Formula 1
F1, GP Austria 2019: Ferrari penalizzata ancora. Il peso politico del Cavallino Rampante ai minimi storici
C’era una volta la Ferrari del Drake Enzo Ferrari, c’era una volta la Ferrari di Luca Cordero di Montezemolo, c’era una volta la Ferrari di Sergio Marchionne. Ed oggi? Difficile trovare una risposta perché di fatto le figure dirigenziali ci sono, ovvero il presidente John Elkann e l’amministratore delegato Louis Carey Camilleri, ma la loro presenza non si avverte ed è poco incisiva.
La Rossa nelle ultime tre gare ha perso due vittorie che, con regole interpretate diversamente a seconda della circostanza, sono andate a danneggiarla. L’unico che ci ha messo la faccia, come si suol dire, è stato il Team Principal Mattia Binotto. Con i soliti modi garbati, il tecnico italo-svizzero ha fatto valere le ragioni della scuderia senza però ottenere grandi risultati e rimediando due riscontri negativi all’atto pratico: la penalità comminata a Sebastian Vettel a Montreal e il danno subito da Charles Leclerc, nel contatto con Max Verstappen, non sanzionato in Austria.
E la posizione della massima autorità del Cavallino Rampante? Non è dato saperlo. La sensazione che Binotto sia lasciato un po’ solo al proprio destino, costretto quasi a dover fare tutto, tra gestione sportiva, tecnica e politica, non è il massimo. Nessuno vuol dire che l’ex direttore tecnico della Rossa non abbia responsabilità perché, quando ci sono errori nella gestione del weekend, il primo a rispondere è il Team Principal. Tuttavia il silenzio dai piani alti è rumoroso. Al di là di una dichiarazione sul giro più veloce a Baku firmato da Leclerc, non c’è traccia di Elkann. Probabilmente servirebbe maggior compattezza al di là degli slogan, specie in momenti come questo dove tutto gira per il verso sbagliato.
L’impressione di un’inconsistenza politica della Ferrari non è irreale perché due casi controversi di questo genere sono andati a suo danno. Nell’era “schumacheriana” difficilmente sarebbe accaduto e, senza voler essere troppo nostalgici, alzare la voce a tutti livelli sarebbe necessario. Per lottare in F1 è necessario anche questo e ciò a Maranello sta mancando.
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