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Ciclismo
Luca Scinto: “Nibali può vincere fino a 40 anni, i giovani d’oggi vogliono tutto e subito. Mi piacciono Ganna e Tiberi”
Il 2019 è stato l’anno della rinascita per la Neri Sottoli-Selle Italia-KTM, giunta a pochissimi punti dalla vittoria della Ciclismo Cup, conquistata dall’Androni Giocattoli-Sidermec, e dove sono arrivate vittorie inaspettate, ma al contempo tanto bramate, da parte dei giovani della squadra toscana, e poi da un Giovanni Visconti tornato sugli scudi dopo annate veramente difficili. Un vero leader che è riuscito a creare un gruppo più che mai coeso e che ha regalato alla formazione di Angelo Citracca e Luca Scinto la soddisfazione di portare il nome della Neri fino ai Mondiali dello Yorkshire. E noi abbiamo proprio parlato con il ds Luca Scinto di questa stagione più che positiva sotto tanti punti di vista; il tutto nonostante le grandissime difficoltà del ciclismo italiano, ma in primis delle squadre Professional, costrette a sopravvivere, in qualche modo, sotto la morsa di una riforma del World Tour che ha dell’assurdo. Con l’ex professionista pistoiese abbiamo parlato anche dei futuri campioni, ma sottolineando il divario quasi incolmabile a livello di mentalità, fatica, e sacrifici, tra i corridori dell’era Visconti-Nibali, rispetto ai giovani d’oggi.
Partiamo innanzitutto tracciando un bilancio stagionale della Neri Sottoli-Selle Italia-KTM
“Buono perchè siamo riusciti a vincere anche delle corse che ci interessavano, che ci facevano piacere, come il Giro di Toscana e altre gare sempre con Giovanni Visconti; poi con Simone Velasco a inizio stagione. È stata una bella annata in cui abbiamo anche “rischiato” di vincere la Ciclismo Cup; anche se sulla carta eravamo la squadra più debole rispetto all’Androni. Siamo stati sfortunati nell’ultima settimana di gare in cui si sono ammalati quasi tutti, compreso Visconti; perchè sono convinto che quando siamo arrivati a nove punti dal primato, se non ci fosse stato questo inconveniente, avremmo potuto giocarcela sul filo del rasoio. Ma alla fine non cambia niente perchè la stagione è stata più che positiva. Peccato per l’incidente di Visconti a fine aprile e la precedente infezione ad un dente a inizio anno e altri problemi, mesi in cui avremmo potuto fare molto di più, ma alla fine è riuscito a tornare ad alti livelli. Dai, devo dire che è stata una bella annata”.
Qual è stata la soddisfazione più grande e il corridore che l’ha stupita di più?
“La soddisfazione più grande è stata la vittoria di Visconti al Giro di Toscana, nella nostra terra, battendo un grande corridore come Egan Bernal; è stata un po’ la ciliegina sulla torta. Questo ci ha garantito di avere un corridore come Giovanni ai Mondiali; e siamo stati l’unica squadra Professional italiana a portare un corridore azzurro in Yorkshire. La sintonia con Giovanni c’è; è tornato a correre con noi e mi ha aiutato molto a ricostruire una squadra che si era persa negli ultimi anni perchè non avevamo un vero leader in grado di migliorare tutti quanti. Quest’anno mi sono divertito ad andare alle corse perchè si era formato un gruppo ben amalgamato in cui andavano tutti d’accordo. Per quanto riguarda il corridore che mi ha sorpreso e che secondo me avrà margini di miglioramento, direi Umberto Marengo; un ragazzo che forse in pochi seguivano, che ci è stato consigliato, e che poi quest’anno ha vinto una tappa al Tour of Utah ed è sempre stato protagonista. Noi ci fidiamo molto di lui, è un ragazzo abbastanza veloce, che non si stacca più di tanto su certe salite. Per me potrebbe essere un altro anno in cui potrebbe fare quel passo in più che meriterebbe”.
Come può sopravvivere il ciclismo italiano con questa riforma del World Tour che sfavorisce le Professional?
“Se non ci danno una mano, male, specialmente in Italia; siccome, non solo noi, non riusciamo a trovare sponsor “importanti” per crescere a livello Pro Tour. Forse nessuno se ne è ancora reso conto, ma se non riusciremo a partecipare a delle grandi corse, come il Giro d’Italia, pian piano non si troveranno più i fondi necessari neanche per fare una formazione Professional. Quindi uno sarà obbligato a fare una Continental o, addirittura, dovrà cessare l’attività. La situazione non è tanto bella nel nostro Paese. Speriamo che qualcuno si muova e faccia capire all’UCI che qualcosa deve cambiare; anche perché noi siamo il distributore giusto per dare la benzina alle squadre Pro Tour. Noi riusciamo a recuperare degli atleti che si erano persi perchè avevano voluto fare il passo più lungo del dovuto, per passare di livello, e non si erano trovati bene; così sono tornati nelle Professional e sono cresciuti nuovamente. Poi altri corridori giovani dar far maturare; non tutti diventano campioni o fuoriclasse, servono un paio di anni per diventare dei buoni atleti. Insomma, siamo il distributore per dare benzina a dei ragazzi e successivamente alle squadre Pro Tour. Posso fare anche solo l’esempio di Daniel Martinez, lo stesso Visconti, Oscar Gatto, Jakub Mareczko… . Per me le squadre Professional servono davvero tanto, e rischiamo che il ciclismo italiano si spenga pian piano. Speriamo che cambi qualcosa, anche se mi sembra difficile. Siamo qui a sopravvivere facendo una guerra tra “poveri”, dove ti chiedi se vale la pena vincere la Coppa Italia. È sempre una cosa bella, però alla fine ti crea molti tatticismi in corsa e problematiche; e poi non riesci a far esprimere bene la squadra”.
Quali saranno gli obiettivi della Neri nel 2020?
“Innanzitutto far crescere qualche giovane che abbiamo preso anche dal Team Ballerini. Sai, è bello far crescere i grandi nomi, però quando hai dei buoni corridori sconosciuti, che poi fanno quello che ha fatto Marengo, questo fa enormemente piacere. Poi tutti noi abbiamo un sogno nel cassetto, altrimenti il ciclismo non andrebbe avanti e un direttore sportivo ha il diritto di sognare, e sto parlando del Giro d’Italia, in cui vorremmo vincere una tappa. Poi ovviamente dovremo vincere altrove, essere protagonisti alle corse, e mandare nuovamente un corridore ai Mondiali, che per noi sarebbe un prestigio”.
Quali giovani italiani potranno vincere, in futuro, corse a tappe o classiche?
“Tra i giovani professionisti di adesso, ora come ora, non vedo nessuno in grado di sostituire Vincenzo Nibali; per quanto riguarda le corse a tappe. Poi magari mi posso anche sbagliare. In futuro invece ci potrebbe essere Antonio Tiberi, un corridore giovane che quando passerà professionista potrebbe ricalcare la carriera di Vincenzo Nibali; e non lo dico perchè ha corso nel nostro vivaio della Franco Ballerini. Mi auguro che non si perda anche lui. Spero vivamente che chi lo gestirà in futuro faccia lo stesso che abbiamo fatto noi con lui da juniores”.
Secondo lei, cosa sta succedendo a Fabio Aru?
“Non conosco la situazione di Fabio ed è anche una questione personale. So solo che il problema che ha avuto all’arteria iliaca l’ho avuto anch’io; ed è qualcosa che ti limita il 60/70 % dell’attività. Io sono stato uno dei primi ad essere operato per questa problematica nel 1991, e fino a quel momento erano stati operati pochi altri corridori. Chi lo prova sa non può rendere in bicicletta. Per il resto non so nulla. Chiaramente sono convinto che nel 2020 rivedremo il vero Aru e che ritornerà a livelli consoni. Credo che farà un inverno abbastanza tranquillo, e poi è anche diventato papà. Per il resto non conosco veramente i suoi problemi”.
Vincenzo Nibali può vincere ancora?
“Vincenzo è un talento, lo è ancora. Se avrà la voglia e il carattere per allenarsi bene, far fatica, soffrire, e stare lontano da casa, è un corridore che potrebbe ancora vincere un grande giro. Dico così perchè credo che un corridore fino a 39-40 anni, se ha voglia, con la testa, di fare determinati sacrifici e di soffrire in bici, è forte, non è vecchio. I corridori dell’era Nibali-Visconti, fino a 39-40 anni possono correre ad alti livelli, hanno più resistenza; mentre i giovani d’ora credo che, con la mentalità che hanno, a 27-28 anni sono già finiti perchè vogliono diventare subito campioni. Il tabù della vecchiaia, per certi corridori, è da sfatare. Conta solo la testa”.
Dove potrebbe arrivare Filippo Ganna su strada?
“Per me ha delle grosse qualità. È un grande passista, non va neanche piano in salita. È uno dei grandi corridori che mi piacerebbe vedere ad una Parigi-Roubaix e a un Giro delle Fiandre. Mi piace davvero tanto”.
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@lisa_guadagnini
Foto: Neri Sottoli-Selle Italia-KTM