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Scherma, Mondiali 2019: Italia senza ori dopo quattro gare. E’ una notizia! Ma niente panico

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L‘Italia ha conquistato più medaglie di ogni altra Nazione in questo Mondiale a Budapest 2019, appena iniziato. Finora. Ma in testa alla classifica c’è ovviamente l‘Ungheria, che gioca in casa e si è guadagnata già un oro e un argento, mentre lo squadrone azzurro è ancora a secco di titoli dopo due giornate piene, quattro gare e altrettanti piazzamenti al terzo posto. Arrivati, però, in tre discipline diverse, va detto, quindi sciabola uomini, fioretto donne e spada uomini. E’ mancata all’appello solo la spada donne, con tre sconfitte su tre all’ultima stoccata. Soprattutto, è mancato e manca l’oro, quello che la nostra Nazione ha saputo vincere più di qualunque altra in una rassegna iridata di questo sport, nella storia.

GIOIE E DOLORI

Piano con il “de profundis”, è presto. Vedrete che i conti torneranno, alla fine. Un esempio? Lione 1990. Tre brucianti sconfitte in finale a livello individuale (per Borella, Mazzoni, Trillini), tre successivi ori a squadre (dalle stesse specialità!), e primato nella classifica per Nazioni e nel medagliere conclusivo. Da quella rassegna iridata lì, tra l’altro, l’Italia spiccò letteralmente il volo per non voltarsi più indietro. Fino a oggi. Intanto, prendiamo atto del fatto che nel giro di due mesi Andrea Santarelli è andato a conquistarsi la prima medaglia individuale europea della carriera (argento) e poi una dal peso specifico maggiore, di bronzo, al Mondiale, mai vinta prima anche quella, con lo “scalpo” pesante del campione uscente Yannick Borel ai quarti. Bravissimo, niente da dire se non che oggi era un’occasione d’oro per vincere il titolo (nella spada, a dire il vero, lo si può asserire dopo ogni Mondiale). Constatiamo anche la capacità di Arianna Errigo di non fallire (quasi) mai gli appuntamenti che contano (ottava medaglia iridata nelle ultime nove edizioni, da Antalya 2009, con due ori) e confermiamo il ritrovato status di campionessa cui è nuovamente approdata Elisa Di Francisca. Se il trionfo in Coppa di Tunisi, parole sue, era dovuto “alla testa, ma non al fisico”, se durante gli Europei l’avevamo vista fin troppo dimagrita, “pelle e ossa”, nonostante il glorioso quinto titolo continentale conquistato, ecco, qui a Budapest ci pare di aver rivisto la migliore Di Francisca, anche se di bronzo e non d’oro. La semifinale con la Deriglazova è stata “roba per palati fini” dal punto di vista tecnico. Assalto magari poco dinamico, ma altamente spettacolare tra due fuoriclasse assolute che si conoscono bene, hanno mostrato in pieno tutto il loro repertorio e non finiscono mai la voglia di imporsi l’una sull’altra. Ha vinto Deriglazova, che poi si è presa anche il terzo titolo iridato individuale (come Hanisch e Preiss, Vezzali però ne ha sei…), buon per lei. Ma la partita è aperta: sedici sfide tra le due, dieci vittorie per Elisa, sei per Inna.

Ci piace invece sottolineare il fatto che per cinque stoccate, quelle con le quali ha rimontato sotto 8-13 con la Ranvier in semifinale, si sia rivista la vera Errigo, quella dei due titoli Mondiali consecutivi che in altri tempi la francesina se la sarebbe “mangiata” in salsa agrodolce. Non è avvenuto, ma Arianna ci è piaciuta, anche per come ha recuperato sotto 7-10 con la Kiefer nei quarti. Certo, ci sono ancora quegli improvvisi black-out (uniti a slanci di agonismo puro) che a fasi alterne sono comparsi anche in passato (leggi l’eliminazione al primo turno ai Mondiali di Catania 2011 o quella clamorosa agli ottavi a Rio 2016). Eliminati quelli, si potrà pensare di tornare a vincere.

MORALE

L‘Italia c’è, perché quattro medaglie individuali non sono uno scherzo in due giornate; probabilmente la nostra squadra ha la testa rivolta alle prove a staffetta dalle quali dipende la qualificazione olimpica, e l’unico vero campanello d’allarme risuonato in questi giorni riguarda la sconfitta patita al secondo turno, oggi, da parte di Alice Volpi contro la spagnola Maria Teresa Diaz nel fioretto individuale. Se non altro perché la senese difendeva il titolo iridato vinto nel 2018 a Wuxi e perché c’è un precedente di uscita anticipata addirittura al primo turno dell’eliminazione diretta, proprio quest’anno, in Coppa. Un passo falso che va cancellato immediatamente e la prova a squadre di lunedì sembra fatta apposta, anche perché lo scorso anno le fiorettiste azzurre si fecero sorprendere dalle americane. Certo, non tutte possono essere Vezzali, Trillini, Errigo e Di Francisca, cioè in grado di non perdere quasi mai un colpo. Alice dimostra di essere umana e non “aliena”. E va benissimo così.

Chiudiamo con una battuta: un Mondiale con pochi ori (non vogliamo pensare che non ne arrivi nemmeno uno e in realtà siamo sicuri di sbagliarci per difetto) scatenerebbe polemiche a non finire, visto che arriverebbe dalla grande “riserva” dello sport italiano. Da sempre. Ma il mondo avanza, velocemente, le Nazioni competitive aumentano, eppure siamo convinti che l’Italia resti la “guida” del movimento e che se proprio debbano accumularsi tutte le sconfitte di questo pianeta sul 14-14 (già quattro finora!) e tutta la “sfortuna” possibile, beh, ben vengano qui e ora, a Budapest, al Mondiale. Perché il vero appuntamento del quadriennio è fra un anno, a partire dal 25 luglio 2020. E si chiama Olimpiade estiva di Tokyo. Dove l’Italia non fallirà nulla, ne siamo sicuri.

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Foto: Bizzi Federscherma

1 Commento

1 Commento

  1. Lorenzo1984

    20 Luglio 2019 at 16:00

    Sono d’accordo, c’è troppo pessimismo, non siamo ancora morti e già facciamo il funerale (e non mi riferisco solo alla Scherma), siamo arrivati addirittura a dire che l’anno prossimo faremo ancora peggio, non so in base a cosa facciamo certi ragionamenti. Io penso che siamo in un momento storico dove non abbiamo più il campionissimo, ma tanti ottimi atleti in lotta per i primi posti competitivi su tantissimi sport, e infatti prendiamo molte medaglie con pochi ori, e non vedo perchè deve essere per forza considerata una situazione negativa.

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