Artistica
Ginnastica artistica: un 2012 di grandi addii e ritiri
È un 2012 di grandi addii per la ginnastica artistica. Campionesse, medagliate, ragazze che hanno lasciato qualcosa di importante a questo sport hanno deciso di ritirarsi.
Il nome che spicca è sicuramente quello di Nastia Liukin (nelle foto), una delle più grandi ginnaste statunitensi della storia. La reginetta delle Olimpiadi di Pechino quando divenne la terza ragazza a stelle e strisce a vincere il concorso generale (dopo Mary Lou Retton a Los Angeles e Carly Patterson ad Atene, prima del trionfo della Douglas a Londra) e si portò a casa anche altre quattro medaglie (tre d’argento, una di bronzo). Un’eroina sportiva che ha fatto innamorare una generazione di bimbe e appassionate e che aveva deciso di staccare dopo l’apoteosi cinese. L’anno scorso, però, si era rimessa in pista per cercare una nuova avventura a cinque cerchi. Non c’è stato niente da fare visti i risultati ben al di sotto delle aspettative ottenuti ai Trials. La standing ovation di un’arena gremita da 18000 spettatori basta a far capire come sia calato il sipario su una grandissima carriera a cui è mancata solo la conquista dell’iride nell’all-around (anche se compensata da nove medaglie mondiali conquistate in tre rassegne) per renderla leggendaria.
La connazionale Shawn Johnson avrà sì tre anni in meno (classe ’92) ma è stata una delle maggiori rivali della Liukin, agguerrita, mai doma e sempre pronta a stupire. Nella sua bacheca è sì arrivato il mondiale (Stoccarda 2007, proprio davanti alla compagna di squadra) ma manca clamorosamente il titolo olimpico generale: a Pechino arrivò alle spalle di Nastia, ma fu oro alla trave e d’argento in altre tre occasioni. Anche lei ha cercato uno spettacolare rientro nel 2011 ma il suo ginocchio ha deciso di non appoggiarla.
Oltre alla grande fantasia, alla precisione e alla polivalenza c’è un fattore indiscusso che le accomuna: un’indiscutibile bellezza che ha permesso a loro di iniziare una carriera nel mondo dello spettacolo: Nastia ha partecipato come guest star in diverse fiction, è testimonial di diversi marchi ed è ospite in parecchi talk show; Shawn ha vinto l’ottava edizione del Ballando con le stelle americano.
Storia molto simile anche per Alicia Sacramone. La venticinquenne d’origini italiane è stata una delle bandiere dello squadrone d’oltreoceano che salì sul secondo gradino del podio di Pechino, ma è soprattutto l’americana ad aver vinto il maggior numero di allori mondiali (dieci!). Il suo ritorno nel 2010 era stato glorioso con la conquista del titolo nazionale per poi replicarsi l’anno successivo con uno stupendo oro a squadre ai Mondiali di Tokyo (che fa il paio con quello di Stoccarda). I problemi alla spalla e al tallone d’Achille non le hanno impedito di spiccare il volo verso altissimi livelli ma il coach ha deciso di non chiamarla per i Giochi…
L’addio più romantico è quello di Oksana Chusovitina, la nonna della ginnastica, una trentasettenne dal cuore grande così e che vinceva già nel 1991 quando la Johnson era solo nella mente dei genitori, la Liukin aveva appena imparato a parlare e la Sacramone aveva ancora il grembiulino dell’asilo. Venti primavere di attività, unica donna a disputare cinque Olimpiadi, dieci Mondiali, a cambiare tre nazionalità, a rivincere dopo essere diventata mamma, la più titolata al volteggio (nove medaglie mondiali, una olimpica), capace di tornare sul podio iridato a distanza di vent’anni (da Indianapolis1991 a Tokyo 2011). Un monumento dell’artistica.
Vinceva con la Squadra Unificata a Barcellona 1992, l’Urss si disgrega e lei inizia a concorrere col suo Uzbekistan: a quel punto addio sogni di gloria con la squadra ma da individualista il suo talento e la sua classe rimangono cristallini. Poi la leucemia del figlio la costringe ad emigrare in Germania; Alisher guarisce e lei per gratitudine decide di gareggiare sotto la bandiera teutonica a cui regalerà l’argento di Pechino nella sua amata specialità (oltre al quinto posto in Gran Bretagna). Mancherà la sua indiscutibile classe e la sua voglia immensa di sport e di vita.
Si è fatta da parte anche Jennifer Pinches, bell’esponente della ginnastica britannica. Ha detto addio anche Diane Dos Santos, la brasiliana che si rivelò al Mondo vincendo il mondiale al corpo libero nel 2003 e che poi ha avuto alcuni problemi di doping nel 2009. Gli infortuni al ginocchio si sono fatti pesanti e l’hanno costretta a lasciare il mondo fatato.
In ambito nazionale abbiamo dovuto fare i conti con la lettera struggente di Giulia Leni. La senese a soli diciassettenne anni ha deciso di lasciare palestra e materassini dopo una serie di infortuni e dopo la delusione per la mancata convocazione a cinque cerchi. Avrebbe sicuramente potuto dare ancora molto a questo sport ma la voglia di tornare alla vita vera era troppo forte come lo è la sua voglia di impegnarsi a spron battuto sui banchi di scuola prima di iniziare la strada per realizzare il suo sogno: diventare un medico! Abbiamo perso un talentino che con l’Italia juniores conquistò un bronzo europeo solo due anni fa, che vinse uno scudetto con la sua Brixia nel 2011 e che quest’anno aveva provato a ritornare su buoni livelli col terzo posto alle parallele ottenuto agli assoluti di Catania.
È calato il sipario anche sulla carriera di Lia Parolari. Lei che rimarrà per sempre nel codice dei punteggi col suo stalder unito con salto raggruppato indietro in uscita dalle parallele, suo attrezzo preferito. La bresciana è riuscita a salire sul trono nazionale nel 2008 ma i grandi risultati sono arrivati in precedenza con lo storico oro europeo di Volos 2006 insieme a Vanessa Ferrari, Federica Macrì, Carlotta Giovannini e Monica Bergamelli: mai la ginnastica femminile era arrivata così in alto. La ventiduenne ha poi contributo anche a un magico quarto posto al Mondiale di Stoccarda 2007 prima di venire convocata per i Giochi olimpici quando riuscì a strappare un quattordicesimo posto nella finale all-around.
L’altro talento di Orzinuovi, nonché coetanea, Vanessa Ferrari, la ginnasta italiana più forte di sempre, la campionessa mondiale del 2006, ha meditato di lasciare dopo la cocente delusione del quarto posto al corpo libero, ma l’amore per questo sport è più forte di tutto e il ritorno in palestra due settimane fa sembra aver restituito la classe della vera campionessa che è.
Qualche ripensamento lo ha avuto anche Catalina Ponor. La rumena era delusa per non essere riuscita a salire sul podio della trave dopo aver trionfato ad Atene, ma si era ritrovata la sorpresa dell’argento al corpo libero: un rientro più che soddisfacente per la venticinquenne che aveva annunciato un primo qualche mese prima dell’inizio dell’Olimpiade 2008. Per lei le vacanze finiranno a metà ottobre, poi renderà nota la fatidica decisione.
Sandra Izbasa sta tornando piano piano senza sforzare. La rumena ha dichiarato che non ha rimpianti su Londra e sul suo grave errore al corpo libero e che vincere al volteggio, dove non se lo aspettava, è stato magnifico. Speriamo che la voglia di proseguire sia più forte delle amarezze.