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“Giacomel e Bionaz a Pechino 2022? Perchè no! Zingerle, Passler e Auchentaller possono crescere in parallelo” ‘Bersaglio Mobile’ con René Laurent Vuillermoz

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La Coppa del Mondo di biathlon è ferma in attesa dei Mondiali di Anterselva. Cionondimeno la rubrica “Bersaglio Mobile”, tenuta in collaborazione con l’ex biathleta azzurro René Laurent Vuillermoz, non va in vacanza. Anzi, punta il mirino sul futuro della disciplina, andando ad analizzare quanto avvenuto ai Mondiali giovanili di Lenzerheide dove, per l’Italia, sono arrivati risultati sfavillanti nella categoria youth femminile. Tuttavia le medaglie conquistate non sono l’unico motivo d’interesse della manifestazione. Andiamo a scoprire perché.

Renè, dobbiamo per forza di cose iniziare la nostra disamina dalle ragazze youth. Per l’Italia sono arrivate quattro medaglie in altrettante gare, compreso un oro. Merito di Linda Zingerle, Rebecca Passler e Hannah Auchentaller. Cosa ci puoi dire su di loro?
“Il terzetto che hai citato ha disputato un gran Mondiale. Dunque bisogna innanzitutto fare i complimenti a Ralf Passler, allenatore della località da cui provengono tutte e tre, ovvero Anterselva. Chiaramente chi ha brillato di più è Linda Zingerle, ma non mi stupisco. Anche in Coppa Italia si nota come sia molto più matura rispetto alla sua giovanissima età. Lei ha un approccio alle gare già piuttosto evoluto, perché ha un atteggiamento da guerriera, affronta la pista di petto, rilancia a ogni curva, gestisce l’approccio alle salite per poi aumentare la velocità. Il suo tallone d’Achille era il tiro, ma quest’inverno ha fatto un salto in avanti e i risultati si sono visti. Comunque anche Rebecca Passler e Hannah Auchentaller si sono distinte in positivo. Diciamo che sono tre ragazze molto interessanti. L’anno prossimo due di loro saliranno di categoria, ma, se devo essere sincero, valuterei l’ipotesi di far proseguire tutte assieme il loro processo di crescita”.

Insomma, stai suggerendo di anticipare il passaggio di Linda Zingerle in categoria junior?
“L’hai detto tu! Però ritorniamo su un discorso che ho già fatto. Non dobbiamo focalizzarci sulla carta d’identità, bensì sulle prestazioni. Soprattutto se pensiamo che Linda sarà anche più giovane di un anno rispetto a Rebecca e Hannah, ma in realtà è quella già più formata. Insomma, secondo me sarebbe più proficuo portarle avanti in parallelo”.

Vuoi aggiungere altro sulla categoria youth femminile?
“Sì, non vorrei che Martina Trabucchi venga dimenticata. D’accordo, non è così performante come Linda Zingerle, ma secondo me ha un notevole margine di miglioramento. In questo momento è più indietro rispetto alle altre, ma sono convinto che il potenziale da sviluppare sia importante”.

Restiamo tra le donne, ma passiamo al settore junior. Qui i risultati migliori sono arrivati da Samuela Comola, entrata due volte in quella top-ten in cui è riuscita a fare capolino anche Beatrice Trabucchi. Quali sono i tuoi pensieri su questa categoria?
“Samuela Comola è una grandissima tiratrice, che sugli sci è migliorata tanto nelle ultime due stagioni. O meglio, ha ritrovato una determinata qualità nel fondo che a un certo punto aveva perso. Può ancora crescere, soprattutto se riuscisse ad approcciare le gare in maniera più spavalda. In una puntata precedente ho parlato dell’importanza della testa nella nostra disciplina, che tra le altre cose ti permette di andare oltre la fatica quando stai soffrendo. Ecco, per Samuela l’obiettivo può essere quello di diventare più cattiva in pista, allo scopo di salire di livello. Riguardo Beatrice Trabucchi, ritengo che si debba avere pazienza e darle tempo. Ha bisogno di lavorare con calma sulla tecnica, sia di tiro che di sciata e c’è spazio per farlo”.

Passiamo al settore maschile. Qui le cose migliori si sono viste a livello junior. Tommaso Giacomel e Didier Bionaz sono entrati nella top-ten, dimostrandosi competitivi per le medaglie contro ragazzi di due anni più grandi. In passato ti sei già speso per loro, ma vorrei che approfondissimo l’argomento.
“Sono due bei cavallini da corsa. A mio modo di vedere Giacomel è già più formato come biathleta rispetto a Bionaz, il quale è ancora più acerbo. Avere due classe 2000 capaci di confrontarsi ad armi pari con i 1998 non è affatto banale. È vero, non sono arrivate medaglie, ma in questo caso è meglio così. Primo perché sono dell’idea che le medaglie contino fino a un certo punto; secondo perché a volte, soprattutto in Italia, rischiano di essere più un peso che un aiuto. Sono sicuramente due atleti da far crescere bene con le persone e gli allenatori giusti. In tal senso, ho la massima fiducia in Mirco Romanin e confido nel suo lavoro”.

Ora come ora dietro a Hofer e Windisch c’è tanto spazio. Saranno anche al primo anno junior, ma ha senso tenere Giacomel e Bionaz ancora a lungo nella categoria giovanile? Vista la situazione del settore azzurro maschile, non sarebbe il caso di lavorare in ottica futura?
“Sfondi una porta aperta, nel senso che secondo me si potrebbe permettere a Giacomel e Bionaz di provare l’ebbrezza di un Ibu Cup senior già prima della fine dell’inverno. In questo modo potrebbero confrontarsi con avversari più forti e formati, in maniera tale da capire qual è il loro livello e soprattutto quali sono le aree dove devono lavorare allo scopo di crescere e migliorare”.

Domanda secca. Nel febbraio 2022 Giacomel e Bionaz saranno ancora junior. Quante possibilità ci sono di vederli impegnati nei Giochi olimpici di Pechino, anziché ai Mondiali di categoria di Soldier Hollow?
“Sicuramente potranno essere presi in considerazione per le Olimpiadi di Pechino se verranno fatti crescere nel modo giusto. Spero, anzi sono sicuro, che gli attuali allenatori della squadra junior possano farli evolvere in maniera graduale e costruttiva”.

Vuoi aggiungere altro sugli junior azzurri?
“Vorrei spezzare una lancia in favore di Michele Molinari, che secondo me è un bel trattorino e può avere un futuro. Riguardo Braunhofer, credo abbia pagato lo scotto di essersi allenato con la squadra A e i problemi fisici della primavera. Le due situazioni, sommate tra loro, gli stanno probabilmente facendo vivere una stagione interlocutoria”.

Passiamo agli youth, tra i quali ha brillato soprattutto Stefano Canavese, quinto nell’individuale. Proviene però da un’area geografica dove, storicamente, gli atleti sono molto precoci. Quali margini di crescita può avere?
“Canavese è un bell’atleta e sono curioso di vedere dove può arrivare. È molto altalenante nelle sue performance, però è seguito da Mirco Romanin che sa bene come lavorare a livello atletico e dove agire per farlo crescere adeguatamente. Aggiungo di non sottovalutare le performance di Elia Zeni, il quale spara ancora molto lentamente. Nel momento in cui riuscirà ad abbattere i suoi tempi d’esecuzione, potrà diventare un bell’atleta. In questo senso è interessante che il Trentino possa ricominciare a tirare fuori qualcosa di buono dopo un lungo periodo oscuro. È il segnale di come Marco Zanon e Franco Marta stiano facendo un bel lavoro”.

Allarghiamo, infine, lo sguardo all’ambito internazionale. Qualcuno o qualcuna ti ha colpito in particolare?
“Non mi esprimo, perché i risultati a livello giovanile vanno sempre presi con le molle. Ricordo un mondiale junior dominato dal norvegese Syver Berg-Domaas e un altro dal tedesco Fabian Mund, i quali poi non hanno combinato nulla a livello senior. Al tempo stesso non dimentichiamoci che Martin Fourcade non ha mai vinto niente né tra gli junior, né tra gli youth! Quindi, guai a trarre conclusioni da queste manifestazioni se non ci conoscono i ragazzi e non li si segue costantemente”

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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