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Ciclismo
Tour de France 2019: Peter Sagan, il ritorno del fenomeno. Slovacco inattaccabile su percorsi da velocisti resistenti
Come nelle migliori storie dove il giallo ha un ruolo da protagonista, anche la quinta tappa del Tour de France 2019 ha concentrato le emozioni in un appassionante finale. Nonostante un percorso piuttosto movimentato, con la Cote des Trois-Epis a 40 km dall’arrivo a rappresentare il vero momento di svolta costringendo il gruppetto dei velocisti ad alzare bandiera bianca, nessun corridore è stato in grado di allungare e fare la differenza prima del traguardo di Colmar. Lo scenario si è quindi delineato alla perfezione per il fuoriclasse slovacco Peter Sagan e il tre volte campione del mondo non ha tradito le attese regolando con una facilità impressionante gli avversari nella volata ristretta per il successo di tappa. Nulla da fare di fronte allo strapotere del corridore della BORA-hansgrohe per il giovane belga Wout Van Aert (Jumbo-Visma) e per l’italiano Matteo Trentin (Mitchelton-Scott), rispettivamente secondo e terzo all’arrivo. La vittoria consolida anche la maglia verde sulle spalle dello slovacco, principale obiettivo verso Parigi vista la possibilità di scrivere una nuova pagina del libro dei record della Grande Boucle con il settimo sigillo nella classifica a punti.
Il successo odierno assume però una connotazione che va al di là del semplice risultato sportivo e rappresenta per Sagan una vera e propria liberazione dopo un periodo di grande difficoltà, forse il più complesso dell’intera carriera. Dopo una partenza abbastanza convincente, con una vittoria di tappa al Tour Down Under in gennaio, la stagione del corridore della BORA-hansgrohe aveva infatti preso una direzione abbastanza preoccupante: un virus intestinale poco prima della partenza della Tirreno-Adriatico aveva debilitato pesantemente lo slovacco, compromettendo il lavoro di preparazione svolto nei mesi invernali. La delusione della Milano-Sanremo e soprattutto un rendimento nelle classiche di marzo e aprile infinitamente al di sotto delle aspettative avevano portato il tre volte campione del mondo ad arrivare persino a rinunciare di prendere parte alla Liegi-Bastogne-Liegi. La ripresa era iniziata quindi con il Tour of California e la condizione esibita al Tour de Suisse sembrava avvicinare quella dei tempi migliori, ma la beffa nella prima tappa Tour de France con il secondo posto alle spalle del sorprendente Mike Teunissen (Jumbo-Visma) avevano fatto affiorare nuove perplessità. La vittoria di Colmar rappresenta quindi anche una risposta nei confronti dello scetticismo diffuso di coloro che credevano che l’epopea di Peter Sagan potesse volgere ad una conclusione anticipata. L’esultanza quasi rabbiosa sulla linea del traguardo dimostra tutta la voglia di vincere di un autentico fuoriclasse.
Le somiglianze del percorso con la frazione di Epernay avevano portato ad indicare come principali favoriti Julian Alaphilippe (Deceuninck-QuickStep) e Michael Matthews (Sunweb), ma il campione slovacco ha dimostrato nuovamente di non avere alcun rivale su tracciati adatti a velocisti resistenti. Se l’attacco in salita del transalpino aveva sorpreso Sagan nella tappa di lunedì, la volata ristretta sul traguardo di Colmar non ha lasciato alcun dubbio riguardo alla superiorità del corridore della BORA-hansgrohe in assenza delle ruote veloci. La capacità di resistere senza apparente difficoltà sulle salite più brevi e pedalabili e di non accusare lo sforzo nel momento di sprigionare tutta la potenza a disposizione sui pedali continua a costituire la dote principale del tre volte campione del mondo, sulla quale ha costruito la maggior parte dei propri successi. Nella lotta per la maglia verde questo aspetto potrebbe fare la differenza, soprattutto nei confronti di un velocista tradizionale come Elia Viviani (Deceuninck-QuickStep) che oggi non ha raccolto punti. Il ritorno alla vittoria di un personaggio iconico come Peter Sagan non può che rappresentare una gradita notizia per tutti coloro che amano e seguono con passione il mondo del ciclismo.
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roberto.pozzi@oasport.it
Foto: LaPresse