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Tennis, US Open 2019: della pioggia e dei vantaggi. Federer, Djokovic e Serena Williams, tre facce di differenti difficoltà

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Giornata davvero sfortunata, quella odierna degli US Open: si sono giocati, a causa della pioggia, soltanto nove match, cioè quelli salvati dalla copertura data dai tetti sull’Arthur Ashe Stadium e sul Louis Armstrong Stadium.

Ancor prima di parlare di tennis, non ci può essere dubbio alcuno che questa situazione, in cui molti non hanno neppure iniziato i loro match e altri se li sono visti interrompere quasi subito, qualcuno sia chiaramente rimasto avvantaggiato. Tra gli uomini, i fortunati sono Roger Federer, Novak Djokovic, Kei Nishikori, Dominik Koepfer e a suo modo Grigor Dimitrov, beneficiario del forfait di Borna Coric. Tra le donne, invece, lo sono Karolina Pliskova, Ashleigh Barty, Serena Williams, Elina Svitolina e Madison Keys.

La giornata ha mostrato come tre dei grandi protagonisti, tra maschile e femminile, non godano esattamente della forma migliore, sebbene in gradazioni variabili. Partiamo da Roger Federer: lo svizzero, nel match contro il bosniaco Damir Dzumhur, è partito davvero molto male, replicando in qualche modo la dinamica vissuta con l’indiano Sumit Nagal al primo turno. Il prosieguo è stato però diverso, e ha mostrato il numero 3 del mondo più convinto una volta ritrovato il giusto feeling con i colpi. Attende ora uno tra il britannico Daniel Evans e il francese Lucas Pouille: entrambi gli accoppiamenti non sono banali ma, anche a causa del giorno di riposo in più (e vale anche per Djokovic e i giocatori già citati), si ritrova con un ulteriore vantaggio rispetto a quello usuale.

A proposito di Novak Djokovic, il vero problema non è legato al livello offerto contro l’argentino Juan Ignacio Londero, comunque eliminato in tre set. A preoccuparlo, semmai, sono le condizioni della spalla sinistra, che hanno richiesto l’intervento medico in campo. Una crepa certamente non gradita per il numero 1 del mondo, soprattutto quando si tratta di colpire con il rovescio a due mani. Bisognerà verificare nel prossimo match, in cui parte avvantaggiato da classifica, livello e tempi di recupero contro uno tra il connazionale Dusan Lajovic e l’americano Denis Kudla, quanto sia realmente grave il problema.

Serena Williams se l’è vista abbastanza brutta con la giovane rampante Caty McNally, che l’Italia aveva già imparato a scoprire quando non aveva reso semplice a Camila Giorgi l’accesso alla finale di Washington. Con 18 anni ancora da compiere, è stata protagonista per due set contro una giocatrice che ha fatto dell’Arthur Ashe Stadium una specie di casa, mettendola in crisi con numerose variazioni. C’è da scommettere che, se da un lato Serena non sembra ancora al top della forma che può esibire a questo punto della sua carriera, dall’altro di McNally risentiremo parlare molto presto e anche spesso.

La pioggia non ha fermato lo svolgimento di quello che, a conti fatti, è risultato essere il miglior match di giornata, come da previsioni: quello tra l’ucraina Elina Svitolina e Venus Williams. L’ucraina si è dimostrata in una buona forma, riuscendo a disinnescare per tutto il primo parziale l’orgoglio della maggiore delle sorelle Williams, emerso però all’inizio del secondo parziale e nel finale, quando ha annullato cinque palle che avrebbero potuto porre fine all’incontro. Nel suo spot di quarti di finale Svitolina ha più di un possibile ostacolo da superare: la connazionale Dayana Yastremska e un’americana tra Madison Keys e Sofia Kenin. Attenzione, però: oltre a Barty e a Pliskova, entrambe vittoriose senza reali patemi d’animo, non si può escludere l’ucraina da una possibile fiammata.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: LaPresse

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