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Basket, Mondiali 2019: Argentina-Francia e Spagna-Australia, di semifinali e di sorprese
Sono rimaste in quattro a giocarsi la vittoria ai Mondiali di Cina 2019. Tuttavia, quasi nulla è andato come nelle previsioni. Ci si attendevano Stati Uniti, Serbia, Spagna e Australia, e questo è accaduto solo in parte. La Spagna è finita dal lato opposto di tabellone rispetto a quanto pronosticato grazie al successo sui serbi, ma soprattutto Argentina e Francia hanno messo KO le due favorite di questi Mondiali. E questo senza dimenticare una Grecia che, sorpresa dal Brasile, s’è di fatto ritrovata a chiudere lì il proprio cammino, al netto di quanto accaduto nel prosieguo. Soltanto l’Australia, nei fatti, ha rispettato le attese su tutta la linea.
L’Argentina ha saputo trarre vantaggio dal fatto di viaggiare a fari spenti. Nessuna pressione, nessun proclama, solo la curiosità per vedere all’opera Facundo Campazzo e Luis Scola, l’uno play dalle mani fatate, l’altro con ancora qualche dubbio sul possibile impatto a 39 anni. Tutte questioni, per quest’ultimo, letteralmente spazzate via da un torneo in cui procede a 17.8 punti e 7.3 rimbalzi di media, ma sarebbe ingiusto mettere lui, o Campazzo, o Gabriel Deck, o Patricio Garino, o chiunque altro, sul piedistallo. Quest’Argentina è la squadra che, senza più giocatori attualmente in NBA (sono transitati, per più o meno tempo, Scola, Nico Laprovittola, Nicolas Brussino e Garino), conosce la forza del gruppo e della battaglia. Un tratto, questo, comune non solo all’Albiceleste intesa come squadra, ma anche agli argentini che vanno in giro per il mondo: difficile vederne uno incapace di lottare.
Per tutti questi motivi, e anche per un gioco che non per forza passa dalle parti del canestro, potrebbe non essere così semplice per la Francia venire a capo della formazione di Sergio Hernandez. La vittoria con Team USA ha dimostrato una volta di più molte cose: la consacrazione definitiva da allenatore di Vincent Collet, il motivo per cui Rudy Gobert è stato insignito del premio di miglior difensore dell’anno in NBA (in Cina viaggia a 2.3 stoppate a gara, stessa identica media tenuta in Cina), la capacità di accendersi in un attimo di Evan Fournier. Certo, i transalpini corrono un rischio: dietro ai tre citati e Nicolas Batum, Frank Ntilikina e Amath M’Baye possono pagare una panchina che non è della stessa qualità: questo aggiunge altro valore all’impresa compiuta dai francesi contro gli Stati Uniti, visto che in diverse manifestazioni precedenti il talento riconosciuto (e non si parla solo di Tony Parker) era anche più alto.
La Spagna ha il suo capitolo particolare in questa vicenda. E’ partita con meno squilli di tromba del solito, anche per le tante assenze, e soprattutto pareva mediamente affossata dalle partite molto complicate contro Porto Rico e Iran. Eppure, dopo la faticosa vittoria contro l’Italia, gli uomini di Sergio Scariolo sono come rinati in un match sostanzialmente decisivo per le loro sorti, quello contro la Serbia. Non l’avessero vinto, la Francia sarebbe toccata a loro. Invece, proprio al momento giusto, Sergio Llull, Ricky Rubio e Marc Gasol si sono tutti attivati per portare gli iberici, grazie all’enorme partita contro la Serbia nel corridoio giusto, quello di una pur indomita Polonia. Questa è una grande caratteristica degli ultimi 10 anni di Spagna: partire piano, con qualche sconfitta inattesa, per poi arrivare in fondo alle competizioni in ottimo stato di forma. Il titolo mondiale manca dal 2006, e due dei giocatori del roster attuale sanno come si fa: Marc Gasol e Rudy Fernandez.
Sono in tanti a sottovalutare la vertiginosa crescita del basket dall’altra parte del mondo negli ultimi anni, ma basta vedere i nomi per capire che cosa c’è davanti agli occhi quando si parla di Australia. Patty Mills, già campione NBA con i San Antonio Spurs, sta facendo quel che vuole con più di 22 punti di media a partita e non solo, supportato con costanza da Joe Ingles, Matthew Dellavedova e Aron Baynes, tutti uomini che negli States hanno avuto un impatto non piccolo (“Delly”, in particolare, in Cina sta viaggiando a 6 assist a incontro, ma nessuno ha dimenticato la difesa così asfissiante nella prima finale Warriors-Cavaliers che dovette poi finire in ospedale per lo sforzo). Il problema può essere simile a quello della Spagna, cioè una rotazione che di fatto è a nove uomini, ma non sarebbe impensabile veder approdare gli aussie all’ultimo atto. Si tratterebbe della prima volta assoluta in una finale mondiale di una non europea o americana, del Nord o del Sud che sia.
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: FIBA Official Website / Basketball World Cup 2019 fiba.basketball