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Basket
Basket, Mondiali 2019: lo strapotere fisico della Serbia spaventa tutti. Anche gli Stati Uniti sono avvisati
Fisico, talento e garra. La Serbia vista oggi ha espresso in maniera inequivocabile questi tre fondamentali fattori. Una squadra quasi inarrivabile, che sta lentamente progettando la scalata verso il successo dei Mondiali. Un segnale fondamentale per tutte le altre concorrenti, a partire dagli Stati Uniti che non sono sembrati brillantissimi e che rischiano di tornare dalla Cina senza il trofeo che all’apparenza sembrava scontato. La squadra di coach Djordjevic è a tutti gli effetti una minaccia al trono degli USA.
Lo strapotere fisico mostrato quest’oggi è stato davvero impressionante. Gli azzurri avevano un solo modo per fermare la corsa degli avversari, fallo fisso e sistematico. Un fattore dominante non solo per centimetri, ma anche e soprattutto a livello di chilogrammi specie a centro-area dove i lunghi serbi sono montagne insormontabili. Una qualità davvero importante, che mette in posizione d’attacco la selezione balcanica che nella sua corsa al titolo non troverà chili e centimetri equiparabili.
Questo aspetto, però, non è tutto. Il quantitativo di talento all’interno di questa formazione è difficilmente replicabile. Ci sono giocatori pazzeschi, a partire da Bogdan Bogdanovic, passando per Boban Marjanovic e Nemanja Bjelica fino ad arrivare a Nikola Jokic. Senza dimenticare una lunga serie di giocatori, che sono splendidi protagonisti in Eurolega i quali si accendono nel momento giusto e aiutano i fenomeni a creare un pacchetto qualitativo e quantitativo invidiabile dai più.
L’ultimo aspetto da non dimenticare e che può essere ancora più incisivo più avanti nella competizione, riguarda la cattiveria agonistica e il fattore mentale. Mai abbassata l’attenzione e mai perso il pallino del gioco anche davanti alle belle giocate azzurre. Tanti colpi dati e, a parte la follia finale di Jokic, tutti in maniera piuttosto regolare. Nel basket questo vuol dire presenza e voglia di vincere, altri due aspetti fondamentali in una competizione come i Mondiali.
Il gioco espresso non è stato certo entusiasmante, difficile mettere in piedi qualcosa in così poco tempo, ma le qualità individuali spesso e volentieri risolvono anche le situazioni più complicate. Una tranquillità in più per coach Djordjevic che sa bene come la sua squadra si giocherà qualcosa d’importante nel corso di questa competizione. Quella di oggi, infatti, è stato un chiaro segnale di guerra al successo finale perché un’ottima Italia è stata del tutto incapace di raggiungere ed avvicinare la formazione serba.
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francesco.zambianchi@oasport.it
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Credit: Ciamillo