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Sci Alpino

Slalom femminile, Magoni: “Dobbiamo cambiare mentalità”

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Livio Magoni non ha usato giri di parole commentando al sito FISI la performance delle azzurre nello slalom di Levi: “Le cose sono andate male, in allenamento le ragazze sembravano cresciute bene e la gara era stata preparata perfettamente, forse questo non è bastato. Bisogna cambiare mentalità“.

D’altronde al tecnico bergamasco non si poteva chiedere, in un colpo di solo, di invertire una tendenza più che decennale. Con l’eccezione di una grande stagione di Chiara Costazza, e di un paio di podi a testa per Manuela Moelgg e Nicole Gius, la crisi di questo settore si trascina sin dai tempi di Deborah Compagnoni, che pure non faceva dei rapid gates il suo terreno di caccia prediletto. Lo slalom richiede un allenamento specifico di reattività, un calcolo del rischio, nonostante le velocità contenute, forse persino maggiore rispetto a quello necessario in discesa: soprattutto, è la disciplina più meccanica nei movimenti e in allenamento si devono abbattere migliaia e migliaia di paletti per migliorarsi. Difficile capire che cosa non ha funzionato in Italia generando le enormi difficoltà di questo settore. Forse, ma è soltanto un’ipotesi, si è spinto troppo sul piano della “polivalenza forzata” (questo vale anche per la velocità), impedendo che un’atleta affinasse le sue doti in una specifica disciplina.

Resta il fatto che la situazione attuale è abbastanza desolante, e la gara di Levi non ha certo innalzato il livello di ottimismo. Assente Irene Curtoni, la più regolare in questa disciplina, una sola azzurra si è trovata a partire tra le trenta, ovvero Chiara Costazza: molto buona la sua prima manche, con la giusta dose di aggressività che le ha permesso di chiudere nel “gruppone” di atlete davvero ravvicinate, mentre nella seconda manche ha sfoderato un atteggiamento diametralmente opposto, quasi impaurito. Un po’ come ha fatto Manuela Moelgg, pur brava ad inserirsi con un pettorale altissimo: e come hanno fatto, a tratti, anche le ragazze che non sono state in grado di qualificarsi alla seconda manche. Qualche sezione buona, perlomeno da Pardeller e Benzoni, si è vista: ma come ha ribadito lo stesso Magoni, parlando specificatamente delle sue atlete, non basta. Non si può tirare il freno a mano nelle ultime venti porte e sperare di qualificarsi ugualmente tra le trenta: questo atteggiamento deve essere invertito e sarà il primo passo per sconfessare la nefasta tradizione dello slalom femminile azzurro.

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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