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Masters1000 Montecarlo 2019, Fabio Fognini regala all’Italia un trionfo che mancava dal 1968!

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51 anni. Tanti ce ne sono voluti perché un italiano tornasse a vincere il torneo di Montecarlo. Il nome è quello di Fabio Fognini che a 31 anni si è regalato la più grande soddisfazione della carriera fino a questo momento. Dopo la premiazione, il ligure ha avuto modo di trascorrere qualche momento con l’ultimo nostro giocatore a vincere nel Principato: Nicola Pietrangeli, che in molti ritengono, e probabilmente non a torto, il maggior tennista italiano della storia.

Il primo a riuscire a prendersi Montecarlo fu, nel lontano 1922, Giovanni Balbi di Robecco, che aveva intrapreso la strada del tennis dopo aver avuto un’altra carriera sportiva, quella di calciatore nelle file del Genoa. Suo avversario in finale fu il francese Alain Gerbault, di ben altra fama rispetto ai futuri Quattro Moschettieri (Henri Cochet, Jacques Brugnon, René Lacoste e Jean Borotra) e dalla vita piuttosto particolare, contrassegnata da una grande passione per la vela e le lunghe distanze, oltre che per una singola barca, la Firecrest. Balbi di Robecco uscì vincitore per 6-1 6-4 6-3 e fu il primo nostro rappresentante a vincere A Montecarlo, aggiungendosi a un già ricco albo d’oro, che comprendeva i fratelli britannici Doherty (che vinsero Wimbledon a più riprese) e l’australiano Anthony Wilding, quattro volte vincitore dei Championships.

Il secondo italiano vincitore nel Principato fu Giovanni Palmieri, già custode del Tennis Club Parioli di Roma e dunque classificato come professionista finché non intervenne l’allora presidente federale Alessandro Lessona a riqualificarlo come dilettante. Nel 1935, l’anno dopo aver trionfato a Roma, vinse a Montecarlo contro il britannico Henry “Bunny” Austin, che aveva conquistato due titoli consecutivi nei due anni precedenti (e nella seconda occasione aveva battuto Giorgio De Stefani, il primo italiano ad arrivare in finale al Roland Garros, in cui strappò un set a Cochet). Palmieri vinse per 6-1 6-1 7-5 contro l’uomo che, dal 1938 al 2012, rimase l’ultimo finalista britannico di Wimbledon, prima dell’avvento di Andy Murray.

Il terzo degli italiani di Montecarlo fu, come accennato, Nicola Pietrangeli, che non vinse il torneo una volta sola, ma tre, in quegli Anni ’60 che videro, verso la loro fine, la trasformazione da circuito diviso tra dilettanti e professionisti a Open (e il torneo del Principato si adeguò nel 1969). Pietrangeli, nel 1961, batté in quattro set il francese Pierre Darmon, nel 1967 sconfisse in altrettanti parziali l’australiano Martin Mulligan (che poi sposò un’italiana e giocò per il nostro Paese in Coppa Davis dopo aver ottenuto il passaporto), mentre nel 1968 a soccombere fu il sovietico Alex Metreveli, anche se in questo caso i set furono due, un fatto anomalo per i tempi. Metreveli è un altro nome importante: fu finalista dello sciagurato Wimbledon 1973, quello del grande boicottaggio derivante dalla controversa squalifica dell’allora jugoslavo, e oggi croato, Niki Pilic per una vicenda di Coppa Davis, in cui la federazione del suo Paese sosteneva che avesse rifiutato la convocazione e lui il contrario. Tornando a parlare di Pietrangeli, nel suo palmares c’è anche la finale del 1966, persa contro un altro signore della terra rossa, Manolo Santana.

Ma nell’albo d’oro di Montecarlo non ci sono solo gli importanti nomi italiani: dei Quattro Moschettieri sopracitati l’unico a vincere fu Cochet, ma ci sono anche i nomi dell’americano Bill Tilden (1930), del tedesco Gottfried von Cramm (1937 e 1938), dell’australiano Frank Sedgman (1952), dello spagnolo Andres Gimeno (1960), dell’altro iberico Manuel Orantes (1975), del rumeno Ilie Nastase, che fece tris tra il 1971 e il 1973, fino ad arrivare all’argentino Guillermo Vilas, all’onda svedese (Bjorn Borg, Mats Wilander, Henrik Sundstrom, Joakim Nystrom tra il 1977 e il 1987 con rare incursioni non di Svezia). L’albo d’oro, poi, racchiude anche i principali nomi della terra dei tempi moderni, dall’austriaco Thomas Muster allo spagnolo Sergi Bruguera, dal brasiliano Gustavo Kuerten all’altro iberico Carlos Moya, per terminare con gli undici trionfi di Rafael Nadal, inframmezzati da due successi di Novak Djokovic e uno di Stan Wawrinka.

Questo è il torneo che ha vinto Fabio Fognini, quello di grandissimi nomi che hanno fatto la storia del tennis globale, non solo italiano, ed è la conferma ulteriore della forza di un giocatore che non ha ancora finito, con ogni probabilità, di dire quello che deve sulla propria carriera tennistica.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: LaPresse

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