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“Il vantaggio di Wierer? Occhio, il biathlon è imprevedibile! Contentissimo per Bionaz e Giacomel” ‘Bersaglio Mobile’ con Renè Laurent Vuillermoz

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La Coppa del Mondo di biathlon si è presa un weekend di pausa prima di imboccare il lungo rettilineo finale. Nove Mesto, Kontiolahti e Oslo saranno le ultime tre tappe della stagione, che risulteranno decisive per l’assegnazione delle Sfere di cristallo.
Nella XIII puntata di “Bersaglio Mobile”, la rubrica di approfondimento e analisi tenuta in collaborazione con l’ex biathleta azzurro René Laurent Vuillermoz, andiamo a discutere degli scenari che potranno presentarsi nelle prossime settimane.

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Renè, cominciamo dal settore femminile. Dorothea Wierer è pettorale giallo con un solido margine di vantaggio sulle inseguitrici. Che dici, ce la farà a conquistare la seconda Sfera di cristallo consecutiva?
“Solido margine di vantaggio? Occhio, perché il biathlon è talmente imprevedibile da essere soggetto a sconvolgimenti inaspettati. A Nove Mesto si rischia di avere condizioni di neve e di vento molto complicate da gestire, quindi può succedere di tutto. Inoltre Kontiolahti è una località dove spesso ci sono temperature rigidissime, pertanto potremmo avere una situazione atmosferica che quest’anno non si è mai verificata”.

D’accordo, però vale per tutte, anche per chi insegue. Se ti dovessi chiedere di fare una previsione, tu cosa mi risponderesti?
“Io penso che la favorita resti Dorothea, perché in questa stagione oltre a dimostrarsi la biathleta più completa, si è scoperta fortissima anche dal punto di vista psicologico. Ha un buon vantaggio e, non dico che possa gestire la situazione a piacimento, però sicuramente gode di un certo agio. Tuttavia, bisognerà vedere come uscirà dai Mondiali. Intendo dal punto di vista della stanchezza fisica e soprattutto mentale. Quello iridato è stato un periodo estremamente impegnativo sul piano nervoso, quindi un calo sarebbe più che comprensibile”.

Secondo te, chi è l’avversaria più pericolosa?
“Hanna Öberg. Zitta zitta è lì, seconda in classifica generale, e avrà sicuramente il dente avvelenato. Dopotutto è tornata a casa da Anterselva con una caterva di quarti e quinti posti, che non può essere certo compensata da una sola medaglia di bronzo! Quindi attenzione alla svedese, perché è motivata, precisa e va forte sugli sci. Comunque, secondo me, a Oslo si arriverà con tre atlete ancora in corsa per la generale. Oltre a Wierer e Öberg, mi aspetto di vedere in lizza anche Marthe Røiseland-Olsbu”.

Spostiamoci sul settore maschile. Attualmente Martin Fourcade è al comando delle operazioni, ma il suo margine su Quentin Fillon Maillet e Johannes Bø non è certo di sicurezza. Come la vedi?
“Vale lo stesso discorso delle donne, basta toppare una gara e sei fregato. Sulla carta, Fillon Maillet ha qualcosa in meno degli altri due. Parla il palmarès. Però, se ci basiamo sull’espressione atletica pura vista ad Anterselva, lui in questo momento è il più forte di tutti! Nel suo caso molto dipenderà da quanto accadrà a Nove Mesto. Se dovesse inanellare un paio di gare come si deve, allora diventerà a sua volta un serio pretendente alla Sfera di cristallo. Comunque vada, sarà un finale pirotecnico, perché vedremo tanta gente infilarsi tra questi tre, togliendo punti all’uno piuttosto che all’altro. Penso che a Holmenkollen il terzetto sarà ancora in piena bagarre”.  

In tutto questo andrà poi considerato anche il gioco degli scarti, che da sempre caratterizza il biathlon. Secondo te è giusto avere questo meccanismo, oppure lo aboliresti?
“A mio modo di vedere, due scarti in una stagione ci stanno. L’imprevisto è sempre dietro l’angolo e se, per esempio, ti condiziona in una sprint, allora rischi di vedere compromesso anche l’inseguimento successivo. Con gli scarti si vanno un po’ ad ammortizzare queste situazioni, quindi va bene così. Semmai, io cambierei il sistema di punteggio. Per quanto mi riguarda, la zona punti a quaranta è troppo ampia e va anche a inflazionarne il concetto. Fosse per me, tornerei a dare punti solo ai primi trenta, perché oltre a essere più giusto ed equo, sarebbe anche più stimolante”.

Vorrei farti una domanda su Martin Fourcade. Recentemente ha dichiarato di essere molto indeciso riguardo il suo futuro. Ovvero, non sa se ritirarsi in gloria con due ori mondiali al collo (compreso quello tanto agognato della staffetta), oppure se proseguire sino a Pechino 2022. Secondo te, che un po’ lo conosci, quale sentiero sceglierà?
“Non sarei stupito in nessuno dei due casi. Se continua, ha molto da perdere. Perché quest’anno Johannes Bø ha avuto una distrazione che non avrà più in futuro. Quindi, per Martin sarà sempre più difficile provare a batterlo. Certo, se accettasse di non poter essere più il numero uno, accontentandosi di essere ‘semplicemente’ il numero due, tre o quattro, allora potrebbe tranquillamente proseguire. Tutto sommato, deve ancora compiere 32 anni. Magari potrebbe lasciar perdere definitivamente la classifica generale, focalizzandosi solo sul grande appuntamento. Sinceramente non so cosa farà. L’aspetto agonistico, in realtà, è quello meno pesante. La parte più dura del nostro mestiere è la preparazione, perché sei sotto dal primo maggio al venti novembre, ed è difficilissimo reggere sia sul piano fisico che mentale. Lui, poi, ha anche tante sollecitazioni per Parigi 2024. Non so cosa farà, davvero. Secondo me, se smette, da un certo punto di vista è meglio per lui. Però, se davvero dovesse succedere, il biathlon ne perderebbe tantissimo”.

Prima di chiudere, vorrei farti una domanda in merito alla decisione di convocare Didier Bionaz e Tommaso Giacomel per la tappa di Coppa del Mondo di Nove Mesto.
“Giustissimo! Sono davvero contento che sia stata fatta una scelta del genere. Secondo me, se i due ragazzi riusciranno a sparare bene, potrebbero anche fare bene. Non sarà semplice, perché il poligono di Nove Mesto è molto complicato. Sono proprio curioso di vedere la gara che, quindi, avrà un motivo di interesse in più. Comunque sia, il risultato non è assolutamente importante. Ciò che conta per Didier e Tommaso è quello di annusare l’aria del massimo circuito. Peccato debbano farlo in una tappa a porte chiuse, perché altrimenti l’atmosfera sarebbe stata incredibile. Però già iniziare a trovarsi sulla stessa pista dei vari Johannes Bø e Martin Fourcade, piuttosto che lavorare a stretto contatto con atleti navigati come Lukas Hofer e Dominik Windisch, potrà far loro solo del bene”.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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