Series), Bolzano (Assoluti), Madrid e ancora Bolzano (Grand Prix), tra maggio e giugno, con il rischio di mettere troppa carne al fuoco e ‘bruciarsi’ per stanchezza. Vedremo in corso d’opera il dà farsi». 

Infine, Cagnotto-Dallapé: le vedremo davvero in gara agli Assoluti di Bolzano a fine maggio?

«La loro presenza lì è ancora definire. Nel senso che il percorso d’allenamento da mamme è ovviamente più complicato, in quanto può capitare che si ammalino prima le bambine e poi Tania e Francesca stesse. Ed è successo. Poi entrambe possono sempre avere qualche acciacco fisico, non sono più giovanissime del resto, è normale che accada. Morale, non si sono potute ancora allenare come si deve, e per come si deve intendo con la continuità necessaria: hanno sì saltato dal trampolino e rifatto i tuffi della loro serie-gara dai tre metri, nel synchro, ma ne hanno fatti decisamente pochi. Vale la pena presentarsi poi a un Assoluto contro Bertocchi-Pellacani, anche non al 100%, ma sicuramente in forma, per, magari, scornarsi e ‘prendere la sveglia’? Credo non farebbe bene a nessuno. Di recente ho parlato con Giorgio Cagnotto, le due ragazze si stanno allenando, ma sono ancora un po’ indietro. Quindi ai primi di maggio, dopo le vacanze pasquali, si prenderà una decisione collettiva per capire se farle rientrare già agli Assoluti o al Grand Prix successivo, sempre a Bolzano. Certo confido anche nel fatto che parliamo di atlete esperte, in grado di gestirsi al meglio». 

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Foto: USA diving

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