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MotoGP, la flessione di Andrea Dovizioso e della Ducati. Il confronto con il 2018 ed una sfida a Marquez di fatto mai iniziata

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119 punti: è questo il distacco in classifica generale di Andrea Dovizioso dallo spagnolo Marc Marquez nel Mondiale 2019 di MotoGP. Il campionato della classe regina è già andato in archivio dal penultimo round disputato in Thailandia, con la palla n.8 andata in buca per l’iberico della Honda. Una stagione dominata dall’asso nativo di Cervera, con 10 successi e 15 podi, quando mancano tre weekend al termine.

Un confronto che non c’è mai stato perché Marc ha sempre avuto il controllo della situazione. Del resto, quando l’alfiere della squadra di Tokyo non ha vinto è arrivato in cinque circostanze secondo, con l’eccezione della gara di Austin (Stati Uniti). Solo due vittorie (Qatar e Spielberg) per il “Dovi”, contro le quattro dell’anno passato e le sei del 2017. Un andamento che è andato a scemare, frutto di un pacchetto giapponese-spagnolo in crescita esponenziale. Le cause, però, sono da ricercare anche nel box di Borgo Panigale. Di fatto, i miglioramenti compiuti dalla Rossa nel corso in quest’ultimo anno (in particolare) non sono stati all’altezza della situazione.

Lo stesso forlivese ci ha messo un po’ a carburare, se si pensa al terzo posto del Mugello nel giorno del trionfo di Danilo Petrucci. La GP19 poi porta avanti quelle che sono le solite criticità del passato, ovvero la difficoltà di percorrenza in curva. Un aspetto evidenziato più volte anche dallo stesso Dovizioso, costretto in alcuni casi a fare buon viso a cattivo gioco e a doversi accontentare di piazzamenti fuori dalla top-3. La piazza d’onore nella classifica generale (+55 sullo spagnolo della Suzuki Alex Rins) non dovrebbe essere in pericolo, ma i target erano ben altri all’inizio di questo campionato. Rivaleggiare con Marquez si è rivelato una chimera e rispetto ai fantastici confronti del 2017 e del 2018, un passo indietro è stato fatto.

In vista dell’anno venturo, la scuderia italiana dovrà invertire il trend perché, oltre alla forza della Honda (per la 25esima volta campione del mondo dei costruttori), la Yamaha e la Suzuki potrebbero rappresentare una minaccia più che concreta.

 

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