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Scherma, Europei 2019: Elisa Di Francisca, testa da fuoriclasse. Spadisti, costanza storica. A Errigo resta il Mondiale

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Anche meglio di ogni più rosea previsione. Finora. Italia da sogno nella 33esima edizione degli Europei di scherma. Al termine della seconda giornata, arrivano altre quattro medaglie azzurre. Gli spadisti mantengono una media da record, con otto podi in nove gare importanti stagionali (senza vittoria, arriverà); Elisa Di Francisca supera sé stessa, eguaglia Vezzali e Pozdniakov con cinque titoli europei nel fioretto, vince da mamma quattro anni dopo Montreux 2015, esorcizza l’incubo Deriglazova che lei non ha mai sofferto in realtà, anzi (battuta 10 volte in 14 incontri) e lancia l‘Italia nel medagliere, con 2 ori, 2 argenti e 2 bronzi, sempre più prima a nemmeno metà cammino. Tutto questo in due sole giornate di gare a Dusseldorf, terra di conquista tricolore. Sperando di non ripete al… contrario l’esperienza dello scorso anno: 1 oro agli Europei, 4 ai Mondiali!

ELISA, QUINTA SINFONIA

Epica #MammaAtleta. L’impresa di oggi griffata dalla jesina vale tanto, tantissimo. Intanto, è il settimo oro ‘pesante’ della carriera dopo quello iridato (2010), olimpico (2012) e gli altri quattro europei. Lo conquista da mamma di Ettore, nato due anni fa, dopo essere tornata in gara lo scorso giugno agli Assoluti di Milano, ma  aver iniziato a fare sul serio solo ad aprile grazie anche al nuovo sodalizio con Stefano Cerioni, suo maestro ‘storico’ fin da quando era bambina. Elisa è un “cigno” di eleganza unica in pedana, dove può toccare in allungo, con parate e risposte, di fuetto, in tempo, in ogni modo. Il suo ritorno (anche se sembra sì e no al 75%! della forma piena) è un toccasana per il fioretto azzurro, perché la scherma è uno sport dove si vince di testa. E la testa della DiFra è da fuoriclasse assoluta, alla Vezzali. Prendete la gara di oggi: se c’è da soffrire (vedi Butruille agli ottavi) soffre; se c’è da rimontare sotto 12-10 (vedi Thibus, in semifinale) rimonta; se c’è da dominare (Ebert, addirittura Deriglazova in finale, superata 15-8) domina. E’ una provocazione quest’ultima, per dire che può gestire ogni situazione. E quando sarà al top della forma, cosa accadrà? Lo scopriremo magari fra un mese, ai Mondiali di Budapest. La rivincita della finale di Rio 2016 (fatte le debite proporzioni, sia chiaro) è servita, con una classe immensa da parte di Elisa, ma soprattutto con una determinazione che le fa onore. Grinta, attributi, tecnica, fisico. Ha tutto. E da lei dovrà imparare Alice Volpi, che ha perso in semifinale dalla sua bestia nera Deriglazova (ko 14 volte su 16 assalti con la russa, anche in finale mondiale 2017), sprecando tre stoccate di vantaggio in un momento importante del match e perdendosi poi in qualche protesta di troppo. A volte giustificata, a volte meno. Manca un ultimo step per la campionessa del mondo in carica se vuole arrivare al livello di ‘forza mentale’ della stessa Deriglazova e di Elisa. Palumbo è uscita agli ottavi dopo un’ottima stagione coronata da due podi in Coppa (brava), ottavi fatali anche ad Arianna Errigo, che non vince in Coppa da tre anni e agli Europei dal 2017 (ultimo suo trionfo). Ora si sposerà, poi sarà tempo di pensare al Mondiale, ma in caso di risultato negativo anche lì nel fioretto (e per una del suo palmares solo la medaglia porta soddisfazione) forse sarà tempo di riflettere sul doppio impegno fioretto-sciabola.

SPADA COSTANTE E STREGATA

Dulcis in fundo, un enorme plauso a Santarelli e Garozzo, che dopo 90 anni hanno riportato l’Italia al doppio podio europeo nella spada maschile individuale! Il primo ha centrato la medaglia importante numero uno in carriera, il secondo l’ha rimessa al collo 5 anni dopo il bronzo iridato di Kazan 2014. La spada maschile quest’anno non ha perso un colpo, centrando otto risultati tra i primi tre in nove gare di primo livello e con sei atleti diversi. Incredibilmente, manca la vittoria, che magari arriverà quando conta di più (leggi Mondiali). Ma il ‘nuovo corso’ partito con l’addio di Pizzo all’azzurro si è aperto con il podio a Cali di Fichera (ancora infortunato al braccio e oggi fuori ai 16esimi, va giustificato) ed è proseguito con questo doppio metallo europeo, anche se l’ultimo e l’unico trionfo rimane quello di Mazzoni nel 1981, oggi maestro di Garozzo. E un rimpianto enorme resta nell’aria per Gabriele Cimini: agli ottavi di finale conduceva 10-5 e poi 12-8 sul futuro vincitore, l’israeliano Freilich, che porta il suo paese dove non era mai arrivato prima, cioè all’oro continentale. Ma lo spadista azzurro si è perso sul più bello, subendo un parziale di 0-7. Come sarebbe finito il torneo se avesse battuto l’israeliano? Non lo sapremo mai. Un dato: la spada azzurra c’è e domani toccherà alle ragazze confermarsi tra le migliori dopo una stagione che ha visto anche Navarria (due volte) e Fiamingo salire sul podio, ancora senza vittoria…

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Foto: Bizzi Federscherma

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