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Sci Alpino

Gigante Sölden: ma che brava Lara Gut!

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La prima gara della stagione olimpica va in archivio con la certezza che Lara Gut sarà una delle più importanti protagoniste per i prossimi mesi. Nessuno ha mai messo in dubbio lo straordinario talento della ventiduenne elvetica di Comano, che però non aveva mai brillato così tanto in gigante: quella sciata così precisa sul muro, in modo particolare nella prima manche, unita alla grande scorrevolezza conclusiva derivante dal suo feeling con la velocità costituiscono segnali più che significativi; la Gut, continuando su questa strada, potrebbe persino essere competitiva per la Coppa del Mondo assoluta.

Le altre note positive di giornata si chiamano Tina Weirather e Mikaela Shiffrin. L’atleta del Liechtenstein era data in grande forma e non ha tradito le attese, sebbene con quel pettorale numero 37 sarebbe stato soddisfacente un qualunque piazzamento a punti; quinto posto, invece, e la serenità dei tempi migliori che pare ritrovata. Subito dietro di lei la giovanissima statunitense: se inizia ad avvicinare la top five anche tra le porte larghe, molto presto diventerà seriamente competitiva per la lotta alla sfera di cristallo. Ha 18 anni, non dimentichiamolo mai, e raramente la storia dello sci ha offerto una fenomena così genuina già a questa età.

Delusa di giornata è Tina Maze. Male nella prima manche, peggio nella seconda: fuori linea, fuori tempo, la slovena non è riuscita a trovare il giusto mix tra aggressività e sensibilità. L’incredibile dominio di un anno fa sul Rettenbach sembra acqua passata, ma probabilmente si è trattato unicamente di una giornata storta, che non inficia le sue legittime ambizioni per questa stagione.

Chiudiamo con le azzurre. Spesso, nei mesi scorsi, si è parlato dell’importanza dell’atteggiamento con cui ci si presenta al cancelletto di partenza; la famosa “cattiveria agonistica”, o voglia di rischiare fino all’estremo. Quella che ha messo in pista Nadia Fanchini nella seconda manche, dove peraltro ha staccato il miglior tempo, coronando una rimonta di ben quindici posizioni dopo una prima prova che aveva deluso lei stessa prima di tutti. Denise Karbon, dal punto di vista prettamente stilistico, è quella che ha sciato meglio: la diciannovesima piazza finale non rende giustizia all’armonia del suo gesto tecnico, ma d’altronde nella parte conclusiva della seconda manche è forse venuta meno un po’ di benzina, mancanza pienamente legittima considerando il fresco recupero dal grave infortunio primaverile. Discorso simile per Federica Brignone, talvolta apparsa forse troppo “in controllo”: col tempo tornerà su, per lei era importante riprovare le sensazioni della gara e non scivolare troppo lontano. Tra quelle non qualificate tra le trenta, alcune hanno accusato distacchi abissali, in parte giustificabili perché si tratta di una squadra largamente costituita da atlete al rientro post-infortunistico, altre hanno dato l’idea di essere andate comunque a tutta, ma forse è venuta meno l’esperienza che su una pista così particolare gioca un ruolo cruciale: a livello di prestazione complessiva era lecito attendersi un paio di qualifiche in più in zona punti, tuttavia la stagione è appena agli inizi.

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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