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L’Italia è grande: Marco Galiazzo, il bonaccione che scagliò la freccia sull’oro ad Atene 2004

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Artefice di tutti i grandi successi dell’Italia nella gara a squadre maschile di tiro con l’arco degli ultimi 12 anni (argento olimpico a Pechino 2008, oro a Londra 2012, oro mondiale a Città del Messico 2017), Marco Galiazzo ha scritto prima di ogni altro la storia del movimento arcieristico azzurro salendo per primo sul gradino più alto del podio ad un’Olimpiade. Nato a Padova il 7 maggio 1983, Galiazzo comincia a tirare all’età di 13 anni seguendo le orme del padre e riesce a strappare la prima convocazione per entrare in Nazionale ancora minorenne (16 anni).

A 21 anni ecco la prima partecipazione olimpica, ad Atene 2004, in cui non figura nel novero dei favoriti della vigilia nonostante la medaglia d’oro individuale conquistata tre mesi prima ai Campionati Europei di Bruxelles. Marco parte forte con il terzo miglior punteggio in qualificazione e comincia la sua cavalcata a partire dai trentaduesimi di finale con un netto successo ai danni del tongano Sifa Taumoepau, mentre deve sudare fino all’ultima freccia per avere la meglio sul messicano Juan Serrano Gutierrez al secondo turno (164-163). Agli ottavi va in scena un derby tutto italiano contro il compagno di squadra Ilario Di Buò, portato a casa abbastanza agevolmente per 162-155.

Dai quarti di finale in avanti, il livello si alza al pari della tensione (i match si accorciano da 18 a 12 frecce per ciascun atleta), ma il ragazzone di Padova gestisce meravigliosamente tutti i momenti più critici non tradendo nemmeno un’emozione sotto il suo cappellino da pescatore. Va sotto a metà incontro sia contro l’americano Vic Wunderle sia contro il britannico Laurence Godfrey, salendo di colpi nel finale e ribaltando la situazione in entrambi i casi nell’ultima volée imponendosi rispettivamente per 109-108 e 110-108. Si arriva così all’atto conclusivo, dove ad aspettarlo c’è il 42enne giapponese Hiroshi Yamamoto (vittorioso nell’altra semifinale allo shoot-off con l’australiano Tim Cuddihy), tornato alle luci della ribalta vent’anni dopo il bronzo olimpico di Los Angeles 1984 con l’obiettivo di chiudere il cerchio con un oro alla sua ultima Olimpiade.

Lo scenario è quello del mitico Panathinaiko, sede degli eventi principali della prima edizione dei Giochi Olimpici moderni (Atene 1896) e unico grande stadio al mondo interamente costruito con marmo pentelico. Il primo ad aprire è Galiazzo con un 8 largo a sinistra, ma Yamamoto non ne approfitta e lo imita quasi alla perfezione con un altro 8 a causa del vento. Dopo una prima freccia per rompere il ghiaccio, i due sfidanti cominciano a tirare magistralmente con il portacolori azzurro che conduce 56-55 a metà gara con 6 tiri ancora da effettuare. Nella terza volée, il padovano apre con un 8 (replicato subito dopo da Yamamoto) e poi colleziona due 10 fondamentali che gli consentono di portarsi a +2 prima delle ultime tre decisive frecce. Ad un passo dalla leggenda, Il braccio di Marco non trema e mette a referto tre “9” sufficienti per conservare quei due punti di vantaggio fino alla fine. 111-109 è il risultato conclusivo di una finale memorabile, che regala alla spedizione tricolore il quarto oro della manifestazione e soprattutto il primo trionfo a cinque cerchi della storia nel tiro con l’arco.

erik.nicolaysen@oasport.it

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Foto: World Archery

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