Pallavolo
Volley A1 femminile, play-off. Conegliano: la legge del più forte ma per la “sfida totale” in Champions Novara può risorgere
Conegliano in trionfo ma non è finita qui. L’Imoco ha vinto lo scudetto, dominando due terzi della serie di finale e dimostrando di essere più forte di Novara anche nelle sfide combattute come è stata gara-3. Le venete hanno meritato di vincere lo scudetto bis facendosi trovare pronte al momento giusto della stagione, dopo aver sofferto tanto soprattutto in Europa, essere entrate per il rotto della cuffia nella seconda fase, aver lasciato qualche punto qua e là in regular season. Alla fine, però, i conti tornano in casa Imoco perché è arrivata prima la Supercoppa, il meno nobile dei trofei stagionali, e ora lo scudetto a rendere l’annata indimenticabile (e lo potrebbe essere ancora di più con la coppa continentale in bacheca).
Conegliano ha vinto perché ha l’alzatrice più forte ed imprevedibile dell’intero campionato e non solo: Joanna Wolosz ha incantato nei play-off, guidando letteralmente la sua squadra nei momenti più importanti con giocate di altissimo livello che hanno mandato in tilt muri e difese avversari. Conegliano è stata più squadra, ha potuto contare su due bande concrete ed efficaci in attracco e in ricezione, le quasi omonime Sylla e Hill, su due centrali di spessore come De Kruijf e Danesi che sin sono un po’ spente alla distanza dopo un avvio stratosferico della serie e su un libero strepitoso come De Gennaro che ha posto la sua firma sul tie break decisivo di gara-3 con una difesa “impossibile” contro Egonu.
Novara, invece, è stata troppo Egonu dipendente in finale e l’opposto azzurro non sempre ha risposto presente alle sollecitazioni continue di una Carlini che, a questi livelli, un po’ si inibisce e commette troppe imprecisioni, non riuscendo ad innescare fino in fondo le proprie bocche da fuoco. In particolare le centrali, con Chirichella e Veljkovic ad inseguire amalgama e palloni sparati non sempre uno uguale all’altro e da cercare di arpionare e mettere a terra: pratica riuscita solo a sprazzi. E poi il nodo bande: solo Bartsch ha tenuto un minimo di continuità di rendimento nella serie decisiva. Piccinini ha dato equilibrio in difesa ma in attacco ha fatto poco o nulla, anche Plak è andata a sprazzi, spegnendosi progressivamente nei set in cui è stata chiamata in causa e Nizetich ha fatto qualcosa al servizio ma in attacco, nelle poche volte in cui è stata chiamata in causa, non è mai riuscita ad incidere. Bene, invece, Sansonna in ricezione e in difesa anche se i due fondamentali di seconda linea non sono stati la specialità della casa per Novara nella serie finale.
Tra dodici giorni esatti Conegliano e Novara si ritroveranno una di fronte all’altra per la “sfida finale”, l’atto conclusivo della Champions League a Berlino. L’ultima rivincita per Novara che non vuole chiudere la sua stagione con la sola Coppa Italia in bacheca e, con l’Egonu vista in gara-3, può anche sognare di sovvertire il pronostico che vede ancora una volta le venete favorite sulla carta.
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Foto Ettore Griffoni Live Photosport