Biathlon
“Wierer, si è visto il punto debole. L’Ibu dovrebbe essere più flessibile con i calendari” ‘Bersaglio Mobile’ con René Laurent Vuillermoz
La Coppa del Mondo di biathlon ha archiviato la tappa “a porte chiuse” di Nove Mesto na Morave. In campo femminile Dorothea Wierer ha visto assottigliarsi il suo margine di vantaggio su Tiril Eckhoff e Hanna Öberg, le quali le hanno recuperato una quarantina di punti a testa, rimettendo in discussione la corsa alla Sfera di cristallo. Tra gli uomini, invece, Johannes Bø ha ruggito prepotentemente, proclamandosi come netto favorito per la conquista della classifica generale. Andiamo, dunque, a discutere di quanto avvenuto assieme a René Laurent Vuillermoz nella XIV puntata di “Bersaglio Mobile”, la rubrica di approfondimento e analisi dedicata a quest’elettrizzante disciplina.
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René, cominciamo dal settore femminile. Nove Mesto ha reso decisamente più pepata la lotta per la Sfera di cristallo, poiché Wierer ha ‘bucato’ la sprint e si è dovuta difendere nella mass start. Eckhoff e Öberg ne hanno approfittato per avvicinarsi. Cosa ci dici al riguardo?
“Si è verificato quanto avevamo paventato settimana scorsa, ovvero che è sufficiente commettere un errore di troppo perché la classifica generale si accorci. In particolare, durante la mass start si è palesato il punto debole di Dorothea, nel senso che nel momento in cui al tiro in piedi riflette un po’ troppo, oppure le saltano gli schemi, entra in difficoltà. Questo è quanto accaduto al terzo poligono. Però, sei minuti dopo, ha dato saggio anche di uno dei suoi punti di forza, cioè gli attributi. Nell’ultima serie non aveva nulla da perdere, è arrivata determinata e ha realizzato lo zero veloce, risalendo la china e limitando i danni. Vedremo cosa succederà a Kontiolahti, sono davvero molto curioso”.
Cosa ti aspetti dalla tappa finlandese?
“Secondo me Nove Mesto può lasciare il segno dal punto di vista fisico, perché la partenza in linea di domenica è stata durissima. Più che aspettarmi qualcosa, per Kontiolahti ho una speranza. Mi auguro che non ‘ammazzi’ la Coppa del Mondo o affossi una delle pretendenti alla Sfera di cristallo, in maniera tale che si possa arrivare a Oslo con tre atlete ancora in piena bagarre. Vedremo, poi, quale sarà il meteo in Finlandia. Con un po’ di fortuna, si gareggerà in condizioni invernali”.
Vuoi aggiungere qualcosa sulle altre italiane?
“No, perché non c’è niente di diverso da quanto abbiamo visto sinora. Lisa va avanti a corrente alternata, ma sono più le ombre delle luci. Federica è sempre allo stesso livello, mentre in questo momento per Michela l’importante è fare esperienza e prendere le misure con il massimo circuito”.
Passiamo al settore maschile. Johannes Bø ha polverizzato la concorrenza in maniera disarmante. Ti aspettavi di vederlo così superiore?
“Beh, diciamo anche che gli skimen francesi, per una volta, hanno dato una bella mano a Johannes! Spesso hanno preparato materiali di primissimo piano, ma nella mass start di domenica hanno completamente bucato la scelta degli sci. Si è visto da subito, sin dalla prima discesa, come i transalpini fossero incredibilmente impiccati. Capita anche ai migliori di sbagliare! Chiaramente Fourcade e Fillon Maillet hanno pagato a carissimo prezzo l’accaduto. In particolare Martin ha avuto un weekend terribile. Nella sprint ha rotto ben due bastoni, il che gli è costato due o tre posizioni, mentre sulla partenza in linea non ha avuto modo di difendersi. È la dimostrazione di un discorso che avevamo già fatto durante l’inverno. Al giorno d’oggi si può anche essere al 200% della forma, ma senza sci non si va da nessuna parte. Al contrario, se si è al 70% della forma, ma si hanno dei materiali super, si può anche vincere”.
Vogliamo fare un giochino sulle percentuali? Se dovessi chiederti quante probabilità di portarla a casa ha ognuno dei tre contendenti, tu cosa mi risponderesti? Io dico 55% Bø, 35% Fillon Maillet e 15% Fourcade.
“Non voglio entrare nel dettaglio, ma credo che Bø abbia decisamente più chance di quelle che gli dai tu! È il più forte, senza se e senza ma. A volte è anche il più fortunato, però in questo sport la fortuna devi andare a stuzzicarla, altrimenti non ti viene incontro. Comunque, concordo nell’ordine in cui li hai citati. Quentin, seppur con poche possibilità, non lo considero ancora spacciato”.
Passiamo al movimento italiano, perché a Nove Mesto abbiamo assistito all’inaspettato, quanto gradito, esordio in Coppa del Mondo di Tommaso Giacomel e Didier Bionaz. Prego, esprimi i tuoi pensieri.
“Finalmente si è avuto il coraggio di far correre in Coppa del Mondo dei giovani. Si tratta di una novità, nonché di un bel segnale per tutto il movimento. Quindi chapeau a questa scelta. Loro due, poi, hanno confermato di essere dei cavallini da corsa! Valgono già la zona punti e, schierati assieme, possono portare la staffetta al sesto posto. Certo, in questo fine settimana ha brillato soprattutto Tommaso, ma non dimentichiamoci di quanto fatto da Didier in Ibu Cup solo poche settimane fa, lontano dai riflettori. Quindi, vanno curati come meritano, perché hanno dimostrato di poter essere il futuro del biathlon italiano”.
Tu quale gestione ti sentiresti di consigliare?
“Come ho già detto, si è avuto coraggio nel lanciarli in Coppa del Mondo. Quindi, bisogna continuare ad avere coraggio. Però sotto altri punti di vista. Vanno protetti dal punto di vista atletico, nel senso che vanno cresciuti con calma, facendoli lavorare in maniera costruttiva e propedeutica alla maturazione agonistica. Inoltre vanno protetti sul piano mediatico, perché enfatizzare troppo i loro risultati può essere pericoloso. Si sono resi protagonisti di belle gare, ma bisogna tenere i piedi per terra, perché si fa in fretta a far danni a livello mentale con dei ragazzi così giovani, il che potrebbe bruciarli irreparabilmente. D’altronde, il biathlon non è il calcio e non si è abituati a gestire certe situazioni”.
Vogliamo dire qualcosa sui ‘veterani’ del team? Windisch è andato a un passo dal tirar fuori il tanto agognato ‘coniglio dal cilindro’…
“Dominik purtroppo non ha sfruttato l’occasione, perché nella mass start aveva degli sci super e avrebbe potuto raccogliere più del nono posto finale. Però è andata come è andata. Peccato, ma ci possono stare degli inverni difficili”.
Prima di chiudere vorrei lanciarti un tema diverso dal solito. Secondo te, qual è la via da intraprendere per fronteggiare la difficoltà di organizzare gli eventi a causa della mancanza di neve? Otepää ha dovuto rinunciare agli Europei, che si sono disputati a Minsk in condizioni surreali. Quanto accaduto a Nove Mesto l’abbiamo visto tutti. A Oslo sono riusciti a mettere a posto la situazione solo in questi giorni, ma anche lì hanno avuto grandi difficoltà. Insomma, cosa può fare? Bisogna cambiare i regolamenti e fare in modo che si possa gareggiare anche oltre i 1.900 metri? Oppure si deve stravolgere il calendario e capire dove si può trovare neve a seconda del momento dell’anno? In tutto questo, come può l’Ibu pensare di aggiungere una tappa in più, visto che si fa fatica a organizzarle e, al tempo stesso, non si va più in Russia, dove la neve non manca mai, per mere ragioni politiche?
“Personalmente sono dell’idea che si possa aprire a quote più alte. A mio modo di vedere, gareggiare tra i 1.700 e i 1.900 metri non è dannoso. Da bambini abbiamo corso tutti a Passo Rolle, che è situato a 2.000 metri. Sicuramente gli scandinavi non sarebbero abituati alla situazione, ma quello è un loro problema. Secondo me, è meglio confrontarsi in maniera non del tutto equa fisicamente, ma in condizioni regolari, piuttosto che vedere gare come quelle di Nove Mesto, che proprio regolari non sono state. Quindi, bisognerebbe trovare il modo di stilare un calendario atto a correre a differenti quote a seconda del periodo della stagione. Per esempio, si sa che ad Anterselva si potrebbe gareggiare in condizioni piuttosto regolari anche a marzo. Al tempo stesso è risaputo come a inizio gennaio Oberhof sia sovente soggetta a pioggia e vento caldo. Al tempo stesso, si dovrebbe gestire il calendario a seconda delle condizioni della neve in ogni periodo dell’anno. Per esempio, a dicembre si hanno più chance di avere condizioni di freddo al Nord, quindi a Östersund o Kontiolahti. Magari anche Sjusjøen potrebbe diventare un’opzione cavalcabile. Invece è risaputo che in quel periodo dell’anno in Europa centrale o sulle Alpi si fa più fatica. È un discorso complicato e andrebbe analizzato con cura. Di sicuro ci vorrebbe il coraggio di dire che in certi posti è meglio correre a gennaio. Per esempio, fissare Nove Mesto in calendario a marzo, significa tirarsi la zappa sui piedi da soli. Sicuramente non avere più la Russia è un peccato. In Nord America ci sono sempre condizioni davvero invernali, quindi si potrebbe pensare di andarci più spesso, però i costi sarebbero elevati. Insomma, sarebbe bene sedersi attorno a un tavolo e sviscerare tutte le opzioni. Di certo, l’Ibu dovrebbe imparare a essere più elastica nello stilare i calendari”.
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Foto: La Presse