Editoriali
Jorge Lorenzo, il ritiro inglorioso di un campione del mondo. L’addio alla Ducati lo sbaglio più grande
A soli 32 anni cala il sipario sulla straordinaria carriera di Jorge Lorenzo, uno dei quattro grandissimi centauri che hanno segnato il Nuovo Millennio del Motomondiale (gli altri sono Casey Stoner, Valentino Rossi e Marc Marquez). Un finale triste ed inglorioso, non degno di un cinque volte campione del mondo che vanta 68 vittorie e 69 pole-position.
Una decisione maturata al termine di una stagione da incubo, umiliante ed indecorosa. Approdato alla Honda con il dichiarato intento di mettere in discussione il regno di Marc Marquez e dar vita ad un Dream Team senza eguali in circolazione, il maiorchino si è sin da subito scontrato con una realtà completamente inaspettata. Sin dai test invernali il feeling con la RC213V non è mai sbocciato: di fatto, l’iberico non ha mai realmente capito come guidarla.
Dopo un avvio di stagione disastroso (mai nella top10 nelle prime sette gare), ad Assen Lorenzo è incappato in un bruttissimo incidente, costatogli la frattura delle vertebre ed un lungo stop con tanto di tre GP saltati. Lo scenario non è mutato dal rientro a Silverstone. Lo spagnolo lo ha ammesso più volte: “Non riesco a guidare, ho sempre paura di cadere da un momento all’altro“. Brutto guaio la paura, la peggior nemica per un pilota.
Ad una gara dal termine del Mondiale 2019, i numeri appaiono impietosi: il cinque volte iridato viaggia in diciannovesima posizione in classifica con la miseria di 25 punti; solo in otto circostanze ha chiuso nella top15 ed il ‘miglior risultato’ risale all’undicesima posizione nel GP di Francia a Le Mans. E dire che il compagno di squadra, Marc Marquez, ha dominato il Campionato, conquistando ben undici successi parziali.
In estate si erano moltiplicate le voci di un possibile ritorno di Jorge Lorenzo in Ducati, poi non concretizzato. E proprio il divorzio con la scuderia di Borgo Panigale si è rivelato l’errore più grande della carriera per il maiorchino. Dopo l’addio alla Yamaha al termine del 2016, il debutto con la Rossa si rivelò decisamente problematico: nella stagione 2017 raccolse appena tre podi e chiuse settimo nella classifica generale, perdendo bruscamente il confronto diretto interno con Andrea Dovizioso. Lo spagnolo era approdato in Ducati con un contratto faraonico da ben 12,5 milioni di euro l’anno: un investimento importante su un pilota che veniva considerato in grado di battere Marquez e vincere un Mondiale che in Emilia attendono dal lontano 2007. Troppo differenti, concettualmente e nello stile di guida, Yamaha e Ducati. Lorenzo ci ha impiegato quasi un anno e mezzo per comprendere la Desmosedici e plasmarla a propria immagine. I due trionfi consecutivi tra il GP d’Italia ed il GP di Catalogna 2018 si rivelarono tuttavia tardivi: i rapporti con la dirigenza si erano ormai logorati e di lì a poco l’iberico avrebbe firmato con la Honda, in cerca del sostituto di Daniel Pedrosa. Un errore costato carissimo sia alla Ducati, che ha perso un campione indiscutibile, anche sotto il profilo dell sviluppo della moto, sia a Lorenzo, ritrovatosi a barcamenarsi mestamente nei bassifondi della classifica. Un finale disonorevole che non avrebbe meritato.
federico.militello@olimpiazzurra.com
[embedit snippet=”adsense-articolo”]
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter
Foto: Lapresse