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F1, Ferrari e il mistero di Austin: assetto sbagliato, allergia al bumping e l’inaffidabilità della SF90 i punti chiave

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Ferrari e il mistero di Austin. Sembrerebbe un film, con Sherlock Holmes protagonista, quello che è avvenuto sul tracciato del Texas (Stati Uniti). La Rossa, in grande spolvero in questa seconda parte di stagione (6 pole position consecutive e tre vittorie), negli States ha perso la via e nella gara è affondata tra problemi di affidabilità e una prestazione mai trovata. Basta constatare il distacco di quasi 1′ rimediato (52″239) dal monegasco Charles Leclerc nei confronti del vincitore della corsa Valtteri Bottas.

Che cosa non ha funzionato? Risposta facile: nulla. Ben diverso è accertare le cause di questa debacle texana e chiedere l’aiuto di Mr Holmes non sarebbe troppo male. Sì, perché il team di Maranello brancola nel buio e, per il momento, non sa dare una risposta esauriente per spiegare i motivi della “Caporetto” negli Usa. Una sensazione spiacevole, dal sapore di remake, ricordando quello che accadde a Melbourne (Australia), ad inizio stagione, quando nella definizione “problema di bilanciamento” il Team Principal Mattia Binotto aveva fatto confluire i mali ignoti della Ferrari.

La monoposto del Cavallino Rampante è ripiombata nel limbo dell’enigma e, dopo aver fatto vedere i sorci verdi a tutti, non ce lo si aspettava proprio. Non si può far altro che ragionare per ipotesi. La prima considerazione che viene in mente è parlare delle caratteristiche particolari del tracciato in Texas: una pista da medio/alto carico dove la potenza del motore e l’equilibrio della vettura sono stati i fattori determinanti. La SF90 non aveva l’assetto giusto. Su un circuito in cui l’effetto bumping era particolarmente evidente (la presenza di tante buche), la macchina di Maranello ha manifestato una chiara sensibilità al beccheggio, ovvero la tendenza della vettura ad “affondare” in avanti quando si frena e all’indietro quando si accelera.

Una configurazione troppo scarica dal punto di vista aerodinamico? Probabilmente sì e, preso atto di questo, i tecnici del Cavallino hanno cercato di correre ai ripari, mutando il set-up di base e “caricando” la macchina. Ecco spiegate le velocità di punta in rettilineo non super, che hanno alimentato i sospetti e le dicerie. Nel paddock, infatti, tanti hanno correlato la mancanza prestazionale della Ferrari alla direttiva tecnica riguardante l’uso del flussometro. Tale restrizione, secondo quest’idea, avrebbe reso impossibile inserire benzina in più e quindi raggiungere le velocità incredibili in rettilineo da parte della Rossa. L’olandese Max Verstappen, sull’argomento, si è fatto scappare dichiarazioni “pepate” ai microfoni di Ziggo Sport: “Questo è ciò che accade quando smetti di barare. Ora sono stati esaminati molto attentamente questi aspetti, ma dobbiamo continuare a tenere d’occhio la situazione“. Tuttavia, secondo la Federazione Internazionale, la SF90 è sempre stata regolare e il discorso del motore va a legarsi alla messa a punto citata ed anche alla questione affidabilità.

Di fatto, Leclerc non ha potuto girare in gara con la Spec 3 della Power Unit, danneggiata nel corso delle FP3, dovendo ricorrere al motore EVO 2 che aveva completato il proprio ciclo di “lavoro” a Singapore. Pertanto, Charles si è ritrovato una macchina squilibrata e depotenziata, ritenendo infatti che gli ingegneri ferraristi abbiano deciso di usare una mappatura meno spinta per evitare sorprese. Del resto il 13° posto nello Speed Trap (321,5 km/h) è un dato chiaro. Inaffidabilità che ha colpito ancor di più Sebastian Vettel. La rottura del triangolo superiore della sospensione posteriore destra nell’ottavo giro, probabilmente, è stata causata in parte dalle sconnessioni importanti del tracciato e in parte da un qualcosa di poco chiaro a livello strutturale sulla monoposto del tedesco. Del resto i primi giri del teutonico sono stati un calvario, vista la completa assenza di carico sull’avantreno.

In Brasile, quindi, tra due settimane, si dovrà reagire e anche capire se il motore EVO 3 sarà recuperabile, visto che lo spettro della penalizzazione per Leclerc aleggia in vista del round sudamericano.

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse

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