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Sci di fondo

“Non condivido certe scelte dei tecnici italiani. I norvegesi stanno creando un nuovo tipo di atleta” ‘L’ululato del Bubo’ con Fulvio Valbusa

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La Coppa del Mondo di sci di fondo ha iniziato ad affrontare l’avventura dello Ski Tour 2020. Le gare di Östersund hanno mostrato una Therese Johaug devastante in campo femminile, mentre tra gli uomini Alexander Bolshunov è l’unico ad aver spezzato un clamoroso dominio norvegese. Poca gloria, e qualche dubbio, sugli italiani. Andiamo dunque a sentire le impressioni di Fulvio Valbusa nella consueta rubrica settimanale “L’ululato del Bubo”.

Bubo, in campo femminile tutto (o quasi) è andato secondo i piani. Johaug è partita a razzo, confermando il ruolo di grande favorita della vigilia. L’unica sorpresa è stata vedere Nepryaeva in difficoltà rispetto alle ultime uscite. Quali sono le tue considerazioni?
“Sabato Johaug è stata spaziale e domenica, secondo me, si è persino trattenuta. Dico così perché la competizione in classico è stata resa durissima dalla nevicata. Lo dimostra il fatto che se la 10 km a skating è durata 21 minuti, quella in alternato ne ha richiesti 28. D’accordo, c’è la differenza di tecnica, ma 7 minuti sono veramente tanti. Quindi, a mio modo di vedere, Johaug ha evitato di strafare e ha conservato delle energie in vista del proseguo della manifestazione. È favoritissima, e sarei davvero stupito se lo Ski Tour non finisse nelle mani di Therese. Alle sue spalle non abbiamo visto niente di sconvolgente, le meno lontane sono Heidi Weng, Ingvild Flugstad Østberg ed Ebba Andersson, dunque le solite note. L’unica sorpresa è stata Anamarija Lampic, la quale si è distinta per un altro lampo di classe nelle prove distance, dimostrando di non volersi accontentare di essere una specialista delle sprint. Sarà la variabile impazzita del Tour, soprattutto se riuscirà a fare il pieno di abbuoni nelle sprint. Reggerà nella gara di 38 km di giovedì? Lo scopriremo presto, ma se dovesse farcela, allora potrebbe sognare un piazzamento di prestigio. La delusione del weekend è stata Nepryaeva, ma credo che lei abbia pagato le condizioni atmosferiche di domenica. Parliamo di un’atleta tanto potente, ma anche più pesante delle altre. Quindi, il fatto di doversi portare in giro quasi 20 kg più di Johaug, ha sicuramente fatto la differenza nella gara in alternato. La vedo più come una ‘giornata no’, quindi attenzione a lei, perché vorrà riscattarsi”.

Passiamo al settore maschile. I norvegesi si sono abbattuti sullo Ski Tour come uno tsunami e solo Bolshunov è stato in grado di resistere all’onda norge.
“Ragazzi, i norvegesi hanno preparato a puntino l’appuntamento di casa. Sono in sette nei primi otto e per di più senza poter contare sul vero Klæbo! D’altronde questi atleti sono tutti obbligati a fare risultato, perché con la concorrenza interna che si ritrovano, rischiano di essere accantonati da un momento all’altro. In particolare mi hanno colpito Golberg e Valnes. Il primo è tornato a vincere una gara distance dopo sei anni, permettendosi di attaccare un fenomeno come Bolshunov sulla salita finale, dicendogli ‘Ciao bambino, ci vediamo al traguardo”. Il secondo invece è molto giovane e va già come un aereo anche nelle prove lunghe. Il mio presentimento è che la Norvegia stia lavorando per creare una nuova generazione di atleti, di cui Klæbo è solo il precursore. Fondisti in grado di essere competitivi per vincere sia nelle sprint che nelle distance. È solo una mia sensazione? Lo scopriremo tra qualche anno. Però, ti dico che secondo me, alla fine di questo Ski Tour, l’armata norvegese soccomberà a Bolshunov. Il russo resta il mio favorito per la vittoria finale”.

Passiamo all’Italia, voglio stuzzicarti in particolare sul settore femminile. Cominciamo da Anna Comarella. La donna di punta del movimento e l’atleta meglio classificata nella graduatoria assoluta dello Ski Tour, si ritira dopo due tappe per preparare ai Mondiali under23. Tu cosa ne pensi?
“Non condivido granché la scelta. Non so se sia stata sua o dei tecnici che la seguono. Nel secondo caso alziamo le mani e adeguiamoci. Di sicuro, ragionando nell’ottica a lungo termine, l’esperienza di un Mondiale under23 non è utile quanto quella di finire un Tour Scandinavo. Evidentemente ci sono delle ragioni per le quali lei debba andare a Oberwiesenthal. Francamente, penso che al di là di eventuali medaglie, l’appuntamento lasci il tempo che trova. Il podio in un Mondiale under23, non vale un buon piazzamento in un Tour di Coppa del Mondo. Comunque, a questo punto, è inutile recriminare e non resta che augurarsi di vederla competitiva nelle gare tedesche”.

Invece, cosa vogliamo dire del resto del gruppo? Si è deciso di privilegiare le veterane a discapito delle giovani. Già qui so che non condividi la decisione. Infatti, tra le ragazze più navigate, c’è chi ha risposto positivamente e chi no.
“Elisa Brocard è stata brava, perché ha fatto una bella gara nella 10 km skating. A 35 anni ha saputo farsi trovare pronta, entrando nelle venti nella competizione a lei più adatta. Ha faticato in alternato, ma era annunciato. Invece, non capisco perché sia stata convocata Ilaria Debertolis. In questo momento non è un’atleta da Coppa del Mondo. È in testa all’Opa Cup? Bene, lasciamola gareggiare in Opa Cup, perché evidentemente quello è il suo livello. Mi pare evidente che ci sia qualcosa che non funziona sul piano psicologico, perché è assurdo che Ilaria in Opa Cup sia al livello di Elisa, mentre quando viene portata in Coppa del Mondo venga battuta di quasi 50”! A maggior ragione, se è stata portata solo perché in testa all’Opa Cup, la convocazione non ha senso. Le gare minori sono una cosa, il massimo circuito è invece un altro paio di maniche. In tutti i sensi. La dimostrazione l’abbiamo avuta in questi giorni. Resto molto perplesso per le scelte effettuate, siamo proprio sicuri che Francesca Franchi avrebbe fatto peggio?”

Spostiamoci sul settore maschile, dove il panorama resta piuttosto brullo. De Fabiani ha confermato le tue paure di un paio di settimane orsono.
“Purtroppo sì. Ormai quest’anno si è plafonato tra la ventesima e la trentesima posizione. Forse può ottenere qualcosa di meglio in una gara tattica, dove può far valere le sue qualità di finisseur, ma il podio mi sembra definitivamente fuori portata, perché i ritmi dei migliori sono per lui insostenibili. Niente, questa stagione è andata, bisogna guardare alla prossima, lavorando per tornare al vertice. Non è mai stato convincente, se non a sprazzi tra Oberstdorf e Nove Mesto, ma non basta. Lui è un atleta che ha vinto in Coppa del Mondo e ha dimostrato di valere molto di più di quanto visto negli ultimi mesi. Però in quest’inverno non c’è e nello sport agonistico non ci si può inventare nulla. Per il resto, di Salvadori mi è piaciuto quantomeno l’atteggiamento, perché ha combattuto. Permettimi di aggiungere che ci sono rimasto male per la mancava convocazione di Panisi. È stato portato a Falun solo per fare una comparsata nella località dove vive? A che pro? Perché non è stato convocato per lo Ski Tour? Forse si ha paura che stia davanti a degli atleti di Coppa del Mondo? Insomma, diamogli quelle tre/quattro possibilità di fila a queste nuove leve, perché se azzeccano la gara possono esaltarsi. Quindi, avanti senza paura con i Daprà, i Romano, i Ventura, i Panisi e gli Zelger!”.

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Foto: Davide Glatz

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