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Combinata nordica
Combinata nordica, la guida completa alla stagione 2019-2020: favoriti, outsider, italiani da tenere d’occhio
La Coppa del Mondo di combinata nordica, nata nell’inverno 1983-’84, è giunta alla sua XXXVII edizione. La competizione inaugurale si terrà venerdì 29 novembre a Ruka, in Finlandia. La stazione sciistica nei pressi della città di Kuusamo terrà a battesimo la nuova stagione con un weekend lungo, poiché si gareggerà anche sabato e domenica. Andiamo quindi a scoprire qual è la situazione di ogni movimento nazionale ai nastri di partenza dell’annata agonistica 2019-’20.
NORVEGIA
Lo scorso inverno la Norvegia è finalmente riuscita a spezzare il ventennale digiuno in tema di vittoria della Coppa del Mondo assoluta.
Jarl Magnus Riiber ha infatti autorevolmente portato tra i fiordi la Sfera di cristallo per la prima volta nel XXI secolo, interrompendo l’astinenza che per la nazione scandinava durava dal 1999. Il ventiduenne di Oslo si propone come il grande favorito per la conquista della classifica generale anche in questa stagione. D’altronde il giovane norvegese ha assunto i tratti del predestinato sin dal momento in cui ha messo piede nel massimo circuito, mostrando una disarmante superiorità nella componente salto. Nel corso del tempo, nonostante un grosso infortunio alla spalla, ha saputo crescere di rendimento anche nel fondo, sino ad assumere gli attuali connotati di combinatista perfetto. Infatti lo scorso anno Riiber ha vinto la Coppa del Mondo pur perdendo la propria supremazia sul trampolino, trovando però altri modi di vincere.
Bisogna essere onesti. Se Jarl Magnus dovesse restare sano, partirà come l’uomo da battere in ogni gara e non sarebbe escluso vederlo realizzare una stagione da record. Il principale avversario sarà probabilmente la sua salute, in passato piuttosto cagionevole, ma se non insorgessero problemi fisici, allora lo scenario più probabile è quello di una cavalcata trionfale verso la sua seconda Sfera di cristallo consecutiva.
Riiber a parte, che basterebbe a fare squadra da solo, la Norvegia ha comunque altre frecce validissime nella sua faretra, a cominciare da Jørgen Graabak, a lungo indicato come un potenziale vincitore della Coppa del Mondo. Tuttavia il ventottenne di Trondheim non è mai riuscito a raggiungere questa dimensione, soprattutto a causa di una perenne incostanza nelle prestazioni sul trampolino. La qualità sugli sci stretti non è in discussione, ma il rendimento altalenante nel salto ha sempre fatto sì che Graabak potesse risultare pericolosissimo sulla gara secca, senza però essere mai un veramente un fattore sul lungo periodo. Con ogni probabilità questi saranno i connotati anche del suo 2019-’20. Aspettiamoci qualche vittoria di tappa e un piazzamento a ridosso delle primissime posizioni della classifica generale, dalla cui lotta però dovrebbe risultare escluso, a meno di non trovare uno stato di grazia sul trampolino che sinora non è mai stato in grado di raggiungere.
In seconda fila rispetto alle due punte del team, ma rimanendo ampiamente nell’ambito delle prime linee, si stagliano le figure di tre uomini. Parliamo di Espen Bjørnstad, Espen Andersen e Magnus Krog.
Bjørnstad, classe 1993, è stato una delle principali rivelazioni dell’inverno 2018-’19, riuscendo ad arpionare risultati a lui sconosciuti in passato, ovverosia svariati piazzamenti nella top-ten e addirittura qualche puntata sul podio. Da sempre più saltatore che fondista, la ragione della sua improvvisa (quanto relativamente tardiva) esplosione risiede nella crescita di rendimento in entrambe le componenti della disciplina. Soprattutto sul trampolino, essendo diventato uno dei migliori del circuito. Per il ventiseienne di Trondheim l’obiettivo sarà quello di confermarsi sui livelli dello scorso anno, evitando così di percorrere la stessa parabola del coetaneo ed omonimo Espen Andersen.
Riguardo quest’ultimo, prendete quanto appena scritto su Bjørnstad e trasportatelo indietro di un anno. Andersen è stato una delle più grandi sorprese della stagione 2017-’18, durante la quale è persino riuscito a vincere delle gare dopo aver sempre recitato il ruolo di seconda linea. Tuttavia il ventiseienne di Bærum (non lontano da Oslo) lo scorso inverno non è stato in grado di ripetere quanto di buono fatto durante l’annata olimpica, principalmente a causa di un peggioramento nel salto, attestandosi generalmente tra l’undicesima e la ventesima piazza. Ci sarà quindi curiosità per capire quale possa essere la sua reale dimensione: outsider di lusso nella corsa al podio, oppure onesto “portatore d’acqua” che può ambire al massimo a piazzamenti nella top-ten?
Infine Magnus Krog è un soggetto i cui pregi e difetti sono risaputi. Il trentaduenne di stanza a Trondheim non si discute sugli sci stretti, componente in cui è uno dei migliori del circuito. Il suo problema è sempre stato il salto, dove solo raramente è riuscito a trovare un rendimento di alto livello. L’impressione è che il prime della sua carriera sia ormai alle spalle, cionondimeno Krog non andrà sottovalutato sulla gara secca e verosimilmente reciterà il ruolo della più classica delle mine vaganti. Potrebbe rimanere a lungo inesplosa, ma nella giornata giusta non sarà peregrino vederlo lottare per la vittoria. Le premesse al 2019-’20, però, non sono incoraggianti. Un paio di settimane orsono, il veterano del team è stato vittima di una rovinosa caduta durante un test interno e non ha ancora recuperato appieno. Per questa ragione non sarà della partita nell’opening di Ruka.
La Norvegia potrà inoltre schierare costantemente in Coppa del Mondo Jens Lurås Oftebro e Andreas Skoglund, rispettivamente classe 2000 e 2001, entrambi titolari di un pettorale nominale derivante dall’aver conquistato una medaglia agli ultimi Mondiali junior.
Oftebro in particolare si è già affacciato nel massimo circuito, firmando un clamoroso sesto posto sulle nevi di casa di Oslo. L’impressione è che il teenager di Bærum possa essere il prossimo “crack” della disciplina, essendo dotato di una tecnica di salto sopraffina. Ha inevitabilmente bisogno di crescere di rendimento sugli sci stretti, ma la biologia lavorerà per lui. Il fatto di godere di un “posto fisso” gli permetterà di prendere le misure alla combinata nordica che conta, di cui si propone come uno dei big futuri. Skoglund appare invece ancora più acerbo, d’altronde è anche di un anno più giovane, e nel suo caso l’obiettivo sarà quello di accumulare esperienza senza pensare troppo a quali possano essere i risultati.
I ritiri dei veterani Jan Schmid e Magnus Moan aprono dei varchi per le seconde linee, che avranno quindi l’opportunità di trovare spazio in Coppa del Mondo. In particolare c’è curiosità attorno a due “fratelli maggiori”.
Il primo è Einar Lurås Oftebro, classe 1998, che appare il combinatista “debole” della famiglia. Ciò non toglie che lo scorso anno abbia dimostrato di valere con costanza la zona punti, lasciando intuire di avere ulteriore margine per crescere.
Durante il Grand Prix estivo ha invece trovato ampio spazio Harald Johnas Riiber, di due anni più anziano rispetto a Jarl Magnus, rispetto al quale non ha certo lo stesso talento. Tuttavia sta lottando per trovare il proprio spazio in Coppa del Mondo e la crescita evidenziata da diverse seconde linee negli ultimi anni (citofonare Andersen e Bjørnstad per una conferma) fa intendere che vi possa essere speranza anche per lui, il quale ha comunque dimostrato di essere tutt’altro che uno sprovveduto, soprattutto sul trampolino.
C’è poi una pletora di giovani, capitanati da Leif Torbjørn Næsvold, Lars Ivers Skaarset e Kasper Moen Flatla che verosimilmente beneficeranno della possibilità di assaggiare il massimo circuito nella seconda tappa di Lillehammer grazie al contingente nazionale, venendo poi dirottati sulla Continental Cup, a meno di risultati eclatanti nelle gare di casa.
GERMANIA
La Germania ha ormai perso il predominio assoluto sulla disciplina che ha detenuto a lungo in tempi recenti. Ciò non toglie che quella tedesca resti una delle squadre più forti del panorama della combinata nordica, potendo contare su un autentico poker d’assi.
Eric Frenzel, il più grande combinatista di tutti i tempi, nell’ultimo biennio ha smarrito il bandolo della matassa sul trampolino. Per questa ragione il suo rendimento è peggiorato sensibilmente, impedendogli di lottare per la conquista di quella Coppa del Mondo vinta per 5 anni consecutivi tra il 2013 e il 2017. Cionondimeno, anche nelle difficoltà, il trentunenne sassone ha dimostrato di essere un fuoriclasse, riuscendo a tirare fuori il meglio di sé proprio quando più contava, ovvero in occasione di Olimpiadi e Mondiali, come testimoniato dai risultati ottenuti a Pyeongchang e Seefeld.
Il miglior Frenzel, visto solamente in rare occasioni negli ultimi due inverni, potrebbe essere un serio rivale per Jarl Magnus Riiber nella corsa alla Sfera di cristallo. Appare tuttavia improbabile pensare di vederlo tornare improvvisamente al vecchio splendore, anche perché per lui il 2019-’20 si annuncia come un’annata di transizione in vista dei Mondiali di casa del 2021 e dei Giochi olimpici del 2022, che verosimilmente saranno gli ultimi della carriera. Dunque il trentunenne di Oberwiesenthal si appresta a vivere una stagione senza particolari pressioni, durante la quale l’obiettivo principale sarà cercare di ritrovare la qualità sul trampolino perduta.
Anche Johannes Rydzek in linea teorica potrebbe essere un serio avversario per Riiber. Tutto dipende dalla sua consistenza nel salto, dove spesso e volentieri è vittima di vuoti di sceneggiatura. Il ventottenne bavarese ha pochi rivali sugli sci stretti, ma sul trampolino ha sempre dovuto badare a limitare i danni. Spesso c’è riuscito molto bene, ma generalmente si trova a gareggiare di rincorsa. Le sue grandissime qualità nel fondo (e in volata) gli hanno permesso di togliersi grandissime soddisfazioni sulla gara secca (l’oro olimpico e i tre mondiali parlano per lui), ma nell’arco dell’intera stagione si è sempre dovuto inchinare a qualche rivale. Comunque sia aspettiamocelo sovente sul podio, magari anche della classifica generale al termine dell’annata agonistica.
Le caratteristiche di Rydzek sono le stesse di Fabian Rießle, al quale però manca quello strapotere fisico che talvolta il compagno di squadra è in grado di mettere sulla neve. Ne scaturisce il profilo di un piazzato di gran lusso. Lo testimonia il fatto di avere raccolto 47 podi in carriera, salendo però “solo” 9 volte sul gradino più alto. Il ventinovenne del Baden-Württemberg potrà quindi essere presenza fissa nelle primissime posizioni e, di tanto in tanto, strappare qualche vittoria di tappa.
Il quarto asso tedesco è Vinzenz Geiger, che merita grande considerazione, essendo molto più giovane rispetto ai tre connazionali già citati. Coetaneo di Jarl Magnus Riiber, potrebbe diventarne il grande rivale nell’immediato futuro. Affinché ciò avvenga davvero, il ventiduenne bavarese necessita di crescere di rendimento nel salto e di mantenere l’attuale qualità nel fondo. Se dovesse riuscirci, allora ci troveremmo in presenza di un atleta in grado di sfidare ad armi (quasi) pari il predestinato norvegese, pur essendo dotato di caratteristiche differenti. In ogni caso, nella peggiore delle ipotesi, Geiger appare destinato a diventare un combinatista dello stesso calibro di Rydzek o Rießle, il che fa bene intendere quali siano le potenzialità del soggetto.
La quinta forza del team è di rango assai inferiore alle prime quattro. Parliamo dell’eterno incompiuto Manuel Faißt, a cui manca sempre il centesimo per fare l’euro. Buon saltatore e discreto fondista, il ventiseienne dal Baden-Württemberg non è mai riuscito a effettuare il proverbiale salto di qualità per diventare un atleta di vertice. Con ogni probabilità, il suo habitat naturale sarà rappresentato dalle posizioni tra la settima e la quindicesima, con occasionali sconfinamenti in prossimità del podio nelle giornate in cui le circostanze gli saranno favorevoli.
Ci sarà curiosità per capire quale potrà essere il livello di Terence Weber, che lo scorso anno è occasionalmente entrato nella top-ten, palesando però una certa incostanza. Il suo rendimento sul trampolino appare interessante, mentre le lacune sugli sci stretti sono ancora evidenti. Francamente questo combinatista sembra privo dell’X-Factor necessario per diventare un big della disciplina, tuttavia potrebbe avere le armi per tramutarsi in un alter ego di Faißt. Infatti per Weber il principale obiettivo della stagione sarà quello di cercare di avvicinarsi al rendimento del più esperto compagno di squadra.
La medaglia conquistata ai Mondiali junior permetterà a Julian Schmid di godere di un pettorale nominale. Il ventenne di Oberstdorf è un atleta bilanciato che si appresta ad affrontare la sua prima vera stagione nel massimo circuito. Per lui conterà soprattutto fare esperienza e prendere le misure con la Coppa del Mondo, senza l’assillo di ottenere risultati immediati. Peraltro il bavarese lo scorso anno ha già fatto capolino nella top-twenty, dimostrando di essere un ragazzo da seguire con attenzione.
Sino a Natale la Germania avrà a disposizione un pettorale extra guadagnato tramite Continental Cup, al quale possono ambire tanti atleti, cominciando da Jakob Lange. Questo ragazzo, classe 1995, in passato era molto promettente, ma non è mai riuscito a riprendersi completamente da un terribile infortunio patito qualche anno orsono. Più fondista che saltatore, sta faticosamente lottando per trovare spazio in pianta stabile nel circuito maggiore. Dovrà però guardarsi le spalle dalla concorrenza di svariati più giovani connazionali.
AUSTRIA
L’Austria si appresta ad affrontare il 2019-’20 priva di una delle proprie punte. Infatti durante l’estate Mario Seidl si è rotto i legamenti crociati del ginocchio già danneggiato durante i Mondiali di Seefeld, dovendo così affrontare una lunghissima convalescenza.
L’assenza obbligata del ventisettenne del salisburghese tramuta Franz-Josef Rehrl nel leader indiscusso del movimento austriaco. Lo stiriano è stato la principale rivelazione dell’inverno 2018-’19, imponendosi all’attenzione globale come uno dei combinatisti più performanti nella componente salto. Per il ventiseienne di Ramsau l’obiettivo sarà ripetersi sul livello della passata stagione, durante la quale si è proposto spesso e volentieri sul podio, salendo in un paio di occasioni anche sul gradino più alto. A meno di malanni di Riiber, difficilmente Rehrl potrà rappresentare un contender per la Sfera di cristallo, in quanto i suoi limiti sugli sci stretti appaiono atavici. Tuttavia, grazie alla qualità sul trampolino, sarà verosimile trovarlo costantemente nei quartieri nobili della classifica.
Alle spalle del caposquadra troviamo un quartetto che difficilmente potrà avere la sua stessa costanza di rendimento ad altissimo livello, ma appare ampiamente in grado di raccogliere risultati di peso.
Parliamo in primis dell’inossidabile Bernhard Gruber, che nonostante i trentasette anni di età non ha nessuna intenzione di appendere gli sci al chiodo. Il veterano salisburghese ha completamente cambiato caratteristiche nel corso del tempo, poiché nella fase iniziale della sua carriera era abituato a fare la differenza nel salto, mentre oggi ha nel fondo il proprio punto di forza. Gruber sarà atleta da alti e bassi, nonché dalle tante assenze, vista la sua salute cagionevole. Infatti non sarà della partita nell’opening di Kuusamo a causa dei postumi di un’infezione gastrointestinale. Potrà comunque risultare pericolosissimo sulla gara secca perché, nella giornata in cui tutto girerà per il verso giusto, non sarà peregrino vederlo lottare per il podio, se non addirittura per la vittoria.
Chi invece ha sempre avuto il proprio punto di forza negli sci stretti è Lukas Klapfer. Il trentaquattrenne di Eisenerz è reduce da una stagione opaca, che però ha fatto seguito alla più brillante della sua carriera. Annata negativa, oppure inizio della parabola discendente? Al 2019-’20 l’ardua sentenza. Le premesse non sono incoraggianti, poiché negli ultimi mesi lo stiriano ha dovuto fare i conti con persistenti problemi a un ginocchio, che però dovrebbero essere risolti. Il profilo di Klapfer è quello della mina vagante. In genere il suo habitat naturale è rappresentato dalle posizioni tra l’ottava e la ventesima, ma nelle competizioni in cui riuscirà a trovare un buon salto, allora risulterà automaticamente competitivo anche per la top-three.
Andrà seguito con grande attenzione Martin Fritz, che durante l’inverno passato ha mostrato importanti progressi nel fondo, seppur a discapito della sua proverbiale qualità sul trampolino. L’evoluzione è comunque stata provvidenziale per permettergli di guadagnare diritto di cittadinanza in pianta stabile in Coppa del Mondo. Se dovesse riproporsi sui livelli dello scorso anno, allora varrà costantemente le prime quindici posizioni e potrà effettuare qualche occasionale puntata in zona podio. Però, chi di recente ha visto saltare in allenamento il venticinquenne stiriano. ne ha parlato molto bene. Pertanto, se Fritz dovesse riuscire a mantenere lo stesso livello sugli sci stretti e contemporaneamente ritrovare il vecchio smalto nel salto, allora ci troveremmo di fronte a un combinatista i cui limiti sarebbero ancora da scoprire.
Lukas Greiderer sembra invece avere ormai trovato la propria dimensione. Ventisei anni, tirolese, è un atleta equilibrato, seppur leggermente più propenso al fondo che al salto. Con ogni probabilità sarà una presenza fissa nella top fifteen e ambirà ad avvicinare il podio, se non addirittura a salirvi, nelle gare in cui le circostanze saranno a lui più propizie.
La medaglia ottenuta ai Mondiali junior permetterà a Johannes Lamparter di avere un pettorale nominale per quasi tutta la stagione. Il diciottenne tirolese ha già fatto parlare di sé, riuscendo a far breccia nella top-ten in Coppa del Mondo. D’altronde sul trampolino è dotato di un talento notevole, mentre sugli sci stretti sconta ancora un inevitabile gap fisico rispetto agli avversari più maturi. In questo senso la biologia potrà lavorare per lui e l’impressione è che il calibro dell’atleta Lamparter debba ancora essere misurato con precisione. Di sicuro ci troviamo di fronte a uno dei teenager più promettenti del circuito, destinato a essere seguito con grandissima cura dallo staff tecnico austriaco, conscio di avere per le mani un ragazzo dal grande potenziale.
Il ritiro di Wilhelm Denifl, sommato al già citato infortunio di Seidl, aprirà qualche spazio più del previsto all’interno del numerosissimo movimento rot-weiß-rot.
In virtù dell’assenza di Gruber, non è stato effettuato alcun ballottaggio per gli ultimi tre pettorali, che a Ruka saranno affidati a Paul Gerstgraser, Philipp Orter e Thomas Jöbstl. Questi tre atleti hanno tutti in comune il fatto di essere più fondisti che saltatori e di aver sempre fatto la spola tra la Coppa del Mondo e la Continental Cup. Per loro l’obiettivo sarà quello di ottenere quanti più punti possibile, allo scopo di guadagnarsi la riconferma nel massimo circuito.
GIAPPONE
Il Giappone si presenta al via della nuova stagione con un gruppo ben collaudato, al quale si sta cercando di aggiungere qualche nuovo innesto che possa innalzare il già elevato livello medio complessivo.
La punta di diamante sarà come d’abitudine Akito Watabe, ormai da anni al vertice assoluto della disciplina. Il trentunenne di Hakuba è un combinatista completo, essendo in grado di eccellere sia nel salto che nel fondo. Il suo unico punto debole è la mancanza del cambio di ritmo sugli sci stretti, che si tramuta però in un tallone d’Achille terribile in uno sport dove si gareggia sempre in linea e non contro il cronometro. Questa è la ragione per cui il nipponico è sempre stato più piazzato che vincente, diventando comunque uno dei più forti di sempre. Due sono i dati più emblematici della sua singolare dimensione. Innanzitutto è l’atleta che ha conquistato il maggior numero di secondi posti nella storia (29). Inoltre negli ultimi otto anni ha sempre concluso sul podio la classifica generale. Nessun altro combinatista è mai riuscito a firmare una sequenza così lunga. Tuttavia Akito ha vinto la Coppa del Mondo in un solo inverno, classificandosi poi quattro volte secondo e tre volte terzo! Come d’abitudine, Watabe si presenta ai nastri di partenza della nuova annata agonistica come uno dei papabili per la conquista della Sfera di cristallo, privo però dei proverbiali favori del pronostico.
Dati alla mano, la seconda forza del team è Yoshito Watabe, fratello minore del più blasonato Akito. Per la verità sul trampolino i due si equivalgono, ma il più giovane della famiglia ha evidenti limiti sugli sci stretti che non è mai stato in grado di colmare. Il ventottenne di Hakuba potrà piazzarsi costantemente tra l’undicesima e la ventesima posizione, cercando qualche saltuario exploit da prime sei piazze quando le circostanze gli saranno più favorevoli.
Il ruolo di terzo violino spetta a Go Yamamoto, su cui i tecnici giapponese ripongono da tempo grandi speranze. A onor del vero, dodici mesi orsono l’impressione era che il ventiquattrenne nativo della prefettura di Toyama fosse pronto a scavalcare Yoshito Watabe nelle gerarchie interne, evento poi non verificatosi, poiché i due si sono a lungo dimostrati sullo stesso livello. Pregi e difetti dei soggetti in questione sono i medesimi, ma in ambito nipponico si ritiene che Yamamoto abbia margine di crescita nel fondo. Si vedrà se queste speranze si tramuteranno in realtà, consentendogli di effettuare un passo in avanti nelle prestazioni complessive. Al contrario, le prospettive di Go saranno le medesime di Yoshito.
A dispetto dei suoi 36 anni suonati, Hideaki Nagai non è ancora pronto per la pensione agonistica. Il veterano di Hachimantai è uno dei pochi giapponesi ad avere il proprio punto di forza nel fondo. Generalmente fatica nella prima fase della stagione, ma una volta entrato in forma diventa una presenza costante nella seconda metà della zona punti, issandosi occasionalmente nelle prime quindici posizioni.
Andrà seguito con molta attenzione Ryota Yamamoto, il quale non ha nessun legame di parentela con Go. Sul finire della passata stagione, questo ventiduenne di scuola Nagano ha evidenziato una notevole crescita in relazione al proprio livello abituale, arrivando ad avvicinare la top-twenty in Coppa del Mondo. Anche lui più saltatore che fondista, non è al momento chiara quale possa essere la sua dimensione. Se dovesse confermare quanto di buono messo in mostra tra febbraio e marzo, allora il Giappone si troverebbe per le mani un altro combinatista con la potenzialità di entrare costantemente in zona punti.
Lo staff tecnico nipponico ha deciso di lanciare nel massimo circuito il giovanissimo Kodai Kimura. Classe 2001, questo teenager ha dimostrato di essere un atleta completo, essendo in grado di esprimersi bene sia sul trampolino che sugli sci stretti. Nel suo caso l’obiettivo sarà quello di prendere le misure con la Coppa del Mondo, accumulando quanta più esperienza possibile in ottica futura.
Sino a Natale il Giappone beneficerà di un pettorale extra, guadagnato a marzo tramite Continental Cup in virtù degli ottimi risultati ottenuti da Hidefumi Denda. Si è quindi deciso di affidare proprio a lui il posto in più. Questo ventiduenne avrà quindi l’opportunità di gareggiare con costanza nel circuito maggiore, dove finora ha sempre faticato a entrare in zona punti. Francamente non ha mai dato l’impressione di poter diventare un combinatista in grado di emergere in Coppa del Mondo, quindi il suo traguardo più ambizioso può essere quello di marcare qualche punticino sfruttando circostanze favorevoli, magari proprio nella tappa inaugurale di Ruka.
FINLANDIA
La Finlandia sta cercando di recuperare il rango di superpotenza di cui godeva in passato. A differenza del salto, dove lo stato di decadenza sembra destinato a durare ancora a lungo, nella combinata c’è invece molto materiale umano su cui lavorare.
In particolare, Eero Hirvonen ha tutte le carte in regola per diventare un big della disciplina. Il ventitreenne di Jyväskylä ha già dimostrato di poter essere un combinatista completo, in grado di eccellere sia nel salto che nel fondo. Sinora però la sua ascesa è stata troppo spesso frenata da infortuni di una certa gravità. Se, finalmente, dovesse essere assistito dalla salute, allora potrà togliersi importanti soddisfazioni, lottando costantemente per salire sul podio ed, eventualmente, anche per la vittoria.
Ilkka Herola ha a sua volta i crismi per ottenere risultati di peso. Il ventiquattrenne di Kuopio è uno dei migliori fondisti del circuito, ma storicamente paga dazio sul trampolino. Proprio le sue lacune nel salto sono la ragione per cui questo ragazzo, dotatissimo sugli sci stretti, non è ancora riuscito a vincere neppure una gara, salendo solo occasionalmente sul podio. Per lui, dunque, tutto dipenderà dal rendimento nella componente dove è più debole. Se riuscirà a limitare i danni, potrà essere della partita per le posizioni che contano. In caso contrario dovrà accontentarsi di piazzamenti al di fuori dei quartieri nobili delle classifiche.
Risultati alla mano, la terza forza del team è Leevi Mutru. Il ventiquattrenne di Lahti è un atleta dal rendimento molto altalenante, essendo soggetto ad alti e bassi piuttosto marcati. Nelle giornate di grazia potrà ambire a far breccia nella top-ten, mentre in altre occasioni rimarrà lontano dalla zona punti. Considerate queste singolari caratteristiche, il suo obiettivo sarà quello di moltiplicare i picchi e ridurre i passaggi a vuoto.
In prospettiva, però, Arttu Mäkiaho appare avere più margine di crescita. Per la verità, il ventiduenne di Vuokatti è reduce da un’annata che non può essere definita pienamente soddisfacente, in quanto non ha messo in mostra apprezzabili progressi rispetto alla stagione precedente, soprattutto a causa di grosse difficoltà sul trampolino (che però sono state condivise con il resto del team, segno di come il problema risiedesse nell’impostazione tecnica generale). Se i guai nel salto dovessero essere risolti, allora Mäkiaho potrà frequentare con regolarità le prime venti posizioni, cercando saltuariamente di ottenere piazzamenti più nobili.
Alle spalle del citato quartetto, si staglia una pletora di ragazzi nati nel XXI secolo con l’ambizione di trovare spazio in Coppa del Mondo in pianta stabile. Parliamo di Atte Kettunen, dei fratelli Wille e Waltteri Karhumaa, di Otto Niittykoski, di Perttu Reponen e compagnia cantante. A Kuusamo alcuni di loro avranno l’opportunità di gareggiare nel massimo circuito grazie al contingente nazionale. Sarà l’occasione per tentare di mettersi in mostra, prima di dover giocoforza ripiegare sulla Continental Cup, dove continueranno a farsi le ossa in ottica futura, a meno di clamorosi exploit nella tappa di casa che potrebbero mettere in crisi le gerarchie interne.
FRANCIA
Per la Francia il 2019-’20 rappresenterà a tutti gli effetti un “anno zero”. I ritiri di François Braud e Maxime Laheurte hanno definitivamente posto fine all’epopea della generazione di metà anni ’80 che, capitanata da Jason Lamy-Chappuis, è stata in grado di raccogliere successi a raffica e scrivere importanti pagine di storia della disciplina.
Il testimone passa ai nati dal 1995 in poi, guidati da Antoine Gerard, nuova guida indiscussa della squadra. Il ventiquattrenne dei Vosgi è reduce da un’annata in cui ha faticato sul trampolino, ma le difficoltà sono state generalizzate all’interno dell’intero team, che non a caso ha cambiato jumping coach addirittura a stagione in corso! Nel fondo Gerard non teme confronti e, se dovesse avere risolto i suoi problemi nel salto, potrebbe difendersi egregiamente anche in questa componente, diventando così di riflesso un atleta con cui tutti dovranno fare i conti per le posizioni di vertice.
Gerard a parte, il movimento transalpino appare decisamente ridimensionato rispetto al recente passato. Lo dimostra il fatto che il ruolo di seconda forza del team spetti ora a Laurent Muhlethaler. Su di lui tempo addietro venivano riposte grandi aspettative, tuttavia il ventiduenne di Premanon sino a oggi ha faticato a trovare la propria dimensione nel massimo circuito, non andando oltre qualche occasionale piazzamento in zona punti. Va però sottolineato come durante l’estate abbia dato interessanti segnali di vita sul trampolino, storico piatto forte della casa. Se Muhlethaler dovesse aver ritrovato il bandolo della matassa nel salto, allora potrà abbandonare i panni dell’eterna promessa, diventando quantomeno una presenza fissa tra la ventesima e la trentesima piazza.
Al momento in Francia non si intravedono all’orizzonte altri combinatisti in grado di frequentare con regolarità la zona punti. Lo staff tecnico dovrà quindi fare di necessità virtù, lanciando in Coppa del Mondo diversi giovani, sperando che dal mazzo possa uscire qualcuno in grado di adattarsi al circuito maggiore. Le principali speranze sono concentrate su Edgard Vallet, diciannovenne proveniente dalla Franca Contea che sul finire della passata stagione ha già fatto capolino tra i primi trenta. Le prospettive dei vari Lilian Vaxeleire, Theo Rochat e Mael Tyrode saranno invece tutte da verificare.
ITALIA
L’Italia della combinata nordica può guardare con ottimismo e fiducia sia al presente che al futuro.
Risultati alla mano, il ruolo di leader del movimento spetta ad Alessandro Pittin, i cui pregi e difetti sono ben noti. Il ventinovenne carnico è indiscutibilmente il miglior atleta del circuito alla voce fondo, ma al contempo sconta grosse lacune nella componente salto. Per il 2019-’20, le prospettive del più grande combinatista italiano di tutti i tempi sono quindi le medesime degli ultimi anni. L’obiettivo sarà quello di contenere i danni sul trampolino, allo scopo di poter poi lottare per le posizioni di vertice quando si tratterà di montare gli sci stretti. Possiamo attenderci di vederlo far breccia più volte nella top ten, con alcuni occasionali exploit da podio, soprattutto quando si salterà su impianti di piccole dimensioni. Il sogno è chiaramente quello di tornare alla vittoria già conquistata per tre volte nel 2012. Traguardo sicuramente arduo da raggiungere, però non impossibile se le circostanze dovessero essergli favorevoli.
C’è grande attesa per capire quali potranno essere le performance di Samuel Costa, che ha finalmente passato un’intera estate senza avere grossi problemi alle martoriate ginocchia. Il ventisettenne gardenese è un atleta completo e adattissimo alle moderne esigenze della combinata nordica, essendo in grado di fare la differenza nel salto e di difendersi egregiamente nel fondo, dove peraltro è dotato di buon spunto finale. La miglior versione dell’altoatesino potrebbe avere un rendimento comparabile, se non addirittura superiore, rispetto a quello di Pittin. Costa in salute vale costantemente le prime quindici/venti posizioni, con la possibilità di entrare a più riprese nella top ten, lottando di tanto in tanto anche per il podio nelle giornate in cui tutto dovesse girare per il verso giusto. In tal senso sarà per lui fondamentale essere assistito dal suo fisico, riuscendo quindi a mantenere al massimo la propria condizione atletica.
Il terzo violino della squadra è il promettente Aaron Kostner, ragazzo su cui si può investire con decisione. Pur essendo più fondista che saltatore, il ventenne gardenese può essere considerato un combinatista equilibrato, avendo dimostrato di sapersi difendere anche sul trampolino. Il giovane altoatesino ha fatto sensazione durante i Mondiali di Seefeld, durante i quali ha addirittura fatto breccia nella top ten. L’obiettivo per il 2019-’20, che per lui sarà il primo inverno da senior, sarà quello di proseguire il proprio percorso di crescita, senza l’assillo di dover ottenere risultati di peso. Il compito di raccoglierli spetta infatti ai più esperti Pittin e Costa, che peraltro rappresentano due ottimi punti di riferimento. Sarebbe quindi un errore generare aspettative esagerate su Kostner, pensando che possa riproporsi costantemente ai livelli espressi nel mese di marzo, arrivati in un momento di picco di forma. Dunque, già un’annata in cui il ventenne di Ortisei dovesse riuscire a entrare con una certa continuità in zona punti, ripetendo sporadicamente gli exploit di fine 2018-’19, andrebbe giudicata positivamente.
Sulla carta la quarta forza del team è Raffaele Buzzi, il quale potrà lottare per fare saltuariamente capolino nelle prime trenta posizioni. Allo scopo di riuscirci, il ventiquattrenne friulano dovrà limitare i danni nel salto, suo storico tallone d’Achille. Nelle giornate in cui dovesse contenere il distacco accumulato sul trampolino, avrà quindi modo di dire la sua per un piazzamento in zona punti. L’ingresso nella top-thirty è il massimo obiettivo che può prefiggersi anche Lukas Runggaldier, il quale ha deciso di proseguire la propria carriera dopo aver espresso propositi di ritiro. Alla luce delle sue ormai insormontabili lacune nel salto, il trentaduenne gardenese avrà diritto di cittadinanza esclusivamente nelle competizioni che si disputeranno su impianti di piccole dimensioni, mentre appare destinato a soffrire oltremodo sui trampolini più imponenti.
I vari Manuel Maierhofer, Denis Parolari e Luca Gianmoena partiranno invece dalla Continental Cup, in quanto il circuito cadetto rappresenta la loro dimensione. Potranno eventualmente trovare spazio al piano superiore nella tappa di casa, oppure in caso di prestazioni eclatanti.
Si vedrà se alcuni interessanti teenager di buone prospettive verranno già lanciati in Continental Cup, oppure se si preferirà schierarli nei circuiti giovanili. In ogni caso, per questa nuova generazione di atleti nati dal 2002 in poi, l’obiettivo principale dell’inverno sarà quello di ben figurare ai Giochi olimpici giovanili di Losanna.
POLONIA
Considerata la dimensione di nazione di seconda fascia, la Polonia è reduce da una stagione indubbiamente positiva, soprattutto per merito di Szczepan Kupczak.
Il ventisettenne di Katowice si è imposto all’attenzione globale come uno dei migliori saltatori del circuito. Gli enormi limiti nel fondo non gli hanno precluso la possibilità di ottenere diversi piazzamenti nelle prime venti posizioni, giunti peraltro sul finire dell’inverno. L’obiettivo di Kupczak sarà quindi quello di ripetere quanto di buono fatto lo scorso anno, cercando di entrare con una certa regolarità in zona punti, per tentare di fare capolino nella top-fifteen quando lo schema di gara gli sarà più favorevole.
Adam Cieslar ha invece caratteristiche opposte, essendo più fondista che saltatore. Il ventisettenne della Slesia non è mai stato un mostro di regolarità, anzi la sua carriera è sempre stata caratterizzata da saltuari exploit. Va però rimarcato come tali picchi di rendimento siano notevoli, poiché questo atleta ha già dimostrato di essere in grado di far breccia nelle prime quindici posizioni, se non addirittura nelle prime dieci. Considerato il profilo del soggetto in questione, non sarà sorprendente vederlo occasionalmente ottenere risultati di un certo peso, alternati a lunghi periodi di anonimato.
Il precoce ritiro di Pawel Slowiok, coetaneo di Kupczak e Cieslar, ha privato il movimento polacco della propria terza punta e, a meno di clamorose esplosioni, non si intravedono altri atleti in grado di marcare punti in Coppa del Mondo. I vari Pawel Twardosz, Wojciech Marusarsz e Piotr Kudzia avranno modo di trovare spazio a turno nel massimo circuito, dove però difficilmente potranno ambire a qualcosa di più della semplice partecipazione.
REPUBBLICA CECA
Ormai da anni in Repubblica Ceca si attende l’esplosione di Tomas Portyk, che però tarda ad arrivare. In passato il ventitreenne di Lomnice nad Popelkou aveva una tecnica di salto sopraffina, grazie alla quale era stato in grado di realizzare alcuni saltuari exploit, proponendosi (seppur sporadicamente) nelle posizioni a ridosso del podio.
Tuttavia, durante la passata stagione, si è notata una inquietante involuzione sul trampolino, che ha influito negativamente sul rendimento del boemo. Per la punta di diamante del movimento ceco sarà fondamentale ritrovare la bussola nel salto, allo scopo di potersi proporre con regolarità in zona punti, cercando successivamente di alzare l’asticella per frequentare il più possibile i quartieri nobili della classifica.
Alle spalle del caposquadra vi sono parecchi ragazzi di belle speranze, capaci anche di ottenere medaglie iridate a livello juniores, che però faticano a trovare la propria dimensione nel massimo circuito. Ondrej Pazout e Jan Vytrval, entrambi classe 1998, non sono mai andati oltre qualche episodico piazzamento in zona punti, traguardo ancora sconosciuto a Lukas Danek e Marin Zemek, nati rispettivamente nel 1997 e 1999.
Insomma, la Repubblica Ceca appare una squadra dal potenziale inespresso. Allo staff tecnico il compito di far maturare questi combinatisti. Missione non semplice, soprattutto perché almeno all’inizio della stagione il contingente a disposizione sarà di soli 2 pettorali. Di conseguenza l’obiettivo primario deve essere quello di cercare di salire quantomeno a quota 3, il che potrà essere fatto solo grazie a un atleta in grado di marcare punti in Coppa del Mondo con una certa continuità.
STATI UNITI
Gli Stati Uniti sono ormai l’ombra di quella squadra che sino a poco meno di un decennio orsono era in grado di sedersi al tavolo delle superpotenze.
Oggi l’unico atleta americano di buon livello è Taylor Fletcher, le cui caratteristiche sono ben risapute. Dotato di un gran passo sugli sci stretti, è al contempo alquanto lacunoso sul trampolino. Il ventinovenne di Steamboat Springs dovrà giocoforza cercare di limitare i danni nel salto, allo scopo di potersi mettere nelle condizioni di poter recuperare sino alla zona punti nel fondo. Il suo obiettivo sarà quello di entrare più volte possibile nelle prime trenta posizioni, cercando qualche saltuario ingresso nelle migliori venti.
Il resto del movimento Stars&Stripes è, al momento, poca roba. L’auspicio è che qualche nuova leva possa crescere di rendimento e diventare competitiva in Coppa del Mondo in tempi brevi. In tal senso le maggiori speranze sono riposte nel ventunenne Ben Loomis, capace di ottenere una medaglia iridata a livello junior. Il ventunenne del Wisconsin è reduce da un inverno in cui ha preso le misure al massimo circuito, riuscendo a fare capolino in zona punti. Se il suo percorso di crescita dovesse proseguire, allora avrà l’opportunità di lottare per fare ingresso nella top-thirty in più di un’occasione.
In ottica futura si guarda con interesse anche a Jared Shumate, classe 1999 che ha dimostrato di non essere lontano dal livello dei più navigati Jasper Good e Grant Andrews. Se la sua progressione dovesse continuare, potrebbe proporsi come terza forza del team già nell’inverno ormai alle porte.
RUSSIA
Il punto di riferimento della Russia è ormai da tempo Ernest Yahin. Il ventottenne di Ufa è in grado di fornire ottime performance nel salto, salvo poi essere destinato a pagare dazio nel fondo. Cionondimeno, nelle giornate in cui lo schema di gara gli sarà favorevole, potrà ambire a resistere quanto basta per entrare in zona punti.
C’è inoltre molta curiosità attorno a Vitalii Ivanov, che durante l’estate ha messo in mostra notevoli miglioramenti sul trampolino. Se il ventunenne di San Pietroburgo dovesse confermare questo progresso anche in Coppa del Mondo, allora il movimento russo si troverebbe per le mani un altro atleta in grado di fare capolino fra i primi trenta.
In passato questa era l’ambizione anche di Viacheslav Barkov, il quale però deve fare i conti da tempo con prestazioni scadenti nel salto. Al momento la sua dimensione appare la Continental Cup, così come per i vari Samir Mastiev e Alexander Pashaev, i quali nel circuito maggiore non sembrano avere ambizioni che vadano oltre la semplice partecipazione.
ESTONIA
Attenzione a non sottovalutare Kristjan Ilves, che potrebbe essere una delle sorprese del 2019-’20. Il ventitreenne di Elva è reduce da un inverno deficitario, dovuto soprattutto a problemi di natura fisica. Tuttavia, durante la scorsa annata agonistica, è comunque riuscito a fare capolino a più riprese in zona punti.
Per lasciarsi alle spalle i problemi, in primavera il baltico ha deciso di tracciare una linea e ripartire da capo. La federazione estone ha infatti raggiunto un accordo con quella norvegese per aggregare la propria punta di diamante al team scandinavo. In questo modo Ilves ha potuto svolgere la preparazione verso il nuovo inverno a fianco di punti di riferimento di livello assoluto.
Per lui l’obiettivo sarà quello di riprendere il filo del discorso perso a fine 2018. Ciò significa che l’estone, dotato di un gran talento naturale per il salto, potrà tornare a essere una presenza fissa in zona punti, avvicinando di tanto in tanto anche i quartieri più nobili della classifica.
Al momento non ci sono altri connazionali che possano avere velleità nel massimo circuito. Il numero due del movimento è infatti Andreas Ilves, classe 2000, la cui massima prospettiva attuale è quella di farsi le ossa al fianco del fratello maggiore Kristjan.
SLOVENIA
Alla luce della prospettiva di ospitare i Mondiali di sci nordico 2023, la Slovenia ha deciso di investire anche sulla combinata nordica, con l’obiettivo di costruire una compagine in grado di ben figurare durante la manifestazione iridata di casa. La guida del team è quindi stata affidata a Goran Janus, l’uomo che dal 2011 al 2018 ha tenuto le redini della squadra maschile di salto, mietendo peraltro notevoli successi.
La più grande speranza slovena in ottica futura è Vid Vhrovnik. Il ventenne di Velenje è sicuramente un prospetto interessante, avendo già marcato punti a più riprese in Coppa del Mondo. Il suo obiettivo sarà quello di proseguire il proprio percorso di crescita, moltiplicando gli ingressi nelle prime trenta posizioni. Attualmente non si intravedono altri sloveni con la possibilità di lasciare il segno nel massimo circuito. Quantomeno i giovani non mancano e si cercherà di lavorare per innalzare il loro livello.
RESTO DEL MONDO
Il ritiro di Tim Hug ha probabilmente posto definitivamente fine all’epopea della combinata nordica svizzera, in passato capace di ottenere medaglie olimpiche e mondiali. Guardando al resto del mondo, l’unica nazione dotata di atleti che possano marcare punti in Coppa del Mondo è l’Ucraina, grazie al navigato Viktor Pasichnyk, al quale si sta affiancando il ben giovane Dmytro Mazurchuk.
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paone_francesco[at]yahoo.it
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Foto: La Presse