Tuffi
Tuffi, Mondiali 2019: Bertocchi-Pellacani, margini di crescita enormi. Ma adesso la sfida è anche interna
L’analisi di giornata sulla squadra azzurra dei tuffi può riguardare una sola gara, quella del trampolino 3 metri synchro donne, visto che nella prova dalla piattaforma dieci metri uomini nessuna coppia italiana era iscritta (unica eccezione, ai Mondiali di Gwangju).
TRE METRI
None. Con rimpianti, anche se non troppi, pur ricordando che il duo in questione ha ancora ampi margini di crescita, a patto di stare bene e potersi allenare al meglio. Le reginette di Edimburgo, Pellacani-Bertocchi, oro europeo a in Scozia nel 2018 (grazie anche a un clamoroso errore delle britanniche sull’ultimo tuffo, sfruttato a dovere, e naturalmente per merito pure della loro ottima prova), vanno vicine a quella quota 280 punti stabilita come obiettivo dal ct azzurro Oscar Bertone, ma si fermano a 274,74 nella finale dal trampolino 3 metri sincro. A 3.40 punti dalla qualificazione alle prossime World Series (prime sei Nazioni classificate). Avessero centrato proprio il punteggio “predetto” da Oscar, avrebbero chiuso seste, l’obiettivo possibile, ma difficile, della vigilia.
Il risultato però va contestualizzato: in primis perché le azzurre hanno rischiato fortemente di restare fuori dalla finale nella notte italiana, agguantando un posto tra le magnifiche dodici (su 25 squadre iscritte) all’ultima rotazione e grazie anche a un “regalo” tedesco. Poi perché Bertocchi solo quest’anno ha potuto inserire nel programma il doppio e mezzo ritornato, con cui la coppia ha chiuso la sua buona gara e proprio su quel tuffo, nel riscaldamento pre-eliminatorie e anche pre-ultimo atto, Elena ha toccato il trampolino con i piedi, con conseguente paura e un po’ di esitazione in finale. Non a caso, è stato l’unico tuffo tecnicamente un po’ sbagliato dalla milanese e in generale dalla coppia. L’allenatore di Elena, Dario Scola, spiega: “Prestazione più che buona, anche se un po’ di rimpianti restano. Ma non ci si può lamentare, tenendo conto del fatto che le prime quattro della classifica, Cina, Canada, Messico e Russia, oggi erano imprendibili. Dal quinto al decimo posto Elena e Chiara si sono giocate tutte le loro chance”.
Action shots from some minutes ago in the Women's 3m Synchro Springboard!
Our divers did their best and these are the results:
???? Tignmao Shi / Han Wang ????????
???? @JennAbel91 / @citrini_melissa ????????
???? @PaolaEspinosaOf / Melany Hernandez ????????#FINAGwangju2019 pic.twitter.com/vs57Mr5wcE— World Aquatics (@WorldAquatics) July 15, 2019
FUTURO
Non sappiamo se il pensiero sia andato in qualche modo a Francesca Dallapè e Tania Cagnotto, ma è chiaro che l’ombra pesante delle due mamme-campionesse tornate nel pieno dell’attività si fa sentire. Almeno cosi crediamo. Una sfida interna per l’unico posto al sole ai Giochi, lo si è visto nei decenni passati anche in altre discipline, è snervante. Entro fine gennaio 2020, massimo, grazie a 2-3 gare “italiane”, sapremo chi tra Bertocchi/Pellacani e le citate plurimedagliate azzurre avrà il diritto di rappresentare l‘Italia nel synchro da tre metri alla Coppa del Mondo di Tokyo, ad aprile, quando, si badi bene, ottenere poi la qualificazione per le Olimpiadi sarà tutt’altro che facile perché almeno una coppia forte tra Russia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia bisognerà batterla. Da una parte proviamo a immaginare lo stato di Elena e Chiara, che vedevano finalmente davanti a sé un orizzonte glorioso e lungo, quanto meno nel panorama italiano, dopo il ritiro e la maternità di Cagnotto e Dallapè, e invece si sono ritrovate di nuovo in discussione pur mostrando il proprio potenziale. Non ne parleranno mai loro e fanno anche bene, ma siamo sicuri che la penseranno più o meno allo stesso modo; dall’altra capiamo pure la voglia di riprovarci un’ultima volta, alle Olimpiadi, con il corollario di una medaglia eventuale da dedicare alle due figlie, per Tania&Francesca. Motivazioni e stimoli uguali e diversi, da una parte e dall’altra. E dopo l’Europeo di Kiev (5-11 agosto), dove le giovani virgulte dovranno difendere l’oro scozzese, la testa andrà inevitabilmente a questa “sfida dentro la sfida”, che porterà al massimo la resistenza psico-fisica delle quattro contendenti. “Non vogliamo paragonarci a Cagnotto e Dallapè – dice Bertocchi – ma fare il nostro percorso”. E sia. Ma al momento attuale il pensiero corre lì, anche se sale la curiosità per vedere in azione domani Noemi Batki e Chiara Pellacani dalla piattaforma 10 metri, perché entrambe sono in grado di sorprendere. Dopodiché sarà tempo di pensare alle gare “vere” per Tocci e Bertocchi, cioè quella da tre metri: la qualificazione alla finale e dunque a Tokyo 2020, vale di per sé una medaglia. Pregiata.
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Foto: Bonzi