Scherma
Europei scherma 2019: ben tornata, mamma Elisa Di Francisca! Azzurri primi per numero di medaglie. Avanti tutta verso Budapest, con un solo dubbio da fugare
L’Europeo della ‘nuova’ Di Francisca, delle spadiste ritrovate, delle conferme targate Foconi e… sciabolatori, della novità (sul podio) Santarelli, di un’Italia che chiude con dieci allori nel medagliere finale, come nessun’altra Nazione, anche se la Russia ci batte per numero di ori (4 a 2) e la Francia per un argento in più, complessivamente. Poco male. Un anno fa esatto, dopo l’edizione di Novi Sad, gli azzurri chiusero terzi con 1 titolo e otto medaglie, la Russia vinse ‘tutto’ portandosi a casa sei gemme del metallo più pregiato, poi però ne centrò una sola nella rassegna iridata di Wuxi 2018, contro le quattro della Nazionale tricolore. Tutto cambia in questo sport meraviglioso, nel volgere anche di pochi giorni. La presenza tra le Nazioni a medaglia di Israele, Georgia, Repubblica Ceca e Danimarca dimostra una volta di più come la scherma stia ampliando il suo raggio d’azione e rimanere competitivi diventi un’operazione complessa. L’Italia, però, ci riesce sempre e va sottolineato, perché non può essere tutto scontato.
CERTEZZE E UN DUBBIO
Gli azzurri escono dal padiglione fieristico di Dusseldorf, dove si è appena svolta la 33esima edizione dei Campionati Europei, con rinnovate certezze e un solo dubbio, se vogliamo, da fugare alla svelta. Il dubbio riguarda il mancato successo nelle prove a squadre (a fronte però di quattro medaglie, tutte di bronzo e nel 2018 non si vinse nemmeno un titolo individuale), dove storicamente l’Italia era ed è una potenza. In realtà complessivamente i risultati nelle gare a staffetta sono da considerarsi molto buoni, perché nessun team tricolore è andato oltre il 5° posto (ottenuto dalla spada maschile a squadre), mentre le sciabolatrici hanno chiuso quarte, come un anno fa (anche ai Mondiali), restando però sempre tra le Nazioni da battere, con competitività. E questi due sono stati… i ‘peggiori’ risultati ottenuti dai vari team. Piace particolarmente la medaglia vinta nella spada femminile, medaglia che mancava da tre anni e lascia addirittura rimpianti per come è terminata la semifinale con la Russia (rimonta clamorosa di Alice Clerici con le azzurre sotto di sette stoccate nell’ultima manche, poi sconfitta al minuto supplementare), ma appunto sembra davvero stia per aprirsi un nuovo ciclo con questo gruppo. Onestamente si può sognare in grande, ma bisogna prima qualificarsi per Tokyo e il Mondiale di Budapest tra meno di un mese sarà il banco di prova decisivo.
Navarria e Fiamingo sono (o sono state) campionesse del mondo senior, la siciliana per due volte consecutive (2014-2015) ed è argento olimpico in carica; Isola e Clerici sono (o sono state, la prima in carica, la seconda nel 2017), iridate juniores. Se è vero che la squadra non è mai la sommatoria dei valori individuali, è altrettanto vero che quattro spadiste così possono ‘far tremare’ il mondo, se solo trovano la chimica giusta per diventare un gruppo solido, come pare stia avvenendo. Tre podi nelle ultime tre gare disputate (due in Coppa del Mondo), con formazioni variate e atlete diverse in chiusura. Ora toccherà al CT Sandro Cuomo dare certezze alle atlete e probabilmente trovare una formula definitiva per far ruotare le ragazze, anche se è vero che fossilizzarsi su una singola atleta in chiusura assalti può essere a volte controproducente, in quanto la scherma è spesso un gioco di accoppiamenti e non ci si può trovare ‘bene’ con tutte le avversarie. Dipende da chi ti trovi di fronte. È probabile, per esempio, che Alice Clerici abbia un feeling particolare con le russe, anche se in realtà ha tirato bene sempre quando è stata chiamata in causa. Di certo si riparte dal quartetto bronzo continentale, ovvero Isola-Navarria-Fiamingo-Clerici, sapendo però di poter contare anche su Santuccio (la migliore delle azzurre a livello individuale, non va dimenticato, unica a spingersi fino ai quarti di finale) e Rizzi. I maschi sembrano aver assorbito al meglio l’addio di Paolo Pizzo all’azzurro e l’inserimento in squadra definitivo di Gabriele Cimini. Il quinto posto di Dusseldorf non è da buttare, ma fa scalare Fichera e compagni al quarto posto nel ranking complessivo assoluto, cioè nell’ultima posizione possibile per garantirsi un posto diretto in vista di Tokyo 2020. Fondamentale sarebbe centrare un podio ai prossimi Mondiali. Quanto agli sciabolatori, onestamente non perdono un colpo: vanno sempre a medaglia (e vincono in Coppa del Mondo) e sono secondi nella classifica assoluta, a meno di 40 punti dai coreani. Attendiamo solo un acuto d’oro nell’individuale, ben sapendo che la concorrenza è probabilmente la più qualificata complessivamente parlando e che… se anche volessero ‘tenerlo’ per le Olimpiadi del 2020 (ultimo a vincere Aldo Montano, nel 2004, con Occhiuzzi finalista a Londra 2012), non ci offenderemmo, anzi…
Eccoci alle fiorettiste, anche loro di bronzo, in questo caso con un pizzico di delusione: va detto che sono proprio tante e tutte forti. Un team con Di Francisca-Errigo-Volpi-Batini fa indubbiamente sognare per palmares individuale, ma nessuno può garantire poi il livello più alto nel suo svolgimento in gara (e ci sono anche Mancini, Cipressa, Favaretto, Palumbo). Dunque, quale quartetto scegliere per il Mondiale? Bella domanda. Una piccola ‘patata bollente’ che lasciamo volentieri al ‘comandante’ Andrea Cipressa, ripartendo però da un dato importante: il ritrovato feeling di Arianna Errigo soprattutto nella finale per il bronzo contro la Germania (+10 nel computo complessivo delle stoccate, in tre assalti), dato da cui ripartire dopo la delusione per l’uscita agli ottavi di finale nella gara individuale. Come dice Elisa Di Francisca, “se vogliamo tornare a vincere, abbiamo bisogno della miglior Errigo”. Ecco. Dopo l’imminente Matrimonio (fra due giorni, auguri!), aspettiamo la muggiorese in versione Tsunary. Magari 2.0.
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Foto: Bizzi Team