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Tuffi, Mondiali 2019: i giovani italiani in rampa di lancio. Chiara Pellacani una certezza, Riccardo Giovannini alla “prima” tra i grandi

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Il talento, la sorpresa, il futuro. La giovane Italia dei tuffi è pronta a salpare metaforicamente alla volta di Gwangju, in Corea del Sud, dove in realtà si trova già da sabato scorso e aprirà una finestra con vista Tokyo 2020, guardando pure al quadriennio successivo considerando l’età media dei suoi nuovi protagonisti. Solo otto gli atleti convocati per i Mondiali, meno rispetto al recente passato, in attesa di ritrovare ai massimi livelli anche Tania Cagnotto e Francesca Dallapè, ma si può guardare avanti con fiducia. I ricambi non mancano.

Ecco, a proposito: quali sono i prospetti su cui puntare nella squadra azzurra che attraversa un completo periodo di ricambio generazionale dopo quattro lustri, poco meno, di grandi successi? Nonostante abbia solo 16 anni (17 a settembre), la leader di questo nuovo movimento tuffistico nostrano non può che essere Chiara Pellacani, uno scricciolo di 155 centimetri per 53 chilogrammi, da Roma, che ha già maturato notevole esperienza a livello senior e vinto un oro pesante agli Europei di Glasgow, un anno fa, vinto con Elena Bertocchi, dal trampolino synchro 3 metri, proprio la specialità di Cagnotto-Dallapé. La teenager romana è il vero grande talento naturale del gruppo, ricordando che la prima medaglia importante di Tania ai Mondiali arrivò a Montreal 2005, cioè a 20 anni. Come dire, se proprio vogliamo azzardare un confronto (ma non è il caso e torneremo sull’argomento), Chiara ha ancora tre anni e mezzo per affinare la sua tecnica. Già sopraffina. E’ atleta esplosiva che si cimenta con costrutto in tante gare, dalla piattaforma e dal trampolino 3 metri, sia singolo che synchro. Al momento, non avrebbe senso scegliere. Potrebbe andare avanti a lungo in entrambe le specialità, oppure seguire le orme della citata Cagnotto che a 23 anni, dopo il 5° posto di Pechino 2008 dai 3 metri, svoltò definitivamente rinunciando ai 10 metri, dove pure aveva conquistato due ori individuali agli Europei, Madrid 2004 ed Eindhoven 2008. Pellacani sembra non voler rinunciare a nulla, anche se al momento la specialità in cui appare più performante resta il trampolino da tre metri. Ha già esordito ai Mondiali a Budapest 2017, motivo per cui l’emozione della prima volta è ormai un ricordo lontano. E’ il momento di stupire davvero anche a livello assoluto. Con Batki (dai 10 metri synchro) e Bertocchi (dai 3 metri synchro) si giocherà forse le migliori chance da podio in Corea (difficile, non impossibile), ma attenzione alla gara singola dai tre metri perché lì potrebbe veramente puntare a un colpaccio comunque inatteso. Testa, carattere, voglia, qualità: ha tutto per emergere. Non azzardiamo paragoni con Tania Cagnotto, e rieccoci qui, che resterà unica nella storia italiana dei tuffi, ma Chiara può costruirsi una sua storia personale altrettanto gloriosa.

FUTURO

Riccardo Giovannini, romano come Pellacani, un anno più giovane (16 anni compiuti a marzo), è la vera grande rivelazione della stagione. In un attimo, in un sospiro, e che sospiro, è passato dalla poca notorietà alla convocazione per i Mondiali, diventata realtà dopo il grande podio dai 10 metri (terzo posto) nel Grand Prix di Bolzano dello scorso maggio, dietro due cinesi. Faccia da bravo ragazzo, piuttosto timido, con la consapevolezza, però, del predestinato. In Alto Adige, al debutto internazionale con l’Italia, ha agguantato un grande terzo posto dalla piattaforma a quota 367,40 punti. Vanta un programma già buono, con il triplo e mezzo indietro e ritornato, l’avvitamento indietro, anche se inevitabilmente non può ancora essere completo come quello dei top della specialità. Ci arriverà, con il tempo. Proprio a Bolzano e in condizioni proibitive causa forte vento, ha strappato applausi grazie al citato triplo salto mortale e mezzo indietro raggruppato, da quasi 80 punti. Per poi esprimersi così: “Sono giovane, ho tanto da imparare e devo fare esperienza, gara dopo gara. Posso solo migliorare“.

ITALO CANADESE

E sempre dalla piattaforma, ma femminile, l’Italia si aggrappa a Noemi Batki per esperienza e palmares, conta naturalmente su Chiara Pellacani che dai dieci metri non si muoverà di sicuro, e strizza l’occhio alla giovane italo/canadese (classe 2000) Sara Jodoin Di Maria, che vanta già esperienze internazionali importanti proprio con il Canada e adesso (per la precisione dal 14 maggio 2019) è tutta, ma proprio tutta, italiana. Abile e arruolabile. Per qualsiasi manifestazione. Il quarto posto ottenuto al Grand Prix di Bolzano, dopo il secondo agli Assoluti, ha fatto pensare ad Oscar Bertone, Ct azzurro, che necessitasse ancora di un po’ d’esperienza per rappresentare l’Italia sul palcoscenico mondiale (a differenza di Giovannini), ma molto probabilmente Jodoin sarà della partita agli Europei di Kiev, 5-11 agosto 2019. Verrebbe quasi da dire meglio così, visto che al momento attuale la dimensione continentale sembra adattarsi meglio alla giovane formazione azzurra, che lì potrà puntare a più medaglie sicuramente, anche se non mettiamo limiti alla provvidenza in chiave Gwangju. Sara è cresciuta negli impianti di Montreal, ma suo papà, Sebastiano, è nato a Bologna. Ovviamente nel Bel Paese ha trovato notevoli possibilità in più rispetto alla sua Nazione d’origine, dove di piattaformiste ce ne sono tante e tutte di alto livello. Jodoin fa ora parte della Marina Militare, è stata “costretta” a perdere un anno di scuola causa trasferimento in Italia, ma il prossimo anno si diplomerà, a Roma, dove ora si allena. Per regalare alla sua nuova Patria un futuro roseo. Nei tuffi.

Giorgio Perottino/deepbluemedia.eu

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