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Laver Cup 2019: i convocati di Europa e Resto del Mondo ai raggi X. Vecchio Continente favorito, c’è Fognini!
Si apre venerdì la terza edizione della Laver Cup, evento nato dalla mente del management di Roger Federer (e non solo) che ha immediatamente acquisito un posto di rilievo nel calendario del tennis maschile, pur non assegnando punti ATP. Andiamo a vedere chi sono i 12 uomini che vedremo in campo a Ginevra nei tre giorni di questa sfida Europa-Resto del Mondo che fa il verso tennistico al golf, con la Ryder Cup.
EUROPA (Capitano: Bjorn Borg; vice: Thomas Enqvist)
RAFAEL NADAL
Due Slam quest’anno, il record ormai a un passo: questa è decisamente la stagione del mancino di Manacor, che sta andando a grandi passi verso il ritorno al numero 1 del mondo, complici anche i problemi di Novak Djokovic. La sua parabola di quest’anno prima della Laver Cup ricorda in parte quella del 2017, poiché anche in quel caso arrivò da vincitore di due dei quattro tornei maggiori (sempre gli stessi: Wimbledon e US Open).
ROGER FEDERER
A 38 anni, l’uomo che ha contribuito a dare materialmente vita alla Laver Cup è ancora lì, a lottare con tutti. Ottavi agli Australian Open, semifinale al Roland Garros, finale (storica) a Wimbledon, quarti agli US Open: per lui il tempo ancora non sembra passare. Si avvicina, per di più, la parte che lui preferisce della stagione: il veloce indoor, con il torneo di casa a Basilea e le ATP Finals.
DOMINIC THIEM
Ormai chiaramente secondo miglior giocatore del globo sulla terra rossa dopo Nadal, l’austriaco è alla sua seconda presenza nell’evento. Quest’anno ha vinto tre tornei (Indian Wells, Barcellona e Kitzbühel), ma se escludiamo la finale al Roland Garros il suo ruolino di marcia negli Slam è stato perlomeno rivedibile: secondo turno in Australia, sconfitta all’esordio a Wimbledon e US Open
ALEXANDER ZVEREV
Anno particolarmente difficile per il tedesco, uno dei cinque ad aver sempre partecipato finora alla Laver Cup. Non ha raggiunto nessuna finale importante, arrivando ai quarti al Roland Garros, a Madrid e a Montreal e collezionando diverse uscite a metà dei tornei. I problemi, però, non derivano solo dal campo, dal momento che fuori sta vivendo più di una situazione complicata.
STEFANOS TSITSIPAS
Prima metà dell’anno spettacolare per il greco, seconda sottotono. Si può riassumere così il suo 2019, in cui ha raggiunto la semifinale agli Australian Open, la finale a Dubai e a Madrid, la semifinale al Foro Italico di Roma, e poi si è quasi improvvisamente spento da Wimbledon in avanti. Ha bisogno di un finale di stagione in grande stile per rimettersi in carreggiata.
FABIO FOGNINI
Primo italiano a partecipare alla Laver Cup, il ligure spera per prima cosa di stare bene fisicamente, visto che dopo i quarti di Montreal contro Nadal ha giocato e perso soltanto agli US Open con lo scomodo americano Reilly Opelka. Proprio quest’anno ha toccato la sua miglior classifica (numero 9 a metà luglio), vincendo il Masters 1000 di Montecarlo e mostrando una buona costanza su tutta la stagione.
La riserva, pronta in caso di defezioni, è lo spagnolo Roberto Bautista Agut, semifinalista a Wimbledon con set tolto a Djokovic, oltre che ai quarti agli Australian Open, a Miami, a Montreal e a Cincinnati.
RESTO DEL MONDO (Capitano: John McEnroe; vice: Patrick McEnroe)
JOHN ISNER
Tolta la finale di Miami persa contro Federer, è un anno un po’ opaco quello vissuto dal gigante texano, che negli Slam non è andato mai oltre il terzo turno in questo 2019. Resta da capire se, a 34 anni, abbia ancora delle cartucce da sparare o se siano finite: certamente resta uno dei meno semplici da affrontare quando si tratta di superfici veloci.
MILOS RAONIC
Assente quest’anno in due Slam su quattro, in quelli che ha disputato si è comportato bene, con i quarti agli Australian Open e gli ottavi a Wimbledon. A causa di vari problemi alla schiena il canadese non ha potuto competere come avrebbe voluto, ma quando l’ha fatto non è andato bene solo nei tornei maggiori, come dimostra anche la semifinale al Masters 1000 di Indian Wells.
NICK KYRGIOS
Il 2019 dell’australiano è stato caratterizzato da tante intemperanze comportamentali e da pochi acuti: non è mai arrivato oltre gli ottavi in Masters 1000 o Slam, ma ha comunque dimostrato che, quando c’è con la testa, i migliori sa batterli (ne sanno qualcosa Zverev e il russo Daniil Medvedev, uno che ha spaventato non poco Nadal a New York). Alla Laver Cup ha regalato soprattutto tennis.
DENIS SHAPOVALOV
Tornato a battere un top ten a due anni di distanza dal successo con Nadal (Tsitsipas a Miami), il canadese, proprio nel torneo che quest’anno ha cambiato sede pur restando in città, è riuscito ad arrivare fino alla semifinale. E’ rimasto l’unico suo risultato di rilievo del 2019. Oggi è numero 33 del mondo, ma ha le qualità per salire ancora di più e, perché no, battagliare con i migliori della sua generazione.
JACK SOCK
Dalle ATP Finals del 2017 al crollo verticale del 2018, fino agli infortuni del 2019 e al tentativo di riprendere la via giusta: per l’uomo venuto da Kansas City, a 26 anni, la parabola tennistica ha già riservato un notevole squilibrio tra alti e bassi. Sarà la carta che i McEnroe giocheranno in doppio, dal momento che nella specialità è vincitore di tre Slam tra Wimbledon e US Open.
TAYLOR FRITZ
A livello di ATP 250 è stato finora uno dei migliori, con una finale vinta a Eastbourne e due perse ad Atlanta e Los Cabos, ma è nei tornei maggiori che ancora non è riuscito a scuotersi particolarmente, nonostante il miglior ranking della sua vita (numero 25 a metà agosto, sceso ora a 30). Se non per quest’anno, il californiano è atteso al grande salto per il 2020.
Come riserva c’è l’australiano Jordan Thompson, attuale numero 53 del mondo e quest’anno finalista sull’erba di ‘s-Hertogenbosch.
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: Leonard Zhukovsky / Shutterstock.com