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Nuoto, Mondiali 2019: Margherita Panziera, un passo falso che non deve condizionare i 200 dorso

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Margherita Panziera è andata a Gwangju per provare a vincere i 200 dorso di cui detiene il miglior crono individuale stagionale, nei quali ha battuto praticamente tutte le rivali più forti del lotto, una gara che conosce a menadito e nella quale si è migliorata enormemente nell’ultimo anno e mezzo. Questo è bene metterlo in chiaro nel giorno della mancata qualificazione della veneta alla finale dei 100 dorso che non sono la sua gara, almeno per il momento e nei quali non avrebbe mai potuto entrare in gioco per la lotta medaglia.

Per trovare un barlume di ottimismo nella giornata ideale per la combriccola dei pessimisti che oggi ha vissuto nel suo habitat naturale, bisogna fare un passo indietro e tornare a un anno fa a Glasgow. La situazione era più o meno la stessa, anche se per la dorsista azzurra c’erano meno pressioni e meno fari puntati addosso. Nei 100 dorso, la cui finale si disputò prima dei 200 (fissati all’uyltima giornata di gare) tutti aspettavano Panziera sul podio e invece sul terzo gradino del podio salì Carlotta Zofkova che si prese la copertina con la dorsista veneta che, quinta in 59″71 (poco più di un decimo meno di oggi), se ne sgattaiolò fuori dalla zona mista senza rilasciare dichiarazioni con un’espressione molto simile ma forse ancora più corrucciata di quella di oggi. Tutti sanno poi come andò a finire l’Europeo con trionfo e super tempo di Margherita Panziera che, proprio da quel momento, diede la svolta alla sua carriera diventando campionessa vera e riconosciuta.

Di acqua sotto i ponti ne è passata e l’ambito mondiale non è quello più familiare europeo dove le medaglie fioccano con grande frequenza e tutto va preso con le pinze. Panziera, nel frattempo, è scesa sotto i 59″ nei 100 dorso, si è presa il record italiano, ha preso consapevolezza nelle sue capacità anche nella gara più breve ed era dispiaciuta soprattutto per questo oggi ma la sua gara è un’altra, sono i 200 ed è su quella gara che l’azzurra non deve perdere il focus. 

Sono questi i momenti in cui si distingue la campionessa da una buonissima nuotatrice: la capacità di metabolizzare la sconfitta e la prestazione non all’altezza delle aspettative e di tornare sui blocchi per la gara più attesa come se nulla fosse accaduto. In casa Margherita qualche buon maestro ce l’ha in questo senso: Federica Pellegrini le potrà raccontare di quella volta a Pechino 2008 al mattino sbagliò completamente i 400 stile in cui era la grande favorita e poi si prese al pomeriggio il record del mondo e il mattino dopo il titolo olimpico dei 200, oppure Piero Codia le ricorderà che, nello stesso giorno in cui lei vinceva i 200 dorso, lo scorso anno a Glasgow, lui sfoderava la prova della vita partendo dalla corsia 8 dopo aver rischiato di restare fuori dalla finale europea dei 100 farfalla.

Mai come in questo Mondiale ci si rende conto di quanto la mente influisca sulle prestazioni delle atlete di punta, Sjoestroem e Ledecky in testa. L’azzurra deve evitare di cadere nella trappola della negatività che indubbiamente avrà preso il sopravvento dopo un risultato deludente come la mancata finale (abbordabile) dei 100. Se riuscirà ad entrare in gara nei 200 come se nulla sia mai accaduto tornerà ad avere le chances intatte di dominare una gara in cui è numero uno incontrastata stagionale. Diversamente avrà due avversarie in più, la sfiducia e la paura che diventano spesso imbattibili, anche quando la condizione fisica è apparentemente buona.

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