Nuoto
Nuoto, Mondiali Gwangju 2019. Nicolò Martinenghi: dove eravamo rimasti? La risalita del giovane ranista in vista della rassegna iridata
Nicoló Martinenghi era e resta un tesoro per il nuoto italiano e il Mondiale di Gwangju è l’occasione giusta per riprendere un discorso interrotto quasi due anni fa a causa di un problema fisico inusuale per quanto fastidioso per un nuotatore e in particolare per un ranista, la pubalgia.
Il varesino, dopo una stagione, quella passata, di stop ha ripreso lentamente, prima ad allenarsi a secco, poi a nuotare e infine ad andare forte, molto forte. La ruggine, però, non si manda via con un solo colpo di spazzola e Martinenghi ne ha avuto la conferma a Riccione quando alle promesse delle batterie hanno fatto seguito in finale risultati cronometrici non soddisfacenti. Tutti, tranne che sui 50 rana con il tempo che gli ha permesso la convocazione immediata per i Mondiali e dunque di svolgere una preparazione mirata ed adeguata all’evento iridato in Corea del Sud.
In tutto questo non deve essere affatto facile gareggiare con a fianco un “cagnaccio” sornione, esperto e famelico come Fabio Scozzoli che è sempre lì, capace di migliorarsi alla soglia dei 31 anni e dispensatore involontario (fino a un certo punto) di ansia e pressione per quello che può essere definito a tutti gli effetti il suo rivale, anche se fra i due c’è un profondo rispetto e non si è mai visto uno screzio. Uno più uno, in questo caso, potrebbe non fare due: la vita di Nicoló Martinenghi nuotatore è stata finora di grande soddisfazione ma anche irta di ostacoli di tutti i tipi ed è arrivato il momento di tornare a far pendere l’ago della bilancia dalla parte giusta.
Come? Con una finale Mondiale ad esempio, in una delle gare di più alto livello di tutta la manifestazione, ad esempio: i 100 rana, ma anche i 50 vedono al via una concentrazione di campioni che non si era mai vista nella storia. Lasciando perdere Peaty, “hors categorie”, tanto per restare in tema attuale di Tour de France, ci sono almeno sei atleti in grado di scendere sotto i 59” e una ventina sotto il minuto per cui svolgere il compitino a Gwangju potrebbe non bastare neppure a superare il primo turno. Quello che è mancato finora a Martinenghi, per un motivo o per l’altro, è la continuità di rendimento nell’arco dei tre step di gara: a un’ottima batteria quasi mai ha fatto seguito una buona semifinale e via dicendo. Su questo ha lavorato il varesino in sede di preparazione del Mondiale, oltre che sul ritmo della nuotata che oggi è aspetto fondamentale se si vuole stare spalla a spalla con gli avversari più forti.
Martinenghi è a uno snodo importante della sua carriera: le potenzialità, espresse in modo dirompente dal ranista azzurro a livello giovanile, ci sono tutte e sarebbe importante un buon risultato in Corea per lanciare l’operazione Tokyo 2020 che dovrebbe essere il suo debutto olimpico. Le premesse non mancano: ora serve il tempo giusto al momento giusto.
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Foto Diego Gasperoni
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