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Formula 1
F1, la domenica da incubo della Ferrari. Non ha funzionato niente, le possibili cause di una giornata da dimenticare
Delusione e smarrimento: sono questi i sentimenti che si respirano nel box della Ferrari al termine del GP degli Usa, terzultimo round del Mondiale 2019 di F1. Sul tracciato di Austin la Mercedes ha sbancato, con la nona doppietta stagionale, la n.53 della propria storia nel Circus, in una domenica da ricordare per Lewis Hamilton, giunto secondo alle spalle del compagno di squadra Valtteri Bottas. Il britannico, infatti, si è aggiudicato il sesto titolo iridato della carriera, uno in più del mitico Juan Manuel Fangio e preceduto solo dal Kaiser Michael Schumacher (7). Per Lewis si tratta del 150° podio in carriera (16° quest’anno, 4° consecutivo).
Nella domenica di festa del fuoriclasse, la Rossa non è mai esistita e i motivi di questa debacle, allo stato attuale delle cose, non si conoscono con esattezza. Un andamento enigmatico della SF90 che, dopo aver rivaleggiato sul filo dei centesimi per la pole position, si è completamente smarrita in corsa. Il tedesco Sebastian Vettel, probabilmente per un problema già dalle prime battute alla sospensione posteriore destra, è stato sfilato dai rivali, dovendosi poi ritirare all’ottavo giro. I motivi di questo cedimento non sono noti, ma certamente le notevoli sconnessioni sulla pista texana non hanno aiutato.
Un problema di affidabilità, quindi, che va a legarsi anche alla gara di Charles Leclerc. Ieri, il monegasco è stato costretto a sostituire la Spec 3 della Power Unit usando la n.2, meno potente e performante, perdendo un intero turno (FP3), importante per definire l’assetto della macchina. Ecco che Charles, partito quarto, non ha potuto fare meglio di questo posizionamento, frenato da un primo stint disastroso con le gomme medie e condizionato anche da un pit-stop letargico. Il distacco di 52″239 dal vincitore la dice lunga su tutto quello che è andato storto.
Trovare le cause, come detto, è complicato, perché gli stessi uomini di Maranello sono stati colti completamente alla sprovvista da questi riscontri. La Ferrari, dal GP del Belgio, aveva infilato una serie di sei pole consecutive e di tre vittorie, lottando comunque per il successo in maniera più convincente su tutte le piste. Ad Austin sembra quasi essere tornata alla gara in Ungheria.
Si possono fare delle ipotesi. La messa a punto della monoposto, in configurazione gara, desta perplessità ancora una volta, perché nel caso di Leclerc non è la prima volta che un treno di gomme non lavora a dovere. Ci si riferisce a quanto avvenuto in Messico, ad esempio. E poi il motore. In questo weekend in Texas la differenza che solitamente la Ferrari faceva in termini di potenza non si è vista e forse il problema avuto sulla macchina di Charles nelle FP3 è un campanello d’allarme.
Prestazione e affidabilità dunque sono venute a mancare in questa avventura statunitense al Cavallino Rampante, uscito con le ossa rotte. In vista dei round in Brasile (15-17 novembre) e ad Abu Dhabi (29 novembre-1° dicembre) bisognerà dare delle risposte e trovare delle soluzioni.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: LaPresse