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Rugby, Mondiali 2019: da Matsushima a Ntamack, le rivelazioni in Giappone

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Si è conclusa la fase a gironi della Rugby World Cup 2019 che si sta disputando in Giappone. E insieme ai grandi campioni, nelle 37 partite giocate sono stati i giovani a mettersi in mostra. Alcuni giocatori che già conoscevamo, ma che sul palcoscenico iridato hanno confermato il loro valore, cui si sono aggiunti un paio di nomi nuovi, cui forse non tutti avrebbero pensato alla vigilia. Ecco, dunque, cinque nomi che hanno particolarmente colpito in questi Mondiali.

Sicuramente il primo nome che balza agli occhi è quello del giapponese Kotaro Matsushima. I nipponici hanno rivoluzionato le gerarchie mondiali battendo prima l’Irlanda e poi la Scozia, conquistando la loro prima qualificazione ai quarti di finale, dove affronteranno il Sudafrica. E un contributo decisivo ai successi del Giappone è arrivato sicuramente dall’ala Kotaro Matsushima, attualmente miglior marcatore insieme al gallese Josh Adams con cinque mete. Veloce, con mani delicate e senso tattico assoluto, ha dato spettacolo in campo e sarà uno dei pericoli pubblici numero 1 per gli Springboks.

La Coppa del Mondo dell’Argentina è già finita, con i Pumas che sono usciti dopo il ko di misura con la Francia e il netto ko con l’Inghilterra. All’apertura era atteso Nicholas Sanchez, ma l’esperto numero 10 dello Stade Français si è visto escludere dai 23 di giornata nella sfida decisiva con i britannici. Al suo posto in campo Benjamin Urdapilleta, non più di primo pelo, che in questa avventura iridata a scalato velocemente le gerarchie, diventando protagonista per l’Argentina. Certo, non è bastato a superare il girone di ferro, ma per Urdapilleta una bella soddisfazione.

Continuando a parlare di numeri 10, un giocatore che era atteso alla prova del nove era sicuramente il francese Romain Ntamack. Negli ultimi anni i Bleus avevano faticato a trovare la quadra in mediana, con Guy Novès prima e Jacques Brunel dopo che avevano spesso rimescolato le carte. Nell’ultimo anno, però, a prendere saldamente in mano il ruolo d’apertura era stato il figlio d’arte Romain, classe ’99, su cui però restavano forti dubbi di fronte a un impegno importante come una Coppa del Mondo. Ma nonostante i suoi 20 anni il giocatore del Tolosa si è confermato un ottimo giocatore, guidando la sua squadra alla vittoria di misura sull’Argentina che è valsa i quarti di finale.

Nei big team, ovviamente, sono stati tanti i giocatori a colpire per qualità. Tra tutti, però, uno dei più interessanti si è confermato la giovane ala del Sudafrica S’busiso Nkosi. Classe ’96, l’ala degli Springboks ha giocato due delle quattro partite della sua squadra, marcando una meta e correndo per 152 metri. La concorrenza è spietata e Nkosi per ora non ha avuto la chance di farsi vedere contro un’avversaria di peso, ma ha già dimostrato di potersi giocare un posto da titolare nella fase a eliminazione diretta.

Chiudiamo con l’Italia. Tra i giovani talenti azzurri, ancora una volta a mettersi in mostra è stato il flanker Jake Polledri. Dopo l’esordio, un po’ forzato causa infortuni, nel 6 Nazioni 2018, l’italo-inglese di Gloucester si è guadagnato un ruolo da protagonista con la maglia azzurra e dopo il 6 Nazioni 2019 la Rugby World Cup 2019 era la prova del nove per il 23enne flanker. E Jake non ha tradito, disputando un grande match con il Canada, dove è stato eletto man of the match, e confermandosi anche nella difficile sfida con il Sudafrica. E’ sicuramente un punto fermo per il futuro azzurro da cui ripartire.

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Foto: Rugby World Cup

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