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Rugby
Italia-Argentina, le pagelle: super Geldenhuys, Venditti e Canale flop
Luke McLean, 6: un passo indietro rispetto ad una settimana fa, ma una delle poche certezze per Brunel su cui poter ricostruire. Ottimo nel gioco tattico, salvo due errori, preciso nei posizionamenti difensivi. Funge, in alcune occasioni, anche da playmaker, a dimostrazione della sua preziosa duttilità.
Giovanbattista Venditti, 4: invisibile, totalmente fuori da ogni azione azzurra, che sia offensiva o difensiva. E l’alibi di essere un’ala e restare spesso lontano dal gioco non può reggere, perché non toccare nemmeno un ovale per un giocatore del suo potenziale è a dir poco delittuoso.
Michele Campagnaro, 6: le qualità si intravedono, specie in fase difensiva, dove dimostra spesso intelligenza tattica. Tuttavia, compie qualche evidente errore di inesperienza e solo la meta gli regala la sufficienza. Un talento puro, su cui puntare senza paura.
Gonzalo Canale, 4,5: questa volta non basta nemmeno l’esperienza per colmare una certa svogliatezza e la poca lucidità del centro azzurro. Impatto nullo in attacco, poca presenza anche in difesa. Non il modo migliore per ripagare la fiducia di Brunel, che contava su di lui per garantire sicurezza alla linea arretrata.
Tommaso Iannone, 6,5: pochi palloni toccati, ma tutti gestiti con buona personalità e – soprattutto – senza alcun errore. Tenta di spaccare la difesa argentina con interessanti incursioni, senza però ricevere mai alcun sostegno. Incompreso, ma con tanta qualità da versare alla causa.
Tommaso Allan, 6: mancano all’appello 12 punti, di cui 6 fattibili. Il.debutto dal primo minuto, però, non può che essere positivo, in particolare sul piano della distribuzione e del gioco al piede, come dimostra il delizioso cross kick che ha portato alla meta azzurra. Insieme a Campagnaro, le speranze migliori del rugby azzurro.
Edoardo Gori, 5: arruffone e sconclusionato, il mediano toscano non è per nulla in sintonia con il resto della squadra, con il risultato di offrire palloni spesso ingestibili per i compagni. Un novembre da archiviare al più presto per lui.
Sergio Parisse, 5,5: come spesso accade, il capitano azzurro prova a fare tutto da solo, ignorando in alcuni casi delle opzioni maggiormente risolutive. Troppe responsabilità prese, pochi spunti degni di nota per chi dovrebbe trascinare nei momenti di difficoltà l’Italia.
Robert Barbieri, 5: anonimo, come del resto tutta la sua stagione finora a Treviso. Lontano parente di quello ammirato lo scorso anno, il flanker azzurro perde il confronto con i dirimpettai argentini; la sola forza di volontà serve a ben poco. Tanti placcaggi, ma poca incisività.
Alessandro Zanni, 6: poco abrasivo, soffre Farias-Cabello e Leguizamon e si vede. L’uomo di ferro, però, si piega ma raramente si spezza, risultando ancora una volta uno dei più incisivi nei punti d’incontro e nelle cariche 1 vs. 1.
Valerio Bernabò, 6: amministra con autorità le touche, nonostante alcuni lanci non perfetti. Il romano lancia ancora buoni segnali a Brunel, dimostrando di poter dire la sua anche a livello internazionale. Si perde con il passare dei minuti.
Quintin Geldenhuys, 7: Brunel lo riscopre fondamentale nel suo scacchiere tattico. Con degli autoscontri del genere, il seconda linea zebrato si trova perfettamente a proprio agio, vincendo spesso le collisioni in cui è protagonista. Roccioso e abile nelle maul. Meritatissima la palma di Man of the Match.
Martin Castrogiovanni, 6: appassionante la lotta con Ayerza, senza vincitori né vinti. Fa valere il suo know-how e il suo talento nel gioco aperto, dove spesso si rivela essere un fattore. Tuttavia, l’impressione è che il vero Castro avrebbe potuto contribuire in modo migliore.
Leonardo Ghiraldini, 6: non gestisce alla perfezione le touche, sporcando qualche lancio di troppo che infonde fiducia ai saltatori argentini. Si rifà in parte nel gioco aperto, con alcuni break interessanti nel cuore della difesa Pumas.
Michele Rizzo, 6,5: in mischia chiusa non si fa trovare impreparato e respinge al mittente i tentativi di spinta di Bustos. Presente nel breakdown, continua ad offrire risposte positive dopo le palesi difficoltà di due settimane fa.
Davide Giazzon, sv.: in 10 minuti era difficile provare a dare un contributo di qualche genere.
Matias Aguero, 6: come nei test precedenti, non si fa trovare impreparato specialmente in mischia chiusa. Un buon mese di spezzoni per il pilone zebrato.
Lorenzo Cittadini, 6: vedi Aguero, Contributo di rilievo soprattutto negli ingaggi.
Marco Bortolami, 6,5: il maestro delle touche entra e sistema un fondamentale in cui si è penato in alcuni momenti della partita. Una garanzia, nonostante l’età avanzante e una continuità ormai smarrita.
Joshua Furno, 6: differentemente da Giazzon, i suoi 10 minuti fanno capire ancora una volta tutto il potenziale del giocatore attualmente al Biarritz.
Tobias Botes, 5,5: di pregevole fattura il break con cui per poco non propiziava una meta. Per il resto, però, non garantisce nulla di più rispetto a Gori.
Luciano Orquera, 5: il mediano delle Zebre prova ad imbastire qualcosa, ma non è mai realmente pericoloso e nel finale diventa anche disordinato ed indisciplinato.
Tommaso Benvenuti, sv.
All. Jacques Brunel, 4,5: non può bastare l’intensità se non accompagnata da ordine e da idee chiare, perché a mancare tra gli azzurri sono soprattutto questi ultimi elementi. Gameplan inesistente, con palloni spesso gestiti in maniera alquanto rivedibile e difficoltà sistematiche nell’imbastire una qualunque azione offensiva. Cronici, inoltre, i problemi difensivi, ancora in evidenza contro un’Argentina tutt’altro che brillante, probabilmente una delle peggiori nell’ultimo lustro. Eppure, si è usciti nuovamente sconfitti. E Brunel, ora, è chiamato ad un miracolo.
daniele.pansardi@olimpiazzurra.com
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