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Wimbledon 2019: Marco Cecchinato esce di scena al primo turno. L’azzurro piegato ancora da Alex de Minaur in tre set

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Continua il periodo negativo per il nostro Marco Cecchinato (n.41 del ranking). L’azzurro è costretto ad incassare una nuova eliminazione al primo turno e Wimbledon ancora una volta gli riserva tanta amarezza. Il nome del suo “giustiziere” è sempre lo stesso: l’australiano Alex de Minaur (n.29 del mondo), capace di fermarlo all’esordio l’anno passato. Un match negativo dell’italiano, sconfitto 6-0 6-4 7-6 (5), trovando una minima reazione solo nel terzo parziale ma non avendo la forza di protrarre la sfida. Con questo risultato, dunque, l’aussie se la vedrà nel prossimo round contro l’americano Steve Johnson (n.71 del ranking), vittorioso contro lo spagnolo Albert Ramos (n.99 ATP) 6-4 6-2 6-3.

Nel primo set l’azzurro, dopo non aver capitalizzato quattro palle break, si spegne letteralmente. Il siciliano subisce la profondità dell’avversario, commettendo 10 errori non forzati. Un tennis troppo brutto per essere vero quello di Cecchinato, costretto a cedere il parziale con uno sconfortante 6-0, in 30′, dominato in lungo e in largo dal giocatore oceanico.

Nel secondo set l’avvio è favorevole ancora l’australiano, a segno con il break nel secondo game. Marco ha una reazione, raggiungendo il suo rivale nel sesto gioco e facendo vedere delle variazioni sul tema. Sfortunatamente, la verve agonistica del palermitano viene sopraffatta dalla maggiore adattabilità a questa superficie di de Minaur, molto abile a forzare i tempi nel decimo game e quindi ad ottenere il break che vale il secondo set sul 6-4, forte di 11 winners.

Nel terzo set il nostro portacolori eleva il livello del suo tennis e i turni al servizio sono senza dubbio meno laboriosi. Marco si costruisce, infatti, una palla break nel settimo game senza però avere modo di concretizzarla. L’equilibrio regna sovrano e nel tie-break de Minaur sciorina ancora ottimi colpi nel momento più importante, chiudendo sul 7-5, con 33 colpi vincenti, 19 errori non forzati, contro i 44 dell’italiano. Un dato, quest’ultimo, da evidenziare.

 

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Foto: LaPresse

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