Formula 1
F1, GP Francia 2019: il trionfo della noia! Piloti legati a troppe norme e alla gestione di gomme e di consumi
“Che barba, che noia, che noia, che barba!“. Ammettiamolo, il GP di Francia, ottavo appuntamento del Mondiale di F1 2019, è stato tutt’altro che uno spettacolo attrattivo. Al di là della regale e meritata vittoria di Lewis Hamilton (Mercedes), gli spunti sono davvero pochi e, oltre ai complimenti doverosi al britannico, poco si può fare. Al contrario, invece, tanto c’è da dire. Il Circus dibatte ormai da tempo sul come rendere più emozionanti le gare. Il 2021 è il D-day del cambiamento. L’obiettivo è far sì che l’esito delle corse sia più incerto e nello stesso tempo permetta ai piloti di essere più dediti alla velocità e meno alla gestione.
Allo stato attuale delle cose la situazione è davvero critica. Il dominio della Mercedes, frutto di un’eccezionale lavoro di tecnica e strategia, è anche conseguenza di un regolamento in cui il mutare dello status quo è decisamente problematico. In primis parliamo del fattore gomme. Gli pneumatici Pirelli, per volere dei poteri forti, sono stati progettati per “distruggersi”. Pertanto, chi trova la quadra e sa gestirli ha un vantaggio abissale rispetto a tutti. Onore al merito a chi c’è riuscito, quindi alle Frecce d’Argento, ma senza dubbio la guida dei protagonisti ne è inficiata. Il controllo del degrado telecomandato dai box è agghiacciante e ascoltare il povero Charles Leclerc chiedere lumi in proposito fa capire che forse ci si è spinti un po’ oltre.
Una F1 poi limitata da troppe norme in cui non si fa fatica a capire quale sia l’applicazione: a volte vengono fatti passare in cavalleria cambi di direzione in rettilineo ed a volte andare lungo è sinonimo di penalità. Incertezza che non aiuta e non stimola il più delle volte il pilota a rischiare. L’effetto “tassista” è deludente, in primis per chi si trova dentro un abitacolo e in secondo luogo per chi è spettatore. Un aspetto che va a legarsi al controllo dei consumi del carburante, ulteriore zavorra normativa da associare alle assurde imposizioni del parco chiuso che allargano a dismisura le distanze tra i top team e il resto della compagnia.
Una riflessione andrebbe fatta perché a Le Castellet, forse, si è raggiunto un punto di down. Liberty Media, oltre che guardare al portafoglio, dovrà preoccuparsi dello show e dell’agonismo, fonti di ricchezza chiare nel grande giro d’affari del Circus.
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