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Pallavolo
‘Marcia su Tokyo 2020’: Pellielo, brutto guaio la riconoscenza; volley, coperta corta e nodi irrisolti
Più ombre che luci nel fine settimana appena trascorso per lo sport italiano che marcia spedito verso le Olimpiadi di Tokyo 2020.
E’ ormai ufficiale la difficoltà del trap maschile nel tiro a volo. Anche nell’Europeo casalingo di Lonato non si è materializzata l’agognata carta olimpica e, a questo punto, per la seconda edizione consecutiva l’Italia è già certa di non poter schierare il contingente pieno ai Giochi. Al momento il Bel Paese ha qualificato 6 tiratori su un massimo di 8, nessuno di questi nel trap. In questa disciplina resta una solo pass a disposizione agli Europei 2020. Qualora l’Italia mancasse anche quello, dovrebbe puntare sulla carta che verrà assegnata al miglior tiratore nel ranking mondiale tra le nazioni non ancora qualificate. E’ incredibile pensare come si sia ridotta la Nazionale di riferimento di questa disciplina, capace di incassare addirittura 5 medaglie alle ultime Olimpiadi di Rio 2016 (2 ori e 3 argenti!).
Il dt Albano Pera è stato durissimo: “Se siamo arrivati sin qui senza carta, non può essere un caso. Arriviamo terzi quando serve fare secondi, secondi quando occorre il primo posto. Ci manca sempre qualcosa“. Il riferimento è ai risultati della stagione in corso che ha visto gli azzurri accarezzare a più riprese la qualificazione. Ai Giochi Europei occorreva la vittoria per volare a Tokyo e Valerio Grazini giunse secondo; Mauro De Filippis ha chiuso terzo la tappa di Cdm di Lahti e gli Europei casalinghi: in entrambi i casi sarebbe servito il gradino del podio superiore per approdare in Giappone. Aggiungiamoci che lo stesso De Filippis ha conquistato l’argento ai Mondiali nello scorso mese di luglio, evento che però non metteva in palio carte a cinque cerchi. I tanti piazzamenti, ad ogni modo, fanno sì che il pugliese sia in pole-position per agguantare la carta almeno tramite il ranking mondiale. E’ evidente, ad ogni modo, come il problema sia di natura strettamente mentale: gli azzurri hanno patito una sorta di “sindrome da carta olimpica”, accusando più del dovuto la tensione per un obiettivo che, di volta in volta, è sempre sfumato.
In estrema ratio, qualora la qualificazione non si materializzi né agli Europei 2020 né attraverso il ranking (e, ripetiamo, l’Italia potrà ora beneficiare solo di una delle due ipotesi, portando in Giappone al massimo un atleta), la Federazione potrebbe optare per la riallocazione delle quote, rinunciando ad esempio ad un pass nello skeet maschile per assegnarlo al trap (in questo modo sarebbe garantita anche la partecipazione alla gara a coppie mista di fossa). Una eventualità a cui sarebbe opportuno non arrivare, soprattutto nel rispetto di chi la qualificazione l’ha (da tempo) conquistata sul campo.
I tecnici devono inoltre fare i conti con il problema Giovanni Pellielo. Stiamo parlando di uno dei monumenti dello sport italiano, capace di conquistare ben quattro medaglie olimpiche (ma mai l’oro). A quasi 50 anni (li compirà nel gennaio 2020), il tempo inesorabile sembra tuttavia presentare il conto a questo campione infinito. Dopo l’argento di Rio 2016, il nativo di Vercelli non ha più ottenuto risultati di spicco nelle principali manifestazioni individuali, mettendosi in luce solo nella gara a coppie con Jessica Rossi (con tanto di oro europeo nel 2018). Nell’annata in corso, esclusa la tappa di Coppa del Mondo di Lahti, dove comunque non è mai stato in lizza per il podio, è rimasto sempre distante anche solo dalla qualificazione per l’atto conclusivo. Negli Europei appena terminati ha fatto registrare un eloquente 115/125, valso un’anonima 25ma posizione. Nonostante i risultati non all’altezza di un glorioso passato, i tecnici hanno perseverato nel convocare il tre volte campione del mondo: brutto guaio la riconoscenza per le imprese passate che, purtroppo, si scontra con una realtà che racconta una storia diversa.
Agli Europei di volley femminile l’Italia ha conseguito una medaglia di bronzo utile per le statistiche, considerando che il podio mancava da ben 10 anni. Eppure il risultato non appaga del tutto, anzi. Nella stagione in corso la vera Italia, quella che nel 2018 giunse ad un passo dal trono mondiale, si è vista solo nel corso del preolimpico di agosto (peraltro l’appuntamento più importante dell’estate). Sia nelle finali di Nations League sia nella rassegna continentale la squadra pare aver smarrito le proprie certezze ed il gap dalla Serbia si è ampliato. La ricezione resta un nodo irrisolto: l’infortunio di Lucia Bosetti ha palesato come in Italia non vi siano al momento giocatrici adatte per brillare in questo fondamentale (o forse è il ct a non prenderle in considerazione). I tanti, troppi alti e bassi si sono rivelati deleteri al cospetto delle campionesse del mondo della Serbia, compagine probabilmente non superiore all’Italia dal punto di vista strettamente tecnico e fisico, ma di sicuro sul piano della costanza di rendimento. Paola Egonu resta un punto di riferimento imprescindibile, ma dovrà limare i tanti errori in cui incappa sovente nei frangenti cruciali delle partite: gran parte del sogno olimpico passerà da qui…
Il ct Mazzanti ha fatto ricorso poco o nulla alla panchina, dimostrando di non fidarsi di tante delle giocatrici a disposizione (Danesi e Nwakalor su tutte): ne è risultata una coperta dannatamente corta. Andrà chiarita al più presto la vicenda di Elena Pietrini, talento che l’Italia non può permettersi in alcun modo di disperdere. Sarà poi il Campionato a dover mettere in difficoltà il 42enne marchigiano: davvero giocatrici come Caterina Bosetti o Alessia Gennari, solo per citarne alcune, non sarebbero utili alla causa, soprattutto in una squadra che soffre a dismisura in seconda linea?
La buona notizia del fine settimana, peraltro inaspettata, proviene dal pentathlon. Elena Micheli, classe 1999, ha agguantato una straordinaria medaglia d’argento ai Mondiali, strappando anche la qualificazione diretta per le prossime Olimpiadi. Talento annunciato a livello giovanile (è stata n.1 del ranking mondiale youth ed al momento è prima in quello juniores), la romana è esplosa di prepotenza nel momento più importante della stagione. Solida e già da top5 nel nuoto, la 20enne ha nel combined-event il suo punto di forza. Dovrà progredire ulteriormente nella scherma e nell’equitazione per raggiungere una costanza duratura nel tempo ai massimi livelli. Sarà fondamentale che questo argento rappresenti un punto di partenza verso qualcosa di ancora più importante a Tokyo 2020. Di sicuro l’Italia ha trovato finalmente un talento in una delle discipline che più aveva faticato nel quadriennio in corso.
federico.militello@oasport.it
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Foto: ISSF