MotoGP
MotoGP, Mondiale 2019: Marc Marquez sconfitto a Spielberg? La costanza resta la carta vincente
Domanda: quante volte vi sarete soffermati a guardare il sorpasso all’ultima curva di Andrea Dovizioso ai danni di Marc Marquez a Spielberg? Diverse. Sangue freddo, lucidità e tanto coraggio nella manovra del “Dovi”. Un qualcosa che ai nostalgici ha riportato alla mente l’azzardo di Valentino Rossi nel confronto con Jorge Lorenzo nel 2009 in Catalogna. Storie diverse ma emozioni simili.
Tuttavia, pur nella sua bellezza, l’impresa del forlivese ha sempre la valenza di 25 punti nel Mondiale 2019 di MotoGP e il distacco dalla vetta occupata saldamente dall’iberico della Honda è di 58 lunghezze. Per fare un esempio, Marc potrebbe anche concedersi due ritiri, con un Dovizioso vittorioso, e rimarrebbe comunque davanti. Si comprende bene che prefigurare scenari ambiziosi è quantomeno ardito.
Si è detto e si è scritto: Marquez battuto. Ne siamo così sicuri? A conti fatti, nella splendida prova del ducatista le variabili favorevoli sono state tante: una pista “Stop&Go” dove la velocità di percorrenza conta meno, una moto particolarmente adatta al layout e una scelta di gomme felice del team di Borgo Panigale. Questo cosa significa? Se il centauro italiano è stato costretto a ricorrere al colpo di mano per far saltare il banco, al cospetto di un pilota con mescole meno prestazionali nel fortino “Rosso”, si può comprendere che il discorso iridato è sempre dalla parte di chi ha visto la luce a Cervera.
Del resto, facendo un rapido conto, nelle ultime 20 gare il fuoriclasse iberico ha ottenuto 10 vittorie, 6 secondi posti, 1 terzo posto e non ha preso punti in sole tre circostanze. Il discorso si fa ancor più interessante se si guarda a quest’annata: 6 successi, 4 secondi posti e un solo “zero” (la caduta ad Austin, quando era in fuga) in 11 corse. Statistiche snocciolate non così a caso. In buona sostanza, la costanza di rendimento di Marc è devastante perché il non vincere coincide il più delle volte con la piazza d’onore. Non serve un genio a capire che così è dura, durissima per i rivali. L’ottavo titolo, dunque, in un modo o nell’altro è alla portata.
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